Gaza, giornalista italiano ucciso in un’esplosione - QdS

Gaza, giornalista italiano ucciso in un’esplosione

redazione

Gaza, giornalista italiano ucciso in un’esplosione

giovedì 14 Agosto 2014

Simone Camilli, 35 anni, aveva raccontato altri fronti caldi. Lavorava per l’Ap. È rimasto ucciso, insieme ad altre sei persone, durante le operazioni di disinnesco di un ordigno israeliano inesploso

GAZA – Il silenzio doveva essere lungo 72 ore, questo il tempo della tregua tra Israele e Hamas,  ma l’orrore in quel lembo di mondo martoriato che è la striscia di Gaza sembra impossibile da fermare. E così, con un colpo di coda quasi inaspettato, il giornalista italiano Simone Camilli è rimasto ucciso, insieme ad altre sei persone, durante le operazioni di disinnesco di un ordigno israeliano inesploso.
Simone aveva 35 anni e una grande esperienza sul campo come videoreporter, lavorando per diverse agenzie internazionali tra cui l’Associated Press. Aveva coperto alcuni dei maggiori eventi, dal Medio Oriente alla Turchia, dai Balcani ai funerali di Giovani Paolo II e fino al disastro della Costa Concordia.
Muore, lasciando la moglie e la figlia, per raccontare ancora una volta le ultime da uno dei fronti più caldi del Pianeta. Oltre a Camilli hanno perso la vita altre quattro persone: il suo traduttore, Ali Shehda Abu Afash, e tre artificieri palestinesi che stavano lavorando per mettere in sicurezza la bomba. Le operazioni di neutralizzazione erano iniziate nella prima mattinata di ieri quando l’ordigno era stato trasferito da una località vicina ai grattacieli di Sheikh Zayed, presso Beit Lahya, in un campo di calcio distante oltre cento metri. Una precauzione che avrebbe contribuito a salvare altre vite umane.
Secondo il fratello di una delle vittime, però, nella bomba israeliana “c’era un sorta di trappola” manipolata “nell’intento di provocare vittime”.
Simone Camilli è il primo reporter straniero a restare ucciso nel conflitto nella Striscia, il cui bilancio è finora di 1900 morti palestinesi e 67 israeliani. Nel 2014 sono già 29 i reporter uccisi in tutto il mondo, secondo il Comittee to Protect Journalists, organizzazione indipendente e no profit che ha sede a New York. Di questi 5 sono morti in Israele e nei Territori palestinesi, 5 in Siria, 3 in Iraq, 4 in Ucraina.
Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha espresso il suo cordoglio per la morte del videoreporter: “La morte di Simone Camilli è una tragedia, per la famiglia e per il nostro Paese”- ha detto. “Ancora una volta è un giornalista a pagare il prezzo di una guerra che dura da troppi anni e per la seconda volta in pochi mesi piangiamo la morte di ragazzi impegnati con coraggio nel lavoro di reporter” – ha ricordato Mogherini. “E se ve ne fosse stato bisogno, l’uccisione di Simone dimostra ancora una volta quanto urgente sia arrivare a una soluzione finalmente definitiva del conflitto in Medio Oriente”- ha aggiunto. “Ai famigliari e agli amici di Simone voglio esprimere a nome mio e di tutto il governo le condoglianze per questa perdita così dolorosa”.
Il padre Pier Luigi, sindaco di Pitigliano, comune in provincia di Grosseto, affranto per la perdita del figlio, non nasconde il proprio orgoglio: “Era diventato giornalista all’Associated Press, ed era stato in Kosovo, a Gerusalemme e in Georgia. Ma non era mai stato costretto: questo lavoro lo faceva per passione”.

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