Nello Musumeci: "Codice etico, norme e sanzioni per la Pa" - QdS

Nello Musumeci: “Codice etico, norme e sanzioni per la Pa”

Melania Tanteri

Nello Musumeci: “Codice etico, norme e sanzioni per la Pa”

martedì 16 Settembre 2014

Forum con Nello Musumeci, presidente commissione Antimafia all’Ars

Onorevole Musumeci, uno dei diritti fondamentali che deve garantire la politica, nel senso alto della parola, è quello dei cittadini alla conoscenza, quindi la trasparenza. Lei ha affrontato all’Assemblea regionale la questione della trasparenza?
“Il tema della trasparenza, in generale, alla Regione e all’Ars non può conoscere schieramenti. È un tema trasversale che richiede impegno e buon senso, sia da parte della classe politica, sia da parte della classe dirigente. Le norme ci sono, ma non vengono applicate e c’è una sorta di tacita connivenza tra amministratori e dirigenti. In ogni caso, negli ultimi mesi qualche passo avanti è stato compiuto, ma siamo ancora lontani dagli standard che dovrebbero garantire accessibilità agli atti da parte dei cittadini.
Mi chiedo, però, se vi sia veramente l’interesse da parte della società civile di indagare sulla vita quotidiana dei politica. Credo di no. Quando si parla della responsabilità, penso, infatti, questa vada divisa a metà tra la politica e la società civile. La classe politica è il risultato, non è la causa. La società civile, per anni, per decenni, ha condiviso con alcuni politici e dirigenti un processo di degenerazione dal quale l’una e l’altra hanno ottenuto risultati. Se da una parte trasparenza deve essere obiettivo dei politici, dall’altro lato serve una sensibilizzazione della società che faccia sentire il fiato sul collo a chi governa. La distratta attenzione della società civile facilità la furbizia e chi ha interesse a non comunicare con l’esterno per nascondere metodi e prassi condannate non solo dalle procure”.
Cosa intende fare, come capo dell’opposizione, per garantire questo diritto? Per ottenere un risultato?
“La rivoluzione di Crocetta non ha portato ad alcun sostanziale cambiamento sul piano dei metodi. Il metodo adottato nella nomina del sottogoverno non ha niente di discontinuo, infatti, rispetto al metodo dei predecessori. Ad esempio, il dirigente nominato responsabile della trasparenza è, secondo me, in conflitto, perché al tempo stesso è responsabile del personale. Noi, come Commissione parlamentare antimafia, che si occupa anche di ripristinare la cultura della legalità, abbiamo formalizzato la contestazione. Abbiamo chiesto la rimozione dell’incompatibilità. Crocetta però fa finta di non sentire. Ritengo che l’era Crocetta sul piano della trasparenza non abbia determinato nessun risultato concreto. Di fronte a questa degenerazione, la Commissione antimafia ha elaborato un codice etico da applicare agli amministratori, ai burocrati e ai responsabili di tutte le società comunque sottoposte al controllo della Regione”.
In che cosa consiste il Codice etico e a che punto è l’iter per rendere operativo questo importante strumento?
“Il Codice è stato approvato dalla Commissione antimafia all’unanimità. Ora è al vaglio della Commissione affari istituzionali. Contiene una serie di norme, già esistenti, che però non erano organiche. Ora tutte le leggi sono contemplate in un testo unico. E c’è un altro aspetto che lo rende nuovo rispetto al passato: il codice etico prevede le norme che vanno osservate e anche le sanzioni per chi non le osserva. Sarà votato dall’assemblea quindi sarà legge. Prevede, tra le altre cose, l’obbligo per dirigenti e parlamentari di pubblicare i propri profili, con le remunerazioni per ogni incarico e l’obbligo per i dipendenti della pubblica amministrazione di astenersi nell’assumere ruoli di interesse e quindi di contatto con società o con enti dai quali abbiano ricavato un vantaggio personale. Sono 38 articoli in tutto. Mi sembra di poter dire che, almeno su questo fronte, la Regione e l’Ars si pongano in termini di avanguardia. Se venisse votato, la nostra regione sarebbe la prima a dotarsi di un codice etico.
Sui tempi non ci sono certezze, però. Temo che in aula le posizioni posano essere diversificate, ma io confido nel senso di responsabilità dei deputati per dare credibilità all’istituzione Regione, che negli anno è stata logorata”.
 
Cosa pensate di fare per quanto riguarda, ad esempio, l’esercito di precari?
“Per sessant’anni in Sicilia la Pa è stata ammortizzatore sociale e lo strumento per ottenere il consenso elettorale drogato. Il primo compito che abbiamo davanti è impedire che un solo nuovo precario venga creato in Sicilia e, dall’altro lato, dobbiamo utilizzare meglio i lavoratori che hanno avuto rapporti anche decennali con la Regione. Sono in molti che hanno acquisito esperienza, rispetto ad altri che non fanno nulla.
Si deve studiare un sistema, ma questo va concordato con il governo centrale. Ritengo che noi abbiamo il dovere di aprire una vertenza seria con Roma definire una volta per tutte quello che ci spetta”.
Come crede si possa creare sviluppo?
“Bisogna definire le norme finanziarie, e servono due manovre, una, anti ciclica che consenta di rimettere in moto i piccoli cantieri per assorbire manodopera, e una a lungo termine. Serve una manovra immediata, ad esempio la ricognizione delle opere pubbliche incomplete ma già finanziare, che potrebbero dare un po’ di ossigeno. La seconda, a lungo termine, è determinata dai project financing, con la programmazione dei fondi strutturali, che non devono essere utilizzati per piccoli e scoordinati interventi. Questo, insieme alla neutralizzazione delle lentezze burocratiche, può consentire alla Regione di guardare al futuro. Fino a quando la Sicilia sarà guidata da un governo che non governa e da un presidente aduso a distruggere senza costruire, alla Regione continuerà a governare la burocrazia”.
 
Quelle di cui parla sono iniziative ambizione, ma come pensa si comporteranno i suoi colleghi? In quanti hanno capito che il mondo è cambiato?
“Credo il 50 per cento. L’indagine sulle spese dei gruppi ha consentito a qualcuno di aprire gli occhi e capire le gravi responsabilità del passato. Il gruppo Musumeci è risultato indenne dalla Corte dei conti. La politica deve essere intesa oggi più che nel passato come servizio, come sacerdozio laico”.
Che intendete fare per quanto riguarda i costi dell’Assemblea regionale, che raggiungono i 155 milioni, oltre il doppio della Lombardia. È ancora sostenibile da parte di questo ceto politico?
“Io distinguerei due fasi all’Ars. Una legata all’ultima esperienza Lombardo nella quale sono state mantenute situazioni di privilegio nate negli anni Cinquanta. La politica ha utilizzato l’autonomia non come condizione di crescita ma come strumento per consolidare privilegi. Da questo punto di vista, non mi sento di assolvere nessuno. Devo ammettere però che, con la crisi economica e quindi con una condizione della società diversa, anche la politica ha avvertito il bisogno di adeguarsi. Noi abbiamo rinunciato al 33 per cento dei nostri emolumenti. Sono presidente di una commissione speciale, ma non ho né autista né auto. C’è un clima nuovo e un maggiore rispetto verso il denaro pubblico. Non è il massimo risultato, ma ci stiamo avviando in questo percorso. Devo dire che il presidente Ardizzone è impegnato in una lotta quotidiana per la riduzione delle spese e oltre 70 milioni di euro verranno risparmiati a fine legislatura”.
Come si fa a indurre i poco favorevoli a votare tutte queste norme che potrebbero davvero cambiare le cose?
“La spinta deve essere duplice. Da un alto la stampa, dall’altro la società civile, attraverso il voto. Il confronto non è tra politica e anti politica, ma tra buona e cattiva politica”.

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