Quel Giovinetto che attira numerosi turisti e i marsalesi vorrebbero non partisse più - QdS

Quel Giovinetto che attira numerosi turisti e i marsalesi vorrebbero non partisse più

Vincenza Grimaudo

Quel Giovinetto che attira numerosi turisti e i marsalesi vorrebbero non partisse più

venerdì 22 Agosto 2014

Dopo due anni l’Auriga di Mozia ha fatto ritorno in città. La sua assenza non è passata inosservata

MARSALA (TP) – Mai più senza il Giovinetto. Quasi un grido d’aiuto quello lanciato dalla città, che non vuole più privarsi di quella che probabilmente è la sua più importante attrattiva sul piano turistico, il Giovinetto di Mozia.
Di recente l’opera d’arte è ritornata, dopo due anni di assenza per volere della Regione, alla sua casa natale, vale a dire il Museo Whitaker. E secondo gli operatori del settore locali il suo allontanamento ha creato una voragine di presenze turistiche: all’incirca il 50 per cento in meno, in base ai biglietti staccati all’interno del Museo rimasto orfano del suo pezzo forte.
Per la città e la sua economia, quindi, il Giovinetto rappresenta non soltanto un semplice bene culturale, ma una colonna portante dell’industria turistica. Per questo il rientro dell’opera è stato fatto in grande stile, anzitutto con un nuovo allestimento museale, più suggestivo, in cui è stato posizionato per mettere in grande risalto la statua.
 
Adesso si trova all’interno di una teca trasparente con alle spalle una semplice scenografia di colore nero, quindi di grande impatto. Per effettuare l’installazione, che ha avuto un suo rilevante costo, ci si è avvalsi della collaborazione di Banca Nuova e di una base antisismica realizzata dal Jean Paul Getty Museum di Los Angeles, i quali hanno sostenuto l’intervento finanziario. Questo nuovo allestimento permette, per la prima volta, di vedere il capolavoro di arte scultorea greca in tutta la sua bellezza, senza travi o sostegni a impedirne la vista, con la possibilità di girare intorno al Giovinetto da ogni angolazione. Una sistemazione salutata positivamente anche da Gioacchino Falsone, docente archeologo che scoprì nel 1979 la statua durante alcuni scavi, nel quartiere artigianale della roccaforte fenicia.
Il Giovinetto di Mozia è tornato nell’isola dello Stagnone lo scorso 8 gennaio e mancava dall’8 maggio 2012, data in cui era partito prima con destinazione Londra (è stato esposto in occasione dei Giochi Olimipici, nda) e poi Los Angeles. Questo pezzo culturale di rara bellezza, invidiato da mezza Italia, sin dal suo ritrovamento ha praticamente peregrinato senza sosta. Marsala e i marsalesi hanno potuto godere della sua presenza ben poco perché, per l’appunto, è stato richiesto da ogni parte d’Italia e soprattutto del globo per essere esposto. Per questo la Regione ne ha fatto “merce di scambio” con altri Paesi, chiedendo come contropartita altri beni culturali da esporre.
Come detto, però, Marsala ha sofferto non poco l’assenza del Giovinetto. L’ultima assenza, di oltre un anno e mezzo, ha pesato gravemente nelle casse della Fondazione Whitaker, che ha dichiarato di aver incassato circa 150.000 euro in meno soltanto nel 2013.
Alla breve cerimonia di inaugurazione della nuova installazione hanno partecipato, oltre ai vertici della Fondazione e di Banca Nuova, anche i due assessori regionali alla Cultura che si sono impegnati nel progetto: Maria Rita Sgarlata (oggi con delega al Territorio e Ambiente) e Giusy Furnari. Ma il nocciolo della questione, ora che la statua è rientrata, è: il Giovinetto resterà a Marsala definitivamente oppure no?
Su questo versante ci sono già molte promesse, ma di concreto e scritto praticamente nulla. Il bene culturale è di proprietà della Regione che quindi, in qualsiasi momento, potrebbe deciderne il trasferimento. Una cosa però è certa: il ritorno dell’Auriga (altro nome del Giovinetto) va ad arricchire l’offerta turistica diretta a Marsala e a Mozia, con i turisti che hanno più volte protestato non trovando la preziosa statua di scuola fidiana datata tra il 470 e il 450 avanti Cristo.
Non è, però, soltanto un fatto turistico-economico. C’è soprattutto anche, come hanno sottolineato a più riprese esperti e cultori di opere d’arte, il rischio che le continue “trasferte” finiscano per danneggiare la statua. Da questo punto di vista, il Consiglio comunale di Marsala ha più volte preso posizione protestando proprio contro i continui trasferimenti. Uno degli ultimi interventi in ordine di tempo è stato quello del consigliere Arturo Galfano, che in una nota ha chiesto all’ormai ex amministrazione retta dalla dimissionaria Giulia Adamo (da pochi giorni in Comune si è insediato il commissario straordinario Giovanni Bologna, ndr) di attivarsi per far esporre l’Auriga al Museo Baglio Anselmi di Marsala.
 
Un vecchio pallino, che già in queste settimane la Regione ha però provveduto a scacciare. Come sottolineato da Galfano, infatti, con l’esposizione nel Museo archeologico di Marsala l’incasso va nelle casse regionali e, in base a una convenzione, il Comune ha diritto solo al 30 per cento dei proventi. Inoltre, tra le pecche di Mozia c’è il costo del biglietto di entrata nell’isola che, come evidenziato sempre da Galfano, sarebbe troppo esoso: 14 euro. “In più le tariffe – ha aggiunto il consigliere – non tengono conto delle gratuità previste per le fasce esentate di diritto e delle agevolazioni per favorire la divulgazione e promozione dei beni culturali in occasione di eventi a livello regionale o nazionale”.
 

 
Gli appelli lanciati negli anni e le promesse della Regione
 
MARSALA (TP) – I numeri per la Fondazione Whitaker sono preoccupanti, soprattutto poiché i trasferimenti da parte della Regione sono sempre più incerti. “I nostri dipendenti sull’isola – ha spiegato Renato Albiero della Fondazione – hanno lavorato per circa 12 mesi senza stipendio”.
A Mozia la Fondazione ha dieci dipendenti, altri nove a Palermo, nella Villa Amalfitana. E così la ricetta per sopravvivere è quella di “creare rapporti di conoscenza, non portando in giro per il mondo le nostre opere, ma portando qui le persone e gli eventi”.
Da qui la necessità di trattenere il Giovinetto di Mozia per portare più incassi possibili al Museo: questo già potrebbe bastare per superare i problemi strettamente economici dell’Ente.
La precedente amministrazione comunale retta da Giulia Adamo ha fatto della permanenza dell’Auriga quasi una battaglia, facendo appello al governatore Rosario Crocetta per porre fine alle trasferte della preziosa opera d’arte.
Dalla Regione, in questo senso, sono arrivati segnali confortanti, tanto che le opere siciliane sono state definite “blindate”. Si spera che almeno questa volta le promesse possano essere mantenute.
 

 
La scultura dei misteri ancora tutti da svelare
 
MARSALA (TP) – Il Giovinetto di Mozia raffigura una figura maschile panneggiata, forse un auriga (da qui l’altro nome affibiatole), e fu probabilmente portata nell’isola di Mozia dai cartaginesi, dopo che ebbero saccheggiato Selinunte nel 409 avanti Cristo. Molti studiosi pensano potesse raffigurare un giovane alla guida di un cocchio, le altre ipotesi ritengono potesse essere un dio (in particolare Mlkart-Ercole) o un magistrato punico (suffeta) a giudicare dalla posizione delle braccia (già perse al momento del ritrovamento). Il braccio destro è sollevato (forse a brandire un frustino nell’ipotesi dell’auriga), e il sinistro appoggiato sul fianco, dove ancora si vedono i resti della mano.
Il Giovinetto indossa una leggera tunica e sfoggia uno sguardo fiero, che arricchiscono il fisico atletico e prestante. Dagli studiosi che a essa si sono interessati è stata definita come la “statua dei misteri”, proprio perché incerti sono la sua origine, la sua rappresentazione simbolica, lo stile artistico e il secolo in cui la si possa collocare. A riguardo sono state formulate varie ipotesi che ancora però non hanno avuto riscontro, poiché la statua è unica nel suo genere.
Misterioso e affascinante insieme è il fatto che si tratti di un reperto greco rinvenuto in una provincia punica. Ciò, infatti, ha destato molto stupore negli archeologi al momento del suo ritrovamento nella zona K dell’isola, in prossimità di Cappiddazzu, il 31 ottobre 1979.
Per quanto riguarda la provenienza si ritiene che sia orientale: un’ipotesi avvalorata dalla analisi geochimica del materiale della statua.
 

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017