I tagli faranno aumentare i consumi - QdS

I tagli faranno aumentare i consumi

Carlo Alberto Tregua

I tagli faranno aumentare i consumi

sabato 11 Ottobre 2014

Imprenditori e non padroni

Matteo Renzi ha chiamato imprenditori gli imprenditori e non più padroni come fanno ancora la Fiom, la Cgil e i nostalgici comunisti che ancora allignano sotto la bandiera di Sel e della sinistra del Pd.
Finalmente c’è un Governo che ha capito che per fare nuova occupazione occorre che le imprese funzionino e che, quindi, assumano.
Perché gli imprenditori assumano occorre che l’economia giri, che la moneta venga scambiata velocemente, che autorizzazioni, permessi e concessioni vengano rilasciati possibilmente in tempo reale.
Occorre abbattere il muro della vetocrazia (la burocrazia che dice sempre di “no”), che le banche aprano i cordoni degli affidamenti, non solo alle imprese meritevoli ma anche a quelle che intendano realizzare progetti innovativi per produrre servizi innovativi, nonché sostenere le imprese in difficoltà non per una cattiva gestione, bensì per la riduzione oggettiva del mercato.
Il quadro è chiaro, le soluzioni anche.

Chi si oppone a ribaltare l’attuale situazione comatosa dell’economia? Tutte quelle corporazioni che ci guadagnano e che si comportano come parassiti e vampiri che ingrassano e che succhiano il sangue di chi non ha forza e potere. Fra i vampiri si annoverano quei dirigenti pubblici che stra-guadagnano e, peggio, non ottengono risultati dal loro lavoro, o perché sono incapaci o perché sono corrotti.
Per contro, vi è una grandissima parte di dirigenti pubblici capaci e onesti che dovrebbero prendere il sopravvento. Essi sanno, per le loro competenze, che i tagli conseguenti alla riorganizzazione dei servizi procurano maggiore efficienza e, per conseguenza, migliori risultati.
Grasso che cola, dice il giovane Primo ministro. è quello che va eliminato, senza diminuire neanche di un solo punto i servizi da dare ai cittadini. In questo quadro hanno un ruolo fondamentale i sindaci, che ci mettono la faccia. Essi devono operare per dare ordine ai loro conti in base ai costi standard e ai fabbisogni standard, tagliando tutte le spese che sono al di sopra di essi. Solo così possono recuperare risorse per fare investimenti e organizzare eventi.
Ministeri, Regioni e Amministrazioni comunali devono anche attivarsi per tagliare gli sprechi che vi sono nell’acquisto di beni e servizi.

 
Se tutte le amministrazioni pubbliche italiane, di qualunque livello, acquistassero a prezzi Consip o al prezzo più basso di qualunque altra amministrazione si risparmierebbero 35 miliardi.
Dove vanno in atto questi 35 miliardi? La risposta è semplice: costituiscono quella massa di risorse che finanzia la corruzione. Infatti, un bene o un servizio viene acquistato a un prezzo maggiorato rispetto a quello  normale, in modo da generare un importo utile a oliare le ruote.
I tagli alla spesa pubblica non determinano una diminuzione della quantità e della qualità dei servizi, anzi ne provocano un miglioramento. Perciò risulta risibile la lamentazione di quanti collegano i tagli alla diminuzione dei servizi, per qualità e quantità.
Sono gli approfittatori che continuano ad affermare questa falsità e perciò stesso possono essere facilmente smascherati.

Fra i tagli vi sarebbero quelli da effettuare agli assegni pensionistici calcolati col sistema retributivo, un sistema iniquo che prevede un importo scollegato con gli effettivi contributi versati. Si tratta di una profonda iniquità fra cittadini, in violazione dell’articolo 3 della Costituzione, la quale consente a persone che non lavorano più di lucrare sui contribuenti, percependo indebitamente quanto loro non spetta.
La revisione di tutte le pensioni liquidate col metodo retributivo sarebbe un taglio equo non di diritti acquisiti, ma di privilegi acquisiti.
Certo, pensare a un’operazione di equità come quella descritta è illusorio, anche perché le corporazioni sindacali si opporrebbero con un comportamento che viola anche al loro interno il principio di equità.
Infatti, tra i pensionati iscritti vi sono quelli che percepiscono l’assegno in base ai contributi versati ed altri che percepiscono l’assegno prendendo risorse dal contribuente. I sindacati non hanno mai posto la predetta questione di parità ed eguaglianza fra i propri iscritti.
Forza con i tagli, avanti con l’efficienza dei servizi che sono tutti migliorabili. Per puntare allo sviluppo.

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