Costantino Di Nicolò: "Zona franca urbana: opportunità da sfruttare" - QdS

Costantino Di Nicolò: “Zona franca urbana: opportunità da sfruttare”

Lina Bruno

Costantino Di Nicolò: “Zona franca urbana: opportunità da sfruttare”

martedì 12 Agosto 2014

Forum con Costantino Di Nicolò, presidente Cna Messina

Quanti sono i vostri iscritti e qual è la situazione del settore nella provincia di Messina?
“Gli associati sono circa 3.500. In città il settore stenta a decollare mentre il territorio provinciale è molto attivo e abbiamo delle belle realtà che si sono aperte al mercato estero specie nella ceramica e nell’agroalimentare. A Messina c’è stata una classe politica che ha lasciato morire quelle attività che erano il nostro punto di forza: è finita la cantieristica con tutto il suo indotto, così come le scuole di argenteria e oreficeria dove avevamo un primato. Anche le attività portuali si sono indebolite e proprio in una città che dovrebbe avere un rapporto privilegiato con il mare”.
 
La Cna come si sta muovendo in questa situazione critica?
“Per coinvolgere le imprese sulle opportunità che la Zona franca urbana può dare ho fatto 17 riunioni tra Messina e Barcellona e tra l’altro Messina è stata la città che ha registrato più richieste per usufruire delle agevolazioni. Ho registrato però molta diffidenza da parte delle imprese artigiane perché è tale la sfiducia nei confronti delle istituzioni nazionali ed europee che anche quelle poche iniziative varate vengono sottovalutate. Guardiamo sempre alle grandi economie di altri Stati ma non consideriamo la peculiarità dell’economia Italiana retta per buona parte dalle tantissime piccole e micro imprese. A prendere parte ai tavoli decisionali però ritroviamo le grandi realtà imprenditoriali nazionali che sono pezzi dello Stato che sono diventate aziende a partecipazione privata. Lo stesso accesso al credito pone dei vincoli, per alcune imprese insormontabile, e con un potere contrattuale locale che si è molto ridimensionato. Ho fatto una convenzione come vice presidente regionale con Irfis Sicilia, in modo che tutti gli sportelli Cna diventino sportelli Irfis. Lottiamo per la Crias, che è la nostra cassaforte, perché venga fatto presto un Consiglio d’amministrazione; è uno strumento importante così come lo è Artigiancassa che adesso sta ripartendo”.
Quali sono le iniziative che state sviluppando a livello locale?
“Abbiamo lavorato per la Zona franca urbana soprattutto a livello formativo e informativo anche perché da questo punto di vista non abbiamo avuto nessun tipo di supporto né dall’amministrazione locale né da quella regionale. è difficile fare poi un discorso di programmazione di più lungo periodo, lo avevamo tentato con il gruppo Uniti per Messina, un raggruppamento di 18 sigle di associazioni e sindacati nato due anni fa per un vuoto che avevamo avvertito. Il tavolo ha prodotto tante iniziative, alcune andate in porto, e adesso stiamo cercando di reperire finanziamenti sbloccando molte di quelle pratiche avviate ma che si sono arenate per cavilli burocratici. Abbiamo scoperto che ci sono delle risorse disponibili per predisporre una piattaforma logistica al porto di Tremestieri che rischiano di essere persi se non si interviene. Il progetto è di circa 20 anni fa ma non è stato mai preso seriamente in considerazione. Abbiamo chiesto un incontro con il sindaco ma finora senza successo. Le singole iniziative si possono anche fare ma manca una cabina di regia e una visione chiara sugli interventi che possono dare respiro all’economia locale”.
Come giudica l’operato della Regione e degli Enti locali verso il settore?
Mi lascia sconcertato l’incapacità mostrata in questi anni dalla Regione di utilizzare i fondi che la Comunità europea ha messo a disposizione. La Regione Sicilia è l’unica a mettere più vincoli della Comunità europea e a non utilizzare le possibilità che alcune norme gli consentono”.
 
Che andamento hanno in questo momento le imprese artigiane?
“Il trend delle chiusure è altissimo. Tante tipologie artigianali preferiscono lavorare in nero perché non riescono a reggere l’eccessiva tassazione. Prima vi era l’apprendistato, di cinque anni, e i giovani venivano formati nelle botteghe sviluppando idee e prodotti diversificati e di qualità. Poi è cambiata la normativa che ha tolto i fondi all’artigianato a vantaggio degli enti di formazione professionale che hanno sfornato corsi inutili con un enorme spreco di risorse pubbliche che potevano essere investite per rivalutare il settore. Una situazione avallata dalla classe politica ma anche dalle associazioni sindacali che hanno le loro responsabilità. Sono state distrutte le botteghe e adesso, quando il danno ormai è fatto, si ricomincia a parlare di formazione dentro le botteghe”.
Si può ancora investire sugli antichi mestieri?
“Abbiamo perso migliaia di vecchi mestieri e sono rimasti in pochi quelli che lavorano il ferro battuto o che fanno restauro; il paradosso è che abbiamo un patrimonio artistico enorme e abbiamo distrutto quei mestieri utili alla conservazione e al recupero di questa ricchezza. Nella provincia ci sono ancora dei vecchi artigiani che con passione si dedicano alla loro arte ma se non si vuole che anche ciò che è rimasto si disperda, bisogna passare dalla dichiarazione di intenti ad atti concreti”.
 

 
Curriculum Costantino Di Nicolò
 
Nato a Messina nel 1969 Costantino di Nicolò è dal 2010 titolare della Nicolò Edizioni. Nel 2006 è stato eletto presidente regionale e vice presidente nazionale dell’Unione Comunicazione e Terziario Avanzato della Cna. Nel 2013 è stato rieletto presidente provinciale, vice presidente regionale e membro del Consiglio regionale della Cna. Nel 2014 è eletto nel Consiglio d’amministrazione della Cna Epasa Nazionale. è stato consulente tecnico Agfa e l’azienda familiare che dirige svolge la propria attività specialmente nella produzione di volumi, testi universitari, riviste, giornali.

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