Non fare domande, non dare consigli - QdS

Non fare domande, non dare consigli

Carlo Alberto Tregua

Non fare domande, non dare consigli

giovedì 23 Ottobre 2014
Se ci fate caso la gente ha l’abitudine di fare domande e di dare consigli. Di solito sia le prime che i secondi non sono graditi. Ma, per abitudine, si interloquisce tentando di rispondere o facendo finta di gradirli.
Quando si incontra una persona la prima domanda che si fa è: Come stai? Si tratta di un modo banale per attivare un colloquio, anche perché la risposta breve dovrebbe essere sempre ed in ogni caso: Bene! Guai a chi approfitta della domanda per snocciolare tutti i guai che gli sono capitati negli ultimi dieci anni. è vero, cerca comprensione, ma non fa che infastidire chi, inopportunamente ha chiesto: Come stai?
Meglio sarebbe, quando ci si incontra con amici e conoscenti esclamare: Sono lieto di questo incontro! Insomma, un’affermazione e non una domanda. Peggio, quando le domande continuano come a voler scandagliare gli affari degli altri, che siano amici o estranei.

Non c’è bisogno di domande fra persone umane. Chi vuole dire qualcosa la dice, e se non vuole dirla, tace. Essere indiscreti fa male alle due parti, anche perché costringe chi si sente interrogato, se non vuol rispondere, a nicchiare, sembrando così scortese.
C’è spesso bramosia nel conoscere i fatti degli altri e ognuno prova a venirne a conoscenza anche per confrontarli con i propri. Se poi gli sono capitati guai, magari si consola nel sapere che anche altri sono stati raggiunti da guai.
A che serve fare domande nei rapporti personali? A nulla. Caso diverso è quando le domande fanno parte di una tecnica professionale che miri ad accertare la verità di fatti e circostanze. In questo caso, anzi, è pienamente giustificato il meccanismo secondo il quale le domande nascondono trabocchetti ed altri espedienti per tirare fuori la verità da chi non la vuol dire.
Ma nei rapporti personali dovrebbe vincere il principio secondo il quale ognuno dà e mai chiede. Con questo processo positivo, se tutti facessero in questo modo, si arriverebbe ad un ritorno spontaneo, secondo il quale la dazione del primo si trasforma in qualcosa che riceve dall’ultimo del giro. Però questo metodo è molto raro.
 

E veniamo ai consigli. Vi accorgete quanta gente li dà gratuitamente e inutilmente? Chi ne ha bisogno chiede ad altri lumi sulla questione che lo angoscia. Ma riceverne senza averne fatto richiesta, spesso, annoia.
Se qualcuno di noi ha un problema, lo dica a tanti in modo da sentire qualche parere sulla possibile soluzione. Meglio sarebbe se ricevesse dall’interlocutore l’offerta del fare, non quella del dire. Il fare che possa contribuire a risolvere il problema. Il fare diretto, mettendoci la faccia e le mani.
Ognuno di noi ha bisogno di essere aiutato. L’aiuto lo può dare l’amico, quello vero, sincero e disinteressato. Ma quanti sono gli amici veri, sinceri e disinteressati? Purtroppo pochi. Ecco perché è quasi sempre inutile l’interlocuzione con terzi nella quale si scambiano parole che non risolvono un bel nulla.
Semmai, quando si viene interpellati, si può fornire un parere o prospettare una possibile soluzione, ma non sotto forma di consiglio, bensì di argomentazione tendente a risolvere una certa situazione.

Domande e consigli, consigli e domande. Ecco che cosa va evitato fra le persone umane. Chi insistesse in questi comportamenti dimostrerebbe scarsa sensibilità per il prossimo e, come conseguenza, di essere tacciato di indebita curiosità dei fatti altrui, mentre ognuno di noi dovrebbe rispettare le famose tre R: Regole, Riservatezza, Riserbo.
Non sempre ci si regola di conseguenza. Però, tendenzialmente, dovremmo andare verso un comportamento di questo tipo che consenta di acquisire persino simpatia da chi non si sente indagato o destinatario di consigli non richiesti e non voluti.
I rapporti fra le persone sono difficili se ognuno di noi non presta attenzione ad un giusto equilibrio improntato sulle regole, che consenta di evitare cattive interpretazioni e comportamenti indiscreti che non giovano al mantenimento di buoni rapporti.
Per questo è meglio tenersi consigli e domande per sé, ma anche non subirli.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017