"Le trivellazioni sono senza controllo" - QdS

“Le trivellazioni sono senza controllo”

Rosario Battiato

“Le trivellazioni sono senza controllo”

mercoledì 15 Ottobre 2014

La denuncia di Palmeri (M5S): soltanto due persone all’Urig a controllare le pratiche e ad avere compiti di polizia giudiziaria. Lo Sblocca Italia mette fine alla duplice competenza Stato-Regione e dà sovranità decisoria a Roma

PALERMO – Da una parte Renzi con lo Sblocca Italia, il patto tra Crocetta e Assomineraria, e l’Eni. Dall’altra comitati locali, associazioni ambientaliste e una parte del mondo politico. In mezzo la Sicilia e a seguire due  prospettive completamente opposte per la crescita delle attività di ricerca e produzione di idrocarburi liquidi e gassosi: per i primi una grande occasione economica con cifre a nove zeri e un passaggio necessario per compensare la crisi della raffinazione isolana, mentre per i secondi sarebbe soltanto l’ennesima occasione per rinunciare a uno sviluppo più sostenibile del territorio. In questo variegato e composito quadro assume particolare rilevanza la denuncia del M5S in merito alla poca vigilanza della Regione sulle trivellazioni.
La rivelazione arriva da Valentina Palmeri, deputata stellata all’Ars, che, in occasione di un’audizione della commissione Ambiente dell’Ars, ha denunciato la presenza di “trivellazioni fuori controllo in Sicilia a causa di personale quasi inesistente”. In totale ci sarebbero soltanto due persone per i controlli e le attività di polizia giudiziaria in tutta l’Isola. “Dalla seduta – ha spiegato Palmeri – è venuto fuori che attualmente sono in due all’Urig a controllare le pratiche e, al contempo, ad avere i compiti di polizia giudiziaria”. Secondo l’esponente stellata “è evidente che l’Urig (Ufficio Regionale per gli Idrocarburi e la Geotermia) non ha l’organico sufficiente per fare gli adeguati controlli sul territorio e, quindi, forse, non ci sarebbero neanche i presupposti per poter trivellare in sicurezza in Sicilia, o per poter controllare le società che fanno istanza di permesso nell’isola”.
Preoccupazioni che crescono in vista di un probabile cambiamento nella gestione della politica energetica. Lo Sblocca Italia di Matteo Renzi, in questo senso, è molto preciso. Oltre a dare centralità “alla valorizzazione dei non trascurabili giacimenti di idrocarburi presenti sul territorio nazionale, sbloccando cospicui investimenti (ipotizzabili in 15 miliardi di euro)” e quindi riconoscendo “il carattere strategico delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale, delineando quindi procedure chiare ma commisurate alla natura di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità” prevede il titolo concessorio unico.
 
Di cosa si tratta? Ne abbiamo parlato all’inizio di settembre e prevede un’autorizzazione unica per le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, da rilasciare a seguito “di una approfondita valutazione del richiedente, nel rispetto del principio di leale collaborazione con i diversi livelli territoriali, nonché del principio costituzionale di tutela dell’ambiente”. Insomma, un colpo di spugna alla duplice competenza Stato-Regione e piena sovranità romana su tutto il territorio regionale. Considerando che ci sono 15 richieste di permesso di ricerca petrolifera sulla terraferma, la questione merita una particolare attenzione.
Per Nomisma quei 15 miliardi di investimenti nella ricerca e produzione di idrocarburi potrebbero spingere più in alto di un punto percentuale il pil nazionale. In Sicilia è stata l’Enimed a farci il quadro della situazione: autorizzazioni come previsto dall’accordo tra Crocetta e Assomineraria dello scorso giugno, royalties di nuovo al 10% permetteranno investimenti da 1,8 miliardi tra il 2015 e il 2018.

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