Immigrazione, anno record di sbarchi sulle coste della Sicilia - QdS

Immigrazione, anno record di sbarchi sulle coste della Sicilia

Serena Giovanna Grasso

Immigrazione, anno record di sbarchi sulle coste della Sicilia

giovedì 11 Settembre 2014

Lo dichiara la Fondazione Leone Moressa che ha rielaborato i dati del ministero dell’Interno. Ben 97.038, ovvero l’83% del totale registrato tra agosto 2013 e luglio 2014

PALERMO – Sono passati appena due mesi da quando leggevamo su tutti i quotidiani, quasi con stupore, che il numero dei nuovi arrivi era cresciuto in modo tanto esorbitante fino a toccare quota 85 mila. Era fine giugno. Le previsioni stimavano che entro la fine dell’estate il numero degli stranieri giunti dal mare avrebbe toccato quota 100 mila. Si sa, i mesi caldi ed estivi sollecitano ed invogliano sempre nuove partenze. Ma gli arrivi effettivi hanno superato abbondantemente ogni aspettativa.
 
Scrivono i ricercatori della Fondazione Leone Moressa: “Il 2014 si conferma l’anno record per quanto riguarda gli sbarchi di migranti sulle nostre coste, già oltre 100 mila”. La Fondazione, dall’elaborazione dei dati del ministero dell’Interno, rileva come nel lasso temporale compreso tra il primo agosto 2013 e il 31 luglio 2014 il numero totale di migranti sbarcati sulle coste italiane sia pari a 116.944.
Naturalmente la Sicilia si pone in cima alla classifica incassando l’83% degli sbarchi, pari a 97.038 migranti. Quote minori hanno interessato anche Puglia e Calabria, rispettivamente con 9.339 e 7.257.
La classifica sulle regioni interessate si riflette identicamente per quel che riguarda i migranti presenti nei centri di accoglienza. Ancora una volta la Sicilia è la regione imbattibile con 14.908 migranti ospitati all’interno delle proprie strutture, quota che supera di quasi 10 mila e cinquecento unità la capienza regolamentare. Al contrario, se consideriamo una regione come la Lombardia ci renderemo facilmente conto di come il numero di migranti presenti effettivamente all’interno dei centri di accoglienza sia nettamente minore rispetto alla capienza regolamentare: infatti, sono presenti solo in 3.727, potrebbero essere accolti ancora più di 5.000.
Naturalmente, un record di tale portata non può far altro che far aumentare le richieste di asilo politico. Già nel 2013, il Belpaese si collocava al quinto posto in tutta Europa per numero di richieste ricevute (26.620), registrando il 6,1% delle richieste complessive europee. In questa classifica, l’Italia segue alla Germania (126.990), Francia (66.260), Svezia (54.365) e Regno Unito (30.110). Addirittura se rapportiamo il primo trimestre dell’anno in corso con quello del 2013, il nostro Paese guadagna una posizione per numero di richieste (10.700) collocandosi al quarto posto, mentre è prima per incremento percentuale (+129,1%).
Ma l’immigrazione è un fenomeno che merita di essere descritto oltre il computo prettamente numerico.
Nell’80% dei casi i migranti che giungono sulle nostre coste hanno diritto ad una qualche forma di protezione, ben pochi sono quelli che lo fanno per motivi economici. Guerre, persecuzioni d’ogni tipo e violenze sono i motivi che nella stragrande maggioranza dei casi spingono alla ricerca di un futuro migliore. Prospettiva fin troppo spesso non corrispondente alla realtà.
Sempre più disposti a rischiare la stessa vita. Secondo i dati diffusi dall’Unhcr, da inizio anno fino a fine agosto sono stati 1.900 i morti nel Mediterraneo, di cui 1.600 solo a giugno. Tutto ciò nonostante l’importante contributo offerto dall’operazione Mare nostrum, ricordiamo in vigore da ottobre in seguito alla strage di Lampedusa. Speriamo che anche Frontex plus saprà dimostrarsi all’altezza della situazione e accoglierà, dimostrando efficienza, l’eredità ricevuta dall’operazione Mare nostrum, anche se già sono evidenti le differenze. Il nuovo tipo di operazione, a partecipazione europea, non opererà a fini umanitari.
 
Dunque, se l’imbarcazione stracolma di migranti avvertirà difficoltà in acque internazionali non verrà soccorsa. Questo se da una parte vuole scoraggiare l’attività dei “mercanti di morte”, probabilmente acuirà il numero di morti.
Neppure per chi riesce ad arrivare in vita sulle coste siciliane la situazione si semplifica. Ma gli eventi si complicano ulteriormente per i minori non accompagnati, spesso vittime di sfruttamento tanto lavorativo quanto sessuale. O ancor peggio, come nel caso trattato recentemente da Repubblica, rapiti in cambio di un riscatto, con la minaccia di essere uccisi alimentando il traffico illegale di organi. 

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