Renzi coraggioso, Regioni clientelari - QdS

Renzi coraggioso, Regioni clientelari

Carlo Alberto Tregua

Renzi coraggioso, Regioni clientelari

mercoledì 22 Ottobre 2014

Applicare costi e fabbisogni standard

Ha sorpreso l’uscita di Chiamparino, presidente della Regione Piemonte e della Conferenza delle Regioni, ritenendo che i tagli a Regioni e Comuni rendono la situazione insostenibile. Dice Chiamparino: o si tagliano i servizi, soprattutto la sanità, ovvero si aumentano le addizionali regionali (Irpef, Irap, Ires) qualora non siano già al massimo.
Ambedue le ipotesi sono false. Chiamparino avrebbe dovuto dire, invece, che vi sono Regioni virtuose, fra cui Toscana e Lombardia, e Regioni viziose dal Lazio in giù.
Chiamparino avrebbe dovuto dire che i parametri per distinguere le une dalle altre ci sono e si chiamano  costi e fabbisogni standard. Ma le Regioni centro-meridionali sono molto distanti dagli uni e dagli altri. Anche in questo caso, non si può fare di tutte le Regioni un fascio, perché continuando a difendere i cattivi ed i buoni si fa danno a questi ultimi.
Molto più prudente è stato Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, che conosce le inefficienze della maggioranza degli ottomila Comuni italiani.

La coraggiosa risposta di Matteo Renzi è stata una frustata: le Regioni pensino a tagliare gli sprechi. Ovviamente si riferiva a quelle Regioni che hanno tanti sprechi. Ma anche la stessa virtuosa Toscana, per bocca del suo presidente Rossi, ha dichiarato che cento milioni di grasso che cola possono essere immediatamente tagliati nella sanità.
Se Crocetta avesse attributi mentali adeguati al suo ruolo istituzionale, avrebbe immediatamente dovuto dire che in Sicilia si può tagliare: nella sanità ben un miliardo e in tutti gli altri capitoli altri 2,2, per complessivi 3,2 miliardi, come da dettaglio nella pagina pubblicata all’interno. Ecco trovati i tre miliardi che mancano per chiudere la legge di Stabilità 2015!
Certo questa manovra drastica creerebbe malumori fra i settantamila siciliani che percepiscono stipendi senza lavorare in modo serio, ma sarebbero a favore dei 400 mila disoccupati e delle 300 mila piccole e microimprese che trarrebbero vantaggio dalla rimessa in moto dell’economia.
Settantamila contro 700 mila: ecco la valutazione che un bravo presidente della Regione dovrebbe fare.
 

Come si evince dall’inchiesta di prima pagina, la linea editoriale di questo quotidiano – che non deroga di un millimetro rispetto ai valori etici di equità che segue da trentacinque anni – indica con chiarezza che i parassiti debbono andare a casa e che fra i dipendenti regionali a tempo indeterminato, la metà, inutile alla produzione dei servizi, venga trasferita d’imperio nei cantieri, come abbiamo più volte sottolineato.
Certo, se Crocetta intendesse continuare a finanziare chi non merita, non avrebbe alcuna possibilità di chiudere la legge di Stabilità. Dispiace che i renziani siciliani non facciano sentire la loro voce, forte e chiara, per riportare qui il messaggio del giovane presidente del Consiglio.
è ora di smetterla con i piagnistei del tipo: ma i precari, i forestali o i  formatori come possono mantenere la propria famiglia essendo mandati a casa? Si risponde con un’altra domanda: ma il disoccupato come può mantenere la propria famiglia o se stesso? Ed un’ulteriore domanda: il piccolo e micro-imprenditore, come riesce a mantenere se stesso e la propria famiglia con l’economia a pezzi?

Crocetta, se avesse avuto un minimo di cognizione di come si guida una Regione, nel momento del suo insediamento, il 10 novembre 2012, avrebbe dovuto immediatamente creare uno staff di dirigenti regionali bravi e onesti (ve ne sono tanti), cui affidare il compito di determinare in trenta giorni l’elenco dei costi e dei fabbisogni standard, anche mutuando quelli delle Regioni virtuose.
Non solo, ma andando a verificare gli altri delle Regioni europee, che sono nei primi posti della graduatoria per efficienza, mentre la Sicilia, vergogna delle vergogne, si trova al 235° posto.
Evidentemente consiglieri-deputati che continuano a percepire ventimila euro lordi al mese complessivamente, dirigenti regionali che percepiscono tra 120 mila e 240 mila di stipendio lordo al mese, commessi Ars che percepiscono oltre 120 mila euro lordi l’anno, non hanno vergogna per il fatto che vi siano 400 mila siciliani disoccupati che soffrono e altri 300 mila piccoli e micro-imprenditori che arrancano con immensa fatica. Ma loro se ne fottono.
Arriverà il momento in cui qualcuno se ne fotterà di questi parassiti, prendendoli a calci nel sedere.

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