Pubblica amministrazione, vetocrazia e incompetenza - QdS

Pubblica amministrazione, vetocrazia e incompetenza

Carlo Alberto Tregua

Pubblica amministrazione, vetocrazia e incompetenza

giovedì 09 Ottobre 2014

Continua il disastro siciliano

Il termine vetocrazia è di recente coniazione. Indica la burocrazia al servizio di sé stessa e, per ciò stesso, portatrice del veto continuato alle istanze di imprese e cittadini. è noto il detto chi fa sbaglia. Proprio per questo, i burocrati siciliani di ogni livello meno fanno e meno sbagliano. Troppo facile per chi continua a percepire regolarmente i propri stipendi, scollegati totalmente dai risultati che il lavoro dovrebbe raggiungere.
Si tratta di un comportamento immorale, che non tiene conto della missione importantissima che la Comunità affida alla burocrazia e che ha condotto il Paese e la Sicilia in una condizione di estrema difficoltà.
Lotta violenta alla burocrazia, ha tuonato Matteo Renzi. Per la verità, non si vede traccia di tale lotta violenta, neanche di una lotta normale e neppure di un procedimento che intenda ribaltare questo stato di cose.
Perché i burocrati agiscono poco per non sbagliare? Perché sono in larga misura incompetenti, fatti salvi quelli che, invece, sono bravi, onesti e capaci.

La burocrazia non funziona perché ha autoapprovato procedure volutamente complicate e farraginose, che le consentono di nascondersi ogni piè sospinto dietro il comma X o l’articolo Y, per non fare le cose.
Ai burocrati importa che le carte siano in regola, non che rilascino in tempo reale i provvedimenti amministrativi richiesti da cittadini e imprese. Con questa inazione, dovuta anche a incompetenza e incapacità, hanno bloccato la macchina economica (facendo retrocedere il Pil in Sicilia in sette anni del 14%) e aumentato la disoccupazione, che fra i dati ufficiali e quelli sommersi sfiora le 500 mila unità.
Non è più possibile sostenere l’enorme carico di spese clientelari, basate sui favori e sui privilegi, che le amministrazioni regionali e comunali continuano a effettuare, sperperando risorse che dovrebbero essere meglio utilizzate facendo aprire i cantieri, sostenendo le imprese e creando eventi tali da attrarre turisti nazionali e internazionali, insieme a visitatori del mondo degli affari e di quello professionale.
Nulla di tutto ciò appare all’orizzonte. Eppure la Giunta Crocetta sta raggiungendo i due anni di vita: una vita inutile, tenuto conto che in questo periodo la Sicilia ha continuato ad andare indietro e continua a non vedere alcuna luce in fondo al tunnel.
 

Ecco il punto centrale della situazione attuale: vedere una luce in fondo al tunnel, non un semaforo rosso,  per alimentare la speranza di crescita e infondere coraggio ai siciliani depressi, che non hanno lavoro o, quando ce l’hanno, sono in grosse difficoltà, come le centinaia di migliaia di piccole e medie imprese che sono l’ossatura economica della Sicilia.
Presidente di Regione e assessori hanno dimostrato incompetenza. Nessuno può smentire questo fatto, perché non sono in condizione di indicare all’opinione pubblica quali risultati abbiano raggiunto in questi due anni. Né sul piano del riordino dei conti, né su quello dell’attivazione di progetti di sviluppo, per creare ricchezza e occupazione.
L’ultimo trionfale annuncio di Crocetta, che mette a disposizione 130 milioni di euro per i forestali e altri precari, è veramente un’azione insensata. Non è così che si ribalta la disastrosa situazione della Sicilia.
Se gli stessi 130 milioni fossero utilizzati per cofinanziare i fondi Ue, in modo da far aprire i cantieri per opere pubbliche, si attiverebbero migliaia di posti di lavoro, pur sottraendo a tutti questi precari inutili e raccomandati, un assegno non dovuto perché nulla hanno fatto e nulla hanno da fare.

Vetocrazia e incompetenza sono le cause principali del disastro siciliano. Sfidiamo qualunque assessore, con in testa il loro presidente, a comunicarci i loro progetti di sviluppo da attuare immediatamente. Saremmo ben lieti di pubblicarli gratuitamente qualora indicassero con precisione quanta ricchezza produrrebbe ognuno di essi e quanti nuovi occupati avrebbero finalmente la possibilità di accedere al mondo del lavoro.
Questa e altre questioni poniamo  a Crocetta, non come persona fisica ma come presidente della Regione, rivolgendogli 14 domande che oggi pubblichiamo per la diciassettesima volta. Ma Crocetta non risponde. O perché non sa cosa dire, o per nascondere la realtà amara all’opinione pubblica e alla classe dirigente.
Sia come sia, noi non ci arrendiamo, né possiamo accettare che degli incapaci continuino a restare immeritatamente al loro posto. è ora che vadano a casa

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