Verso una timida ripresa ma non prima del 2015 - QdS

Verso una timida ripresa ma non prima del 2015

redazione

Verso una timida ripresa ma non prima del 2015

mercoledì 17 Settembre 2014

Confindustria rivede al ribasso le stime del Pil: +0,5 il prossimo anno

ROMA – Secondo il Centro Studi di Confindustria, l’Italia non è ancora uscita dalla recessione e il recupero arriverà solo nel 2015. A prevederlo è lo “Scenario economico” di settembre, secondo cui il Pil calerà quest’anno dello 0,4% per crescere dello 0,5% nel 2015. Riviste al ribasso, quindi le stime di giugno, quando il Centro studi aveva previsto +0,2% nel 2014 e +1% nel 2015. Il Centro Studi di Confindustria spiega di essere stato costretto a rivedere al ribasso il dato del Pil a seguito dell’inaspettato calo del  secondo trimestre.
 
“Inoltre, nelle nuove previsioni, i successivi due trimestri del 2014 registreranno nuovi cali (-0,2% sia nel terzo sia nel  quarto). Tale dinamica è suggerita dal dato molto negativo della produzione industriale di luglio (-1% su giugno; -0,9% l’acquisito per  il terzo trimestre) e dal brusco ripiegamento in luglio e agosto degli  indicatori congiunturali qualitativi”.
Secondo gli economisti di viale Astronomia, anche l’occupazione scenderà ancora quest’anno (-0,6%) e risalirà l’anno prossimo (+0,2%). Il tasso di disoccupazione rimane stabile ai livelli già raggiunti all’inizio del 2014 (12,5%). Nelle stime contenute nello Scenario Economico di settembre, le retribuzioni aumenteranno dell’1,1% nel 2014 e dell’1% nel 2015.  Per Confindustria, data la situazione, “rimane urgente agire con la Legge di Stabilità e le riforme”.
“La ripresa sta in noi” si legge nel Rapporto, che cita una dichiarazione di Carlo Azeglio Ciampi del 1992 per poi aggiungere: “Nelle politiche economiche e nelle riforme strutturali per sollecitare la reazione delle famiglie e delle imprese e farle tornare ad avere fiducia e a investire nel futuro”. “La legge di stabilità 2015 dovrà recuperare risorse per finanziare una serie di impegni già previsti”, aggiunge il Centro, secondo cui l’ammontare complessivo degli impegni “è pari a 18,6 miliardi per il 2015, 25,7 nel 2016 e 30,3 nel 2017. Con il DL 66/14 si è provveduto a reperire una copertura pai a 2,7 miliardi nel 2015 e 4,7 nel 2016 e nel 2017. Restano quindi, da reperire 15,9 miliardi per 2015, 21 per il 2016 e 25,6 per il 2017”. “Si tratta di somme consistenti – nota il Centro studi – che i tagli di spesa indicati nell’ambito della spending review (17 miliardi nel 2015 e 32 nel 2016), al netto di quelli già deliberati, non sono, per l’anno prossimo, sufficienti a coprire. È perciò elevato il rischio di coperture più tradizionali”.   
 
Ma la possibilità di recuperare c’è e secondo il Centro sarà sostenuta da diversi fattori nel 2015: “L’accelerazione del commercio internazionale, l’impatto positivo derivante dall’Expo 2015, il tasso di cambio più favorevole, la persistenza dell’ampio output gap, l’allentamento del credit crunch, la riduzione del costo del denaro, l’effetto ritardato di alcuni provvedimenti governativi e l’allentamento delle tensioni geopolitiche, soprattutto tra Russia e Ucraina”.

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