Sicilia, la dura estate dell'energia - QdS

Sicilia, la dura estate dell’energia

Rosario Battiato

Sicilia, la dura estate dell’energia

martedì 16 Settembre 2014

I prezzi zonali isolani hanno causato un danno economico di circa 700 milioni di euro all’intera economia nazionale. Gli interventi in Sardegna hanno migliorato la situazione in quell’isola. Per noi si deve attendere giugno 2015

PALERMO – L’ultima estate è stata la più dura. Il prezzo dell’elettricità in Sicilia, un differenziale che nel 2013 è costato all’economia nazionale poco meno di 700 milioni di euro, ha raggiunto nuovi picchi negli ultimi mesi dell’anno in corso, confermando i ben noti problemi strutturali del sistema che gravano pesantemente sull’economia nazionale. Il quadro dettagliato della situazione si trova nell’ultimo rapporto dell’Autorità per l’energia elettrica (Monitoraggio dei mercati elettrici 2013), confermato anche dalla relazione annuale del Gestore dei mercati energetici.
Nel corso del 2013, spiega l’Autorità, l’energia complessivamente fatturata alle unità di consumo localizzate sul territorio nazionale passa da 302 TWh nel 2012 a 290 TWh nel 2013, facendo registrare in quest’ultimo anno una riduzione del 4%. I dati testimoniano il forte calo dei prelievi nella macrozona Sardegna, -17,68% nel 2013, principalmente a causa della flessione dei consumi nel settore industriale isolano, seguito da quello registrato dalla macrozona Sicilia (-4,05%) e dal resto dell’Italia peninsulare, dove la contrazione è stata pari a -3,44%. Il prezzo medio di acquisto dell’energia nella borsa elettrica nazionale è stato mediamente di 62,99 euro/MWh, il livello più basso su base annua dal 2006 con segno negativo di prezzo del 16,6% rispetto al 2012.
 
La flessione deriva, spiega l’Autorità, “dall’effetto combinato di vari fattori quali il perdurare della crisi economica, il mutamento del mix produttivo dovuto alla forte penetrazione delle fonti rinnovabili ed il calo del prezzo medio offerto dagli impianti a ciclo combinato (CCGT) che risultano al margine dovuto alla riforma predisposta dall’Autorità con riferimento al mercato all’ingrosso del gas naturale”.
A livello zonale si passa dai valori di 57-63 euro/MWh nelle zone continentali e in Sardegna a 92 euro/MWh della Sicilia, che ha registrato la flessione più contenuta (-3,4%) rispetto al resto del Paese. Il caso sardo è utile proprio per comprende la necessità di un rinnovamento infrastrutturale delle autostrade dell’Energia: la Sardegna ha fatto registrare un -25% grazie alla risoluzione di una serie di criticità tra cui l’entrata a regime del nuovo cavo SAPEI tra la regione e il Centro Sud.
Anche per la Sicilia si prevedono interventi infrastrutturali di grande portate – l’elettrodotto Sorgente-Rizziconi per il collegamento col continente sarà operativo nel giugno del prossimo – ma intanto i costi in eccesso, che poi sono spalmati su tutta l’economia nazionale in quanto gli italiani pagano lo stesso prezzo medio, pesano gravemente. Nel 2013 “il delta prezzo della Sicilia – si legge sulla relazione annuale del Gme – risulta connesso a fenomeni strutturali, risultando peraltro piuttosto diffuso sotto il profilo temporale. L’isola si separa infatti in import dal continente nel 85% delle ore, segnando in tali casi un differenziale medio di 35,4 euro/MWh, che tocca 80,1 euro/MWh nelle ore in cui, all’indisponibilità della capacità di interconnessione con il continente, si affianca una condizione di scarsità d’offerta”.
 
E non si sono fermati nemmeno nel 2014. Durante l’estate, ad esempio, a fronte di un Pun (Prezzo unico nazionale) che si era notevolmente abbassato a circa 50 euro/MW, per l’effetto combinato delle rinnovabili e del calo della domanda per effetto della crisi, la Sicilia poteva vantare un prezzo zonale pari a quasi il doppio, che poi andava ancora a crescere nel mese di agosto toccando quota 102 euro/MWh.

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