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Messina – Derivati: tra furbizie e ingenuità ecco creato un buco di 25 mln di euro

Francesco Torre

Messina – Derivati: tra furbizie e ingenuità ecco creato un buco di 25 mln di euro

mercoledì 17 Settembre 2014

L’elaborazione del Piano decennale di riequilibrio ha rimesso la questione al centro dell’attenzione. L’ingente contenzioso generato dai contratti sottoscritti tra il 2003 e il 2007

Messina – A Palazzo Zanca si torna a parlare di contratti derivati. In realtà, l’argomento non è mai passato di moda (lo dimostra l’incastro delle pratiche giudiziarie in corso), ma l’elaborazione del Piano di riequilibrio decennale ha nuovamente messo in evidenza i danni provocati dai contratti, sottoscritti tra il 2003 e il 2007 con il coinvolgimento di tre sindaci diversi (Salvatore Leonardi, Giuseppe Buzzanca, Francantonio Genovese) e con un contenzioso stimato in 25 milioni di euro.
Come forse ricorderete, alcuni di questi derivati – quelli relativi alla sindacatura Genovese – furono annullati d’ufficio nel 2011 dalla Giunta Buzzanca, che per l’analisi affidò un incarico oneroso alla società Ifa Consulting di Verona. Ne risultò un quadro agghiacciante, giudicato dall’ex primo cittadino (che fu uno dei firmatari) una sorta di raggiro finanziario. Con il sostegno di una sentenza del Consiglio di Stato, allora si provò a reagire con un provvedimento retroattivo, cui naturalmente si opposero le controparti, ovvero gli istituti di credito Bnl e Dexia. La decisione del Tar, prevista per il 2016, avrà come già detto un valore di 25 milioni di euro.
Sulla scia della relazione della Ifa Consulting, oggi, si pone anche il giudizio dell’esperto comunale a titolo gratuito in materia di prodotti, strumenti e servizi finanziari, Giuseppe Cannizzaro. La cronistoria dei contratti, infatti, per come esposta in sede di conferenza stampa alla presenza del sindaco Accorinti e del vicesindaco Signorino, non lascerebbe adito a dubbi: la finanza derivata, secondo l’esperto, qui avrebbe avuto “un ruolo marginale rispetto a una vicenda essenzialmente riconducibile a un gioco d’azzardo, oltretutto dichiaratamente impari”.
Come funzionava questo gioco? Presto detto. In sintesi, Comune e istituti di credito (sempre Bnl e Dexia, nel contemporaneo ruolo di consulenti e “scommettitori”, con potenziale conflitto di interessi) ponevano entrambe un capitale di riferimento e in base all’oscillazione dei tassi d’interesse potevano ottenere un guadagno o una perdita. Le condizioni di rischio, però, non erano le stesse: per il Comune illimitate o comunque sopra la soglia del rischio potenziale; per le banche solo lo 0,26% del capitale.
“È curioso osservare – scrive però Cannizzaro – che malgrado l’evoluzione dei tassi di interesse avesse registrato un andamento favorevole per il Comune di Messina, il bilancio delle operazioni effettuate a consuntivo nello stesso periodo risultò essere pesantemente negativo”. Da qui la condanna netta dei dispositivi messi in atto, e la scelta – reiterata da questa amministrazione – di portare Bnl e Dexia in tribunale. L’azione penale ha già avuto un esito negativo per Palazzo Zanca, mentre quella civile è ancora in corso, come pure l’amministrativa davanti al Tar.
Secondo la stima di Cannizzaro, una sconfitta non varrebbe il pagamento di 25 milioni di euro, ovvero la somma dei flussi differenziali negativi non pagati e il valore della rescissione del contratto, ma 18,34 milioni di euro, poiché la soccombenza in sede giudiziaria comporterebbe il ripristino del contratto, la cui scadenza naturale era il 2036. Per questo, dunque, il Piano decennale di riequilibrio, che assegna alla causa un rischio medio, accantona 9,17 milioni di euro, ovvero il 50% del valore periziato, con impatto a partire dal 2016. E per questi debiti, sappiamo nomi e cognomi di chi dobbiamo ringraziare.

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