Riconteggio del Pil, i soldi sporchi non salveranno l’Italia dai sacrifici - QdS

Riconteggio del Pil, i soldi sporchi non salveranno l’Italia dai sacrifici

Rosario Battiato

Riconteggio del Pil, i soldi sporchi non salveranno l’Italia dai sacrifici

venerdì 29 Agosto 2014

Il nuovo calcolo migliora i conti, irrisolta la questione sulla legalizzazione di droghe leggere e prostituzione. Eurostat: migliore rivalutazione per otto Paesi. Per l'Italia soltanto +1%

ROMA – Tanto rumore per nulla. Anche il direttore del dipartimento Istat per i conti nazionali, Roberto Monducci, intervistato da Rainews 24 ha spiegato che l’impatto delle attività illegali nel nuovo conteggio del Prodotto interno lordo del Paese, previsto dal prossimo settembre, sarà minimo. Smontati da tempo quei facili ragionamenti che collegavano l’elevato tasso criminoso del nostro Paese a un possibile doping dei conti nazionali grazie al Sec 2010, il nuovo sistema di calcolo che mette in pensione il vecchio Sec 95.
Andiamo con ordine. Tra i fattori che incideranno nel calcolo del prodotto interno lordo derivato dal nuovo sistema, definito nel Regolamento Ue n. 549/2013 pubblicato il 26 giugno 2013, l’impatto dell’economia criminale, che gli economisti inseriscono nel vasto comparto definito “non-observed economy”, costituirà soltanto una minuscola porzione in rapporto ai quattro punti principali che costituiranno la nuova ossatura metodologica del Sec 2010 (si legga box a fianco). In questo nuovo quadro il fatturato delle attività illegali si inserisce in un punto che l’Istat ha posizionato in secondo piano rispetto ai “cambiamenti metodologici” e che ha definito come “altre modifiche sulle pratiche di compilazione dei conti”. In questo quadro l’Istituto di statistica precisa che “si tratta di interventi non strettamente collegati al Sec 2010 ma condivisi a livello europeo” e che “queste modifiche sono connesse in particolare al superamento di riserve relative all’applicazione omogenea tra i paesi Ue di standard già esistenti”. Non è una novità assoluta, perché già in passato alcuni paesi dell’Ocse (Estonia, Lituania, Polonia, Slovacchia), in via sperimentale e per pochi anni, avevano effettivamente introdotto stime esplicite delle attività illecite nei loro dati relativi al Pil.
 
Da settembre queste regole varranno per tutti. Le attività illegali, in questo contesto e in relazione al principio di esaustività, già introdotto nel Sec 95, vengono definite come attività che producono reddito, “indipendentemente dal loro status giuridico”. L’elenco comprende: traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol).
La definizione di un ambito preciso, all’interno del mare magnum delle attività criminose, è molto importante, perché la misurazione delle attività illegali è chiaramente complicata da effettuare, proprio per la natura stessa del settore. In un bell’articolo di approfondimento su Lavoce.info, ad opera di autorevoli economisti tra cui il compianto Mario Centorrino, si spiega come teoricamente in Italia l’economia illegale rappresenterebbe l’11% del Pil (per la Banca d’Italia gli ambiti che riguardano la nuova misurazione coprirebbero il 3% di questo blocco illegale), ma i dati ballano. Dai 60 miliardi annui del traffico di stupefacenti a stime più contenute che parlano di 24 miliardi di fatturato nel 2010, fino agli 11 miliardi tra il 2008 e il 2009. Il punto generale, osservano gli economisti, è che “in termini di tasso di crescita le innovazioni introdotte non dovrebbero produrre aumenti importanti delle percentuali, è in termini di stock che si registreranno gli effetti più rilevanti e soprattutto sui principali indicatori di stabilità finanziaria dei diversi paesi dell’Ue".
 
Per capire l’incidenza che il nuovo sistema di calcolo avrà sui vari Paesi europei, comprendendo l’intera gamma delle novità, basta andare a riprendersi le stime fatte dall’Eurostat. L’incremento percentuale di Pil – attenzione che si tratta di rivalutazione e non di crescita come ha giustamente ricordato Francesco Cancellato su Linkiesta.it – più elevato, pari a un valore compreso tra 4 e 5, è previsto per la Finlandia e la Svezia (quindi non esattamente due economie ad alto tasso di criminalità), seguite da Austria, Olanda e Regno Unito, tra 3 e 4, e poi Belgio, Danimarca e Francia, tra 2 e 3, e quindi troviamo l’Italia, in un gruppone composto da 10 paesi, con aumenti previsti tra 1 e 2. Chiudono cinque paesi, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria e Romania, con valori tra 0 e 1.
La nuova contabilità avrà un ruolo più importante per i rapporti debito/Pil e deficit/Pil nel 2013 col primo che subirebbe una riduzione di 1,32 – 2,6 e il secondo che diminuirebbe di 0,03 – 0,05 punti, "con una maggiore disponibilità di risorse – si legge su Lavoce.info – da spendere tra i 15 ed i 31 miliardi secondo i dati del 2013". L’auspicio reale è però un altro: l’incidenza potrebbe essere ancora maggiore "se alcune di queste attività illegali, come la vendita di droghe leggere o la prostituzione, venissero legalizzate, grazie alle tasse incassate e alle minori spese da effettuare per il contrasto".

 



Sec – I quattro punti: centralità a ricerca e sviluppo
 
ROMA – Sono quattro le principali novità del nuovo Sec (dall’inglese Esa, European system of national and regional accounts) che l’Istat desume dalla direttiva europea che l’ha definito.
La prima e più importante novità riguarda certamente “la capitalizzazione delle spese in Ricerca e Sviluppo”, che saranno contabilizzate come invesimenti. Un cambiamento epocale della contabilizzazione determina “un impatto positivo sulla domanda aggregata e, quindi, sul Pil pari alla parte di spesa effettuata dalle imprese di mercato”. Ed è da questa voce che il Pil europeo, rivalutato con aumento di 2,4 punti percentuali, andrà a prendersi la fetta più importante dell’1,9%.
Il secondo punto riguarda la riclassificazione “da consumi intermedi a investimenti della spesa per armamenti sostenuta dalle amministrazioni Pubbliche”.
Il terzo punto riguarda una nuova metodologia di stima degli scambi con l’estero di merci da sottoporre a lavorazione (processing) e “per i quali si registra il valore del solo servizio di trasformazione e non più quello dei beni scambiati” e quindi, ultimo punto “la verifica del perimetro delle Amministrazioni Pubbliche sulla base degli aggiustamenti metodologici introdotti dal Sec 2010” che avrà “un effetto, seppure limitato, sulla spesa per consumi pubblici e sull’indebitamento netto del settore”.

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