"Inefficacia e inefficienza" nel gestire i conti hanno creato 14 mln di debiti fuori bilancio a Gela - QdS

“Inefficacia e inefficienza” nel gestire i conti hanno creato 14 mln di debiti fuori bilancio a Gela

Liliana Blanco

“Inefficacia e inefficienza” nel gestire i conti hanno creato 14 mln di debiti fuori bilancio a Gela

giovedì 18 Settembre 2014

La Corte dei Conti ha evidenziato anni di pessimo operato di politici e burocrati del Comune gelese

GELA (CL)  – Trent’anni di fatture dimenticate, di “pagherò” messi da parte e adesso i nodi sono venuti al pettine. La Corte dei Conti regionale ha notificato al Comune di Gela una serie di ingiunzioni con cui ha chiesto spiegazioni sui  debiti fuori bilancio, non pagati o pagati in ritardo nel corso negli anni, che hanno creato un danno erariale da 14 milioni di euro. Non è tutto, però: i magistrati contabili, infatti, hanno evidenziato anche le incongruenze con il Patto di stabilità, presentato in pari ogni anno. Come è stato possibile evitare di sforare il Patto, se non manomettendo i bilanci? 
Sotto la lente d’ingrandimento sono finiti il sindaco Angelo Fasulo, gli assessori attualmente in carica, quelli della prima giunta, i consiglieri comunali e i dirigenti dell’Ente. Tutti devono spiegare il perché dell’approvazione tardiva di centinaia di debiti fuori bilancio inseriti negli ordini del giorno del Consiglio comunale. Fatture vecchissime, a volte anche di trent’anni fa, con sanzioni per danni a persone che l’Ente è chiamato a onorare e, soprattutto, espropri che non sono mai stati pagati.
La questione, però, non tocca soltanto marginale l’attuale amministrazione. A preoccupare è  anche l’operato dai sindaci precedenti: da Franco Gallo (dal 1998 al 2002) all’attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta (dal 2003 al 2009). Per ogni debito non pagato dalle amministrazioni in questione sono nati interessi moratori che li hanno fatti lievitare a dismisura e oggi, in Comune, regna il caos.
Se da un lato, infatti, l’amministrazione comunale minimizza, tenendo presente che è tempo di elezioni e non si possono giocare carte false in questo momento delicato; dall’altro cresce la sfiducia e il malcontento dei cittadini. D’altronde, nelle 35 note inviate a politici e dirigenti, la Corte dei Conti ha giudicato gli uffici del Comune di Gela inefficaci, inefficienti e inadeguati.  Ora i destinatari delle notifiche dovranno fornire a breve le loro spiegazioni, pena il pagamento di un’ammenda personale che va dai mille agli 11 mila euro.
Ad attirare l’attenzione dei giudici contabili, comunque, è stata un’indagine interna, scaturita dalla relazione  dei Revisori dei Conti del Comune: nel documento, infatti, si mettono in luce le incongruenze  fra i debiti del passato e le somme che l’Ente ha dovuto  pagare a seguito di sentenza esecutiva. Il Collegio dei Revisori, presieduto da Anna Giudice, ha passato al setaccio migliaia di debiti maturati a seguito di trent’anni di “dimenticanze”.  Per  esempio, un debito di 180 mila lire del 1983 estinto, molti anni dopo, con 10.500 euro, oppure un altro conto da 110 mila euro del 2002 liquidata, anni dopo, per un milione e 700 mila euro. L’amministrazione retta dal sindaco Angelo Fasulo ha manifestato la volontà di estinguere gli obblighi economici nel più breve tempo possibile. Ma è impensabile che una tale inefficienza, che ha prodotto un grave danno alla città e ai cittadini, possa passare inosservata.
Occorre spiegare, comunque, in che modo maturano i debiti fuori bilancio.  Le ditte fornitrici di merci o servizi non pagate, per esempio, si rivolgono ai propri avvocati e una volta che il Tribunale riconosce il loro credito, l’Ente è costretto a pagare interessi e spese legali. Stessa cosa vale per le cause intentate dai cittadini per incidenti occorsi a causa di fondi stradali senza manutenzione o responsabilità oggettive del Comune. A volte, invece, i problema sorge dagli espropri dei terreni: l’amministrazione ordina la recinzione di una certa area senza dare comunicazione al proprietario, ma a quel punto quest’ultimo si rivolge ai giudici spuntando al Comune un prezzo ben più alto di quello preventivato dall’Ente. Tutto, però, può essere riassunto in cinque semplici parole: pessima amministrazione della Cosa pubblica.
“È emersa – si legge nel documento inviato dalla Corte dei Conti – la mancata conciliazione delle risultanze di cassa della gestione di tesoreria con le scritture contabili dell’Ente per euro 10.377.396,87.  Atti a contenuto meramente interlocutorio sono pervenuti a questa Corte. È apparsa l’indubbia esistenza, in relazione alla gestione delle spese, di un circuito organizzativo comunale connotato da inefficacia, inefficienza, inadeguata attenzione per gli interessi finanziari del Comune”.
Inoltre, come già accennato, secondo i magistrati contabili il Comune di Gela ha eluso il divieto dell’art. 31 della legge 183/2011, che impedisce alle amministrazioni di mantenere  il Patto di stabilità attraverso una non corretta imputazione delle entrate o delle uscite ai pertinenti capitoli di bilancio o altre forme elusive.
La mancata conciliazione dei dati derivanti dai pagamenti per azioni esecutive non regolarizzate alla chiusura di ogni esercizio a partire dal 2003, “ha fatto lievitare l’importo complessivo, fermo nel 2010 a euro 10.377.396,87 a euro 14.137.181,10 nell’esercizio finanziario 2012”. 
Tutto ciò, come scrive la Corte dei Conti “denota una prassi, risalente nel tempo, assolutamente contraria a basilari principi di salvaguardia degli equilibri di bilancio che, in violazione delle regole giuscontabili, ha prodotto la trasformazione del debito fuori bilancio da evento straordinario a ordinaria modalità per affrontare le esigenze della gestione. L’emersione di tale massa passiva denuncia poi come si sia sottratta questa mole debitoria, negli anni, alla doverosa riconduzione al bilancio dell’Ente e ai necessari, tempestivi, interventi di riequilibrio”.
La gestione del Comune, in pratica, è bocciata senza appello a causa “del superamento del parametro relativo all’esistenza di procedimenti di esecuzione forzata per 14.137.181,10 euro, superiori allo 0,5% della spesa corrente, pari a 50.456.001,23 euro, con un’incidenza del 28,1%”.
 


Meglio pagare la sanzione che rischiare la poltrona
 
GELA (CL) – Con le motivazioni citate nell’articolo in alto, dalla Corte dei Conti ha fatto il computo  delle sanzioni nei confronti degli amministratori in base al minimo legale previsto dalla legge.  Assessori, consiglieri e dirigenti del Comune di Gela sono adesso impegnati a preparare le controdeduzioni da inviare ai magistrati contabili per giustificare il loro operato, in alternativa possono pagare subito quanto dovuto e, in quest’ultimo caso, la procedura viene fermata .
La notizia, questa volta, è però che la maggior parte degli amministratori gelesi sembrerebbe orientata a pagare. La motivazione è presto detta: in caso di procedimento ancora pendente (“lite pendente” o “procedimento amministrativo” in atto) i politici rischierebbero di non potersi candidare alla prossima tornata elettorale. Quindi il ragionamento è meglio pagare e candidarsi che difendere il proprio operato e rischiare di rimetterci la poltrona.
Ecco, nel dettaglio, quanto gli amministratori dovrebbero corrispondere: Giuseppe Arancio 1.559,03 euro, Antonino Biundo 3.675,02 euro, Nunzio Cafà 3.987,17 euro, Carmelo Casano 5.003,73 euro, Giovanna Cassarà 3.113,52 euro, Salvatore Cauchi 1.427,76 euro, Vincenzo Cirignotta 2.805,02 euro,  Giuseppe Collura 3.905,46 euro,  Ugo Costa 5.003,73 euro, Giovanni Cravana 2.855,52 euro, Giuseppe D’Aleo 10.007,55 euro,  Alberto Depetro 2.916,00 euro,  Giuseppe Di Dio 2.855,52 euro,  Terenziano Di Stefano 2.986,79 euro,  Angelo Fasulo 11.540,88 euro,  Giuseppe Fava 6.187,00 euro, Fortunato Ferracane 7.693,92 euro, Nicolò Gennuso 1.427,76 euro,  Santo Giocolano 2.855,52 euro, Rocco Giudice 2.855,52 euro,  Giacomo Gulizzi 2.724,26 euro,  Simonetta Guzzardi 5.334,63,  Maria Rita La Boria 6.671,72 euro, Piero Lo Nigro 1.312,63 euro,  Giuseppe Manfré 4.283,28 euro,  Salvatore Mendola 2.855,52 euro,  Giuseppe Morselli 1.427,76 euro,  Gaetano Orlando 656,21 euro,  Gioacchino Pellitteri 2.921,15 euro,  Maria Pingo 1.246,80 euro, Guido Siragusa 1.427,76 euro,  Enrico Vella 3.708,37 euro,  Antonio Ventura 2.034,47 euro,  Giuseppe Ventura 6.671,67 euro, Giuseppe Verdone 1.378,26 euro.
 


Sindaci al contrattacco ma è uno scaricabarile
 
GELA (CL) – Chiamato in causa con l’accusa di aver contribuito a creare parte dei debiti fuori bilancio che incombono sul Comune di Gela, anche il presidente della Regione Rosario Crocetta ha voluto dire la sua sulla questione. “Più e più volte in Consiglio – ha affermato – durante gli anni della mia sindacatura ho richiamato i consiglieri sulla necessità di votare i debiti fuori bilancio in aula , ma non ho ottenuto alcun risultato”.
Crocetta ha lanciato  accuse contro i consiglieri comunali della sua sindacatura, incolpandoli di non aver voluto votare i debiti nonostante i solleciti . “La montagna di debiti – ha aggiunto – io l’ho ereditata, in quanto si trattava di debiti molto vecchi. Li pagavamo pian piano, ma io non avevo la maggioranza in aula e i consiglieri non volevano riconoscerli dicendo che non volevano saperne niente. Dissi più volte che la Corte prima o poi sarebbe intervenuta”.
Oggi, a dover gestire una situazione obiettivamente difficile, c’è il sindaco Angelo Fasulo, che difende a spada tratta l’operato della sua amministrazione. “Questi – ha detto – sono errori  del passato. Noi li abbiamo ereditari e stiamo provvedendo a superarli, ma non ci sono né responsabilità per gestione discutibile, né problemi di Patto di stabilità”.
“La Corte dei Conti – ha aggiunto il primo cittadino – sostiene  che questi debiti andavano pagati subito ma, ove ci fossero stati i soldi, pagandoli si sarebbe potuti incorrere in una violazione del Patto di stabilità. Qui, però, nessuno ha violato nulla, assumendo una posizione responsabile e la Corte dei Conti lo riconosce”.
“Questa amministrazione – ha concluso Fasulo – ha il merito di aver avviato il Controllo di gestione, il Protocollo informatico, la Fatturazione elettronica: paghiamo in ordine cronologico e non paghiamo gli amici per lasciare indietro altri. Con il criterio di sana amministrazione abbiamo salvato il Comune non facendo pagare ai cittadini surplus. È questo il messaggio che deve essere diffuso”.

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