Maternità e paternità, nell'Ue necessità di una linea comune - QdS

Maternità e paternità, nell’Ue necessità di una linea comune

Roberto Quartarone

Maternità e paternità, nell’Ue necessità di una linea comune

giovedì 07 Agosto 2014

Gozi all’Europarlamento: “Confermo l’impegno dell’Italia a lavorare su standard accettabili da tutti”. Il Consiglio europeo ha bloccato l’estensione a 20 settimane di congedo per la madre

STRASBURGO (Francia) – Venti settimane per le madri, due per i padri, al 100 per cento dello stipendio: è questa la proposta del Parlamento europeo per uniformare in tutta Europa il congedo di maternità e paternità. In realtà, quest’idea è stata votata e approvata quasi quattro anni fa, ma è rimasta lettera morta: per questo la nuova presidentessa della commissione Uguaglianza di genere, la spagnola socialista Iratxe García Pérez, ha deciso di riproporla e pressare la Commissione europea affinché la inserisca in una nuova direttiva. Il problema sta nel Consiglio europeo: ha bloccato il testo legislativo perché molti non sono d’accordo sull’aumento delle settimane di congedo o sulla decisione di mantenere intatto lo stipendio durante il periodo di astensione obbligatoria.
In Italia è il Dlgs. 151/2001 che regola la maternità e la paternità: 20 settimane per la donna a cavallo del parto, anche in caso di adozione o affidamento, mentre il padre può usufruire del congedo solo in alcuni casi (legati alla salute o alle decisioni della madre, come l’abbandono) e dura tre mesi; l’indennità è dell’80 per cento dello stipendio. La legislazione europea, invece, si rifà alla direttiva 92/85/EEC, che prevede un minimo di 14 settimane solo per le madri.
Durante l’ultima sessione plenaria dell’Europarlamento, il tema è stato sollevato per discuterne con Sandro Gozi, sottosegretario del governo Renzi con delega alle Politiche europee, per capire se sarà tra le priorità della presidenza italiana dell’Ue. “Bisogna partire da nuove basi politiche – ha affermato Sandro Gozi –. Confermo l’impegno della presidenza di turno dell’Unione di lavorare su standard minimi accettabili per tutti, ma ci vuole un compromesso, vogliamo lavorare per un consenso sul merito. Viste le posizioni diverse, su cui siamo disposti a lavorare, bisogna evolversi: senza modifiche sarà difficile avanzare. Possiamo lavorare su una via mediana di compromesso?”
“Nel momento in cui gli Stati membri – ha aggiunto García Pérez – inizieranno un dibattito e arriveranno a una posizione comune, potremo iniziare i negoziati. Ma se ciò non accade, non avremo nulla in mano”. Nel 2010 è stato prodotto uno studio sugli effetti: lo sviluppo e la salute del bambino, la salute della madre e i costi risparmiati dalla sanità dovrebbero far riflettere gli Stati membri sulla necessità di tornare a lavorare su questa direttiva.

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