Fallimenti, ecatombe di imprese nel Mezzogiorno - QdS

Fallimenti, ecatombe di imprese nel Mezzogiorno

Serena Giovanna Grasso

Fallimenti, ecatombe di imprese nel Mezzogiorno

giovedì 02 Ottobre 2014

Secondo il Cerved group la crisi morde i concordati che nel Sud ed Isole diminuiscono del 15,7%. Causa: imprese incapaci di pagare i debiti. Nessun settore indenne. Situazione più critica nell’ambito dei servizi (+15,7%) e costruzioni (+8%)

PALERMO – Ottomila imprese fallite, questo è il numero della crisi che contraddistingue i primi sei mesi dell’anno. Un nuovo record dal 2001 che morde le aziende dall’interno e le costringe a chiudere i battenti e a vedere sottratto l’intero patrimonio che verrà poi spartito per liquidare i creditori. Il Cerved group, la società che valuta la solvibilità di imprese e persone, nel suo “Osservatorio su fallimenti, procedure e chiusure di imprese” dello scorso 23 settembre rileva come rispetto al primo semestre del 2013 il numero di aziende destinate a questa sorte abbia registrato un drastico incremento, a livello nazionale pari al +10,5%.
 
Certi che la nostra affermazione non desterà clamore alcuno, rileviamo come la crescita di procedure fallimentari più notevole sia totalmente ai danni del Mezzogiorno, che con il suo +14% supera abbondantemente sia il valore medio nazionale che quello delle altre circoscrizioni geografiche, specie quello del Nord – Est (+5,5%). Mentre piuttosto in linea con il valore medio nazionale appare la situazione nel Nord – Ovest (+10,7%) e nel Centro (+10,4%).
Per quel che riguarda lo scenario a livello settoriale, l’incremento di procedure è stato più marcato nel settore dei servizi, avendo fatto registrare un valore a doppia cifra (+15,7%). Certamente non meno significative sono state le crescite di procedure fallimentari che hanno interessato gli altri settori, come ad esempio quello delle costruzioni (+8,2%) o quello dell’industria (+4,5%).
Mentre per quel che riguarda la forma societaria, l’impennata maggiore è stata registrata ai danni delle società di capitali (+12,9%), in cui si concentrano i tre quarti dei casi (quota 6.000). Minore la crescita delle procedure tra le società di persone (+5,9%) e tra le altre forme giuridiche (1,8%).
Se da una parte le imprese falliscono con ritmi sempre maggiori, dall’altra parte le procedure non fallimentari di tipo concorsuale si continuano ad assottigliare, perdendo il 12% rispetto al primo semestre 2013. Da ciò deduciamo quanto sia forte l’impatto della crisi che falcia via dal mercato le imprese, senza lasciar loro possibilità alcuna di redenzione. Iniziamo questa seconda parte della nostra analisi spiegando cosa si intende nel gergo giuridico con concordato in bianco. Dunque, il seguente tipo di procedura giuridica consente di bloccare le azioni esecutive dei creditori in attesa di preparare un piano di risanamento o di avviare un concordato preventivo, così tutelando e salvaguardando il patrimonio dell’azienda.
Ma, come già detto, diminuisce sempre più il ricorso al suddetto tipo di procedura perché sempre più le aziende sono incapaci di coprire i propri debiti. Naturalmente, correlato al boom di procedure fallimentari nel Sud e nelle Isole appare la drastica contrazione di concordati: -15,7% tra gennaio e giugno 2014 rispetto al primo semestre dell’anno scorso. Meno accentuato il calo nel Nord – Ovest (-8,6%) e nel Centro (-4,6%).
Il calo non coinvolge tutti i settori dell’economia: continua infatti l’aumento delle procedure nelle costruzioni, +4,4% rispetto allo stesso periodo del 2013. Diminuisce invece con tassi a doppia cifra il numero di procedure non fallimentari sia nell’industria (-22,1%), sia nei servizi (-12%), in cui tuttavia si registra il maggior numero di procedure aperte nel semestre,  più di 700.

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