Statali, assumere meglio che aumentare - QdS

Statali, assumere meglio che aumentare

Carlo Alberto Tregua

Statali, assumere meglio che aumentare

mercoledì 10 Settembre 2014

Forze dell’Ordine modello virtuoso

Matteo Renzi, da Glasgow, ha fatto un’affermazione sacrosanta: gli statali soffrono perché non hanno avuto aumenti negli ultimi quattro anni. Tuttavia hanno percepito regolarmente gli interi emolumenti senza alcuna decurtazione, come accaduto invece per cassintegrati e precari, che percepiscono 700/800 euro al mese. Inoltre, stanno molto meglio degli oltre tre milioni di disoccupati che vivono come possono, anche a carico di parenti.
Prima bisogna destinare le risorse per assumere disoccupati, dopo dare a chi guadagna poco e soltanto in ultimo aumentare ai dipendenti garantiti, pubblici e privati.
In Spagna e in Grecia, hanno tagliato gli stipendi dei dipendenti pubblici del 30 per cento, altro che aumentarli. In Sicilia, la vergogna è ancora maggiore perché i dipendenti regionali percepiscono stipendi superiori di un terzo rispetto a quelli dei loro colleghi delle altre regioni e rispetto ai dipendenti statali.
La Regione continua a tutelare i privilegiati, cioè quelli che non lavorano e percepiscono indennità, i propri dirigenti e dipendenti, quelli dell’Assemblea regionale, i propri pensionati con assegni sproporzionati rispetto ai contributi versati e tanti altri parassiti che mangiano nella greppia pubblica senza alcun ritegno o vergogna.
In Alitalia, i 2.200 dipendenti in esubero stanno a casa senza far nulla, ma ricevono l’80 per cento dello stipendio per ben cinque anni. In Germania, il sussidio statale è di diversa entità e dura dai 18 ai 24 mesi al massimo. Dopo tale termine, cessa. Un pilota di Alitalia incasserà fino a 6 mila euro al mese per cinque anni stando a casa.
Renzi ha aggiunto, con grande schiettezza: nella burocrazia c’è grasso che cola. Tradotto, significa che si possono tagliare una ventina di miliardi aumentando contestualmente l’efficienza dei tre milioni di dipendenti pubblici.
Ma fra di essi ve ne sono 322 mila (104 mila carabinieri, 97 mila poliziotti, 68 mila finanzieri, 45 mila guardie penitenziarie, 8 mila guardie forestali) che invece meritano gli aumenti, non indiscriminati, bensì mirati, proporzionati all’attività svolta e ai risultati conseguiti.
 
 La Sicilia detiene il primato della vergogna, perché oltre al Corpo forestale incardinato di 2 mila dirigenti e dipendenti (in Lombardia ve ne sono appena 600 con un’area boschiva doppia della nostra regione) vi sono i famosi 26 mila forestali che, di riffa o di raffa, percepiscono indennità.
Da noi non si è capito che mamma Regione non ha più un euro. Soltanto un presidente coraggioso potrebbe dire questa sacrosanta verità. E, invece, farfuglia, divaga, parla di tutto tranne che del come fare per ribaltare la situazione economico-occupazionale del tutto comatosa.
Il presidente della Regione dovrebbe dire che è meglio un piccolo lavoro, anche poco remunerato, piuttosto che rimanere disoccupati. Il pateracchio del Piano giovani, che avrebbe comunque assicurato per sei mesi 500 euro a migliaia di ragazzi, insieme a un’esperienza, è l’eclatante simbolo dell’incapacità e dell’inefficienza di un ceto politico e burocratico scadente, anche nel senso che il suo tempo è finito.

Ai 322 mila uomini delle cinque Forze dell’Ordine gli aumenti vanno riconosciuti e siamo convinti che Renzi non sarà insensibile a questa necessità, anche tenuto conto del fatto che non si può paragonare il lavoro impegnativo di un finanziere, di un carabiniere, di un poliziotto, di una guardia penitenziaria o di una guardia forestale a dipendenti che entrano ed escono dai loro uffici quando vogliono e non sono legati ad alcun risultato. Perché, per loro: lo stipendio è un vitalizio, il lavoro si paga a parte.
Gli inutili formatori regionali scioperano perché non ricevono gli stipendi. Un assessore, con adeguati attributi mentali, direbbe loro che non possono essere pagati perché il loro lavoro è inutile, mentre quello di poliziotti, finanzieri e carabinieri è indispensabile. Questi ultimi non hanno motivo di fare sciopero perché è giusto che il loro lavoro sia tutelato.
Basta privilegi ai dipendenti pubblici, mentre occorre riconoscere il merito a quella parte di essi che lavora e si sacrifica. Ci vuole equità affinché ognuno venga pagato in base ai risultati e non per riscaldare una sedia.
Se non si tagliano i privilegi, i bravi restano indietro.

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