Con la crisi più italiani azzardosi. Dall’1 al 3% i giocatori patologici - QdS

Con la crisi più italiani azzardosi. Dall’1 al 3% i giocatori patologici

Serena Giovanna Grasso

Con la crisi più italiani azzardosi. Dall’1 al 3% i giocatori patologici

mercoledì 08 Ottobre 2014

Rapporto Salva famiglie: gli esercizi adempiono parzialmente al decreto Balduzzi, specie nell’Isola. Nel 2002 la spesa era di 18 mld di €, nel 2012 di 94. Sicilia settima con 468 mln

PALERMO – Nei periodi di crisi gli italiani tendono a voler ricercare con maggiore intensità forme di guadagno “facili”, quali ad esempio il gioco d’azzardo. A conferma di quest’affermazione, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Aams) ha rilevato come la spesa complessiva per il gioco legale sia passata da 18 miliardi di euro nel 2002 a 94 miliardi di euro nel 2012, ossia in 10 anni si è quintuplicata.
Al contrario, fin troppo spesso questa diventa una forma di impoverimento progressivo anziché di arricchimento. Dall’1 al 3% dei giocatori d’azzardo abituali sviluppa delle forme di dipendenza patologica. Si pensi ad esempio come la Sicilia sia la settima regione per fatturato da gioco d’azzardo (468 milioni di euro), segue alla Lombardia (1.284 milioni), Lazio (797), Campania (688), Emilia Romagna (573), Veneto (503), Piemonte (484).
In questo contesto, si pone il decreto Balduzzi entrato in vigore il primo gennaio 2013, il cui scopo è quello di arginare il fenomeno emergenziale. Principalmente sono quattro i “vincoli” che ogni esercizio in cui si pratica gioco d’azzardo è tenuto a rispettare: innanzitutto deve impedire che i minori di 18 anni si accostino alla suddetta pratica esponendo dei chiari cartelli informativi; è altresì necessaria l’applicazione sugli apparecchi a moneta o gettone formule di avvertimento sul rischio da dipendenza da gioco; l’apparecchio deve possedere l’autorizzazione rilasciata dall’Autorità amministrativa ed infine è d’obbligo l’esposizione dei materiali informativi Asl sui rischi legati al gioco e sui servizi di assistenza, perché non dobbiamo dimenticare che il gioco può trasformarsi in una malattia a tutti gli effetti e come tale richiede una cura.
Ma a quasi due anni dall’entrata in vigore del presente decreto, a che punto del recepimento sono giunti gli esercizi delle diverse regioni? A rispondere a questa domanda ci pensa il rapporto “Salva famiglie”, finanziato dal ministero dello Sviluppo economico e realizzato dalle associazioni dei consumatori Adoc, Adusbef, Asso-consum, Federconsumatori e Movimento consumatori. Per la Sicilia, sono state prese in considerazione le province di Palermo e Caltanissetta. Nel Capoluogo metà degli esercizi (50%) non possiede l’Autorizzazione rilasciata dall’amministrazione. Questo dato di gran lunga superiore rispetto alla media nazionale (14%), può essere giustificato dall’infiltrazione mafiosa: infatti, il 9% dei beni sequestrati alle organizzazioni criminali è composto da sale da gioco e agenzie di scommessa. Al contrario, totalmente adempiente al seguente requisito è risultata la provincia nissena.
Ulteriori defaillance incassate da Palermo ineriscono all’applicazione sugli apparecchi di formule di avvertimento o di rischio da dipendenza da gioco: anche in questo caso, solo la metà degli esercizi ha adempiuto (50%), mentre a Caltanissetta è ben l’80%. Mentre perfettamente in regola appaiono gli esercizi tanto di Palermo, quanto di Caltanissetta per quel che riguarda il divieto d’uso ai minori di 18 anni (entrambe le città al 100%).
 

 
Ecco i punti salienti della storia della “fabbrica del gioco” in Italia
 
In teoria, il nostro ordinamento generale vieta la pratica del gioco d’azzardo, ma contemporaneamente lo Stato detiene il monopolio del settore, cui si correla un controllo sulla gestione dei relativi proventi. A partire dagli anni ’90 è iniziata la proliferazione di deroghe concesse dallo Stato ai divieti imposti dalla legge che hanno fatto sviluppare sempre più quell’industria del gioco. Nel 1997 si introducono le sale scommesse; solo due anni più tardi le sale bingo. Nel 2003 vengono introdotte le slot machine e tra il 2007 e il 2008 sono stati promossi i giochi che raggiungono l’utente attraverso sms telefonici, digitale terrestre e viene riconosciuto legale il gioco d’azzardo online solo sotto forma di tornei. Fino ad arrivare al 2011, anno di apertura delle sale da gioco per tornei di poker dal vivo.
A tal punto il decreto Balduzzi si pone da freno moderatore essendo il primo testo normativo che riconosce nel gioco d’azzardo l’estraneità alla ricreatività, al contrario ne ammette il pericolo sociale. Ciò è indice della consapevolezza, da parte del legislatore, che la dipendenza da gioco rappresenta un fattore di rilevanza sanitaria per il singolo, e sanitaria-sociale per la collettività.

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