Art. 18, il Pd si spacca sulla riforma del lavoro - QdS

Art. 18, il Pd si spacca sulla riforma del lavoro

Oriana Sipala

Art. 18, il Pd si spacca sulla riforma del lavoro

mercoledì 24 Settembre 2014

La minoranza dem ha presentato 7 emendamenti che saranno discussi oggi

ROMA – Discussione accesa sulla riforma del lavoro. La battaglia sul Jobs Act si prepara alla prova dell’aula del Senato. Ieri è scaduto il termine per presentare gli emendamenti, che verranno discussi in data odierna. Il Pd sembra essere attraversato da una vera e propria spaccatura sul tema. La minoranza dem ha infatti presentato 7 emendamenti. Uno di questi è dedicato all’articolo 18, cuore della “discordia”.
“Noi non mettiamo in discussione l’impianto della delega, non facciamo aut aut né imboscate in Parlamento”, ha dichiarato Maria Cecilia Guerra, spiegando lo spirito con cui la minoranza del Pd ha messo la firma sui sette emendamenti. “La delega è uno strumento importante, con cui il Parlamento cede i suoi poteri al governo – spiega la Guerra con alcuni degli altri firmatari -. Per questo è importante precisare alcuni contenuti su punti dirimenti rimasti incerti. Il nostro obiettivo è migliorare il testo con contributi costruttivi”.
E proprio perché non si vuole arrivare a un aut aut, la minoranza ha chiesto un incontro con la maggioranza dem, per provare a stilare un documento unitario in vista della direzione di lunedì. “Ci rifacciamo al modello tedesco, mentre c’è chi vorrebbe portarci in Spagna o in Romania”, ha detto D’Attore. Così invece argomenta Stefano Fassina: “La nostra posizione è il modello tedesco, lo stesso che il presidente del Consiglio indicava in passato. Prevede il reintegro, come possibilità in casi di manifesta infondatezza del giustificato motivo che viene addotto per il licenziamento. È ridicolo chi mette in mezzo il licenziamento discriminatorio come concessione alla minoranza”. La possibilità di arrivare a un intesa c’è, dice Francesco Boccia. “Sono convinto che si possa arrivare un punto di sintesi”. “Confrontiamoci in Direzione e nei gruppi parlamentari. Poi se Renzi dice no, allora non resta che rivolgerci alla nostra gente”, ribatte D’Attorre riferendosi a un eventuale referendum.
Dal canto suo, Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro al Senato e relatore del disegno di legge delega che modifica il mercato del lavoro, critica gli emendamenti della minoranza Pd, ritenendoli “irricevibili”. “Essi – ha affermato – ipotizzano il contratto a tempo indeterminato con un assurdo periodo di prova senza articolo 18 di tre anni confermando, tra l’altro, che l’articolo 18 è modificabile ma poco. È una proposta senza senso – ha poi continuato – perché la flessibilità in un triennio è già garantita dalla liberalizzazione dei contratti a termine. Su mansioni e controlli a distanza consentono solo accordi sindacali come già dispone la legge vigente prodotta nel 2011 ma poco attuata per le diffuse resistenze sindacali a rendere flessibili le mansioni e a utilizzare le tecnologie per consentire il telelavoro con i relativi canali di comunicazione. E infine per i voucher non si vuole consentire adì una brava babysitter di cumulare molte ore con molti datori di lavoro anche oltre i 5000 euro annui. Per non dire del rinvio di queste ‘coraggiose’ innovazioni a un non meglio precisato e mai precisabile momento di ampliamento degli ammortizzatori. Ne emerge insomma una visione vecchia e ideologica perché fondata sul persistente pregiudizio nei confronti dell’impresa. Noi non li voteremo mai”.
In trattativa anche il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, che ha incontrato i senatori del Pd riuniti a palazzo Madama spiegando che “sull’articolo 18 non c’è ancora una decisione ma varie proposte. La mia posizione è che prima bisogna avere il quadro degli ammortizzatori e dei servizi messi in campo dalla riforma”. Il ministro ha inoltre chiarito che “il reintegro per discriminazione non è mai stato in discussione”. “Dal dibattito parlamentare – ha poi aggiunto – accoglieremo solo ciò che è compatibile con il testo del governo. La delega è aperta perché la nostra intenzione è rappresentare in modo organico tutti gli elementi”.

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