Dirigenti regionali almeno copiate - QdS

Dirigenti regionali almeno copiate

Carlo Alberto Tregua

Dirigenti regionali almeno copiate

venerdì 05 Settembre 2014

Modelli di regioni virtuose

Alle prime classi delle elementari mi insegnarono il copiato, cioè riprodurre ciò che esiste. Sembra un atto elementare, ma non lo è, perché i bambini nel copiare cercano di capirne l’oggetto.
Tutto ciò che esiste è frutto di conoscenza e di ricerca continua, per cui  si mette a profitto, se si è capaci, ciò che si sa e ciò che esiste. Il tutto va implementato con l’intuito, con l’elaborazione, con la capacità di migliorare positivamente quello che c’è.
In Italia, vi sono diverse regioni virtuose e, al loro interno, branche amministrative che producono servizi pubblici particolarmente virtuosi. Per virtù si intende che hanno i conti in ordine, che spendono i fondi europei (possibilmente tutti), che hanno un’ottima qualità dei servizi, con una corruzione fisiologica e, in generale, che fanno precipuamente l’interesse dei cittadini piuttosto che quelli privati.
Esiste tutto questo, basta prenderne atto e metterlo a profitto, possibilmente per migliorarlo.

I dirigenti della Regione Siciliana, e quelli dei Comuni, o hanno saltato da piccoli la fase del copiato, o l’hanno dimenticato, o peggio, non ritengono di riprodurre quanto esiste nelle altre Regioni e negli altri Comuni perché se lo facessero non potrebbero più continuare a speculare sul denaro pubblico.
La questione è, dunque, di onestà e correttezza, non di capacità. Quest’ultima è abbastanza diffusa fra i dirigenti regionali e comunali, anche se fra loro vi sono tanti asini che ragliano e per ciò stesso non sanno che pesci pigliare quando devono affrontare i problemi, non avendo alcuna capacità di risolverli. Ma anche gli asini percepiscono regolarmente i loro stipendi, e, udite udite, perfino, i premi di risultato, ovviamente senza aver raggiunto alcun risultato.
Insomma, un imbroglio nell’imbroglio col risultato, questo sì, che i cittadini subiscono il danno e la beffa: il danno perché i servizi sono pessimi e le loro istanze non vengono evase nè presto nè tardi; la beffa perchè sono costretti a pagare gli asini, mentre i dirigenti bravi e onesti non riescono a fare camminare tutta la macchina.
Un vero disastro che nessun presidente della Regione è riuscito ad evitare.

 
A questo punto vogliamo fare un appello ai dirigenti bravi, ma anche ai loro assessori. ovviamente l’appello è rivolto in primis al presidente della Regione, indipendentemente da come si chiami.
Mandate gruppi dei migliori dirigenti presso le Regioni virtuose del Nord Italia, di Danimarca, Norvegia, Germania e – perché no? – Gran Bretagna. I loro viaggi, le cui spese dovrebbero essere ridotte all’osso, servirebbero per studiare modelli concreti, peraltro confrontabili con tanti altri che esistono su internet. Dopo di che applicarli qui da noi senza guardare in faccia a nessuno.
Abbiamo letto su un quotidiano regionale che forse dovrebbero essere licenziati 300 dipendenti-delinquenti del Seus, cioè condannati per reati. Ma c’è da mettere il punto interrogativo a un opera di pulizia sacrosanta come questa? I dirigenti responsabili dovrebbero procedere senza indugio a troncare tali rapporti di lavoro e gli assessori competenti dovrebbero dare la copertura politica denunziando quei politicanti che dovessero venire a difesa dei delinquenti-dipendenti.

Qui, in Sicilia, è necessario che si ribalti la cultura del favore e si passi a quella del merito. Le coperture debbono saltare e le Magistrature, ordinaria e contabile, che indagano senza sosta, debbono essere sostenute dalla parte sana della classe dirigente che ha la più importante responsabilità di tutta la comunità siciliana.
È venuto il momento di separare le responsabilità: gli imprenditori bravi e onesti si distinguano da quelli disonesti; i professionisti corretti si separino dagli altri che non conoscono l’onestà; i sindacalisti giusti denuncino i loro colleghi egoisti; i membri dei club service, se vogliono essere degni di questo nome, si occupino del buon andamento delle istituzioni e denuncino la disonestà e la corruzione nella cosa pubblica com’è loro dovere, prescritto dai rispettivi codici etici: se no, è solo blaterare.
La classe dirigente siciliana deve reagire ai politici disonesti e ai dirigenti incompetenti: denunciarli e fare in modo che vengano cacciati per evitare che rubino ancora il denaro dei siciliani.

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