Difendiamo i precari vincitori di concorso - QdS

Difendiamo i precari vincitori di concorso

Carlo Alberto Tregua

Difendiamo i precari vincitori di concorso

giovedì 15 Ottobre 2009

Regione inadempiente verso i meritevoli

Nessuno si sorprenda se questa volta difendiamo i precari. Non è frutto di schizofrenia, bensì di una logica rigorosa che osserva Costituzioni e leggi ordinarie. Vi sono in Sicilia centinaia di precari dei settori BB.CC., Scuola, ecc., che hanno vinto i concorsi pubblici e hanno quindi tutto il diritto di essere assunti al posto di quelli raccomandati e privilegiati che sono stati chiamati direttamente per impulso di un ceto politico clientelare.
La Regione deve assumerli subito. Non può mantenerli nel limbo, mentre continua a tenere in organico gli altri che non hanno alcun diritto professionale. Il doppiopesismo pubblico non ha alcun fondamento sociale e deve essere aspramente criticato perché iniquo, in quanto colpisce chi ha diritto e favorisce chi non ne ha affatto.
Difendiamo i precari vincitori di concorso che attendono da anni la loro collocazione negli organici. Non comprendiamo come gli assessori al ramo possano chiudere gli occhi sulle legittime aspettative di chi si è impegnato per superare ogni sbarramento con successo.

La questione del precariato in Sicilia non è risolvibile in modo ordinario. Ci vuole un progetto straordinario per spostare migliaia di dipendenti provvisori dalle Pa ai comparti produttivi. Non è infatti mantenendo persone improduttive, cui comunque si pagano stipendi, che si possono risolvere i destini dell’armata dei precari. Gente che ha maturato aspettative, pur essendo stata immessa negli organici, solo perché spinta da questo o quell’uomo politico.
Il Governo regionale ha il dovere di affrontare il toro afferrandolo per le corna, dando una soluzione strutturale dal momento che non è più in condizione di pagare cedolini senza alcuna contropartita in termini di produzione di servizi pubblici.

 
Gli investitori internazionali vengono in Sicilia se trovano le condizioni migliori di un ritorno economico. L’ambiente, nel suo complesso, consente l’insediamento di impianti turistici che danno lavoro a 50 mila persone. La costruzione di reti ferroviarie, di strade, di porti e aeroporti dà lavoro a migliaia e migliaia di persone. La costruzione del Ponte sullo Stretto dà lavoro ad oltre 10 mila persone. Insomma, vi sono le condizioni per girare i precari pubblici al settore privato oltre ad assorbire gran parte dei disoccupati.
Ma, c’è un “ma” grosso come una casa. Queste migliaia di precari e disoccupati non possiedono competenze che li rendano compatibili col mercato, perché né scuola, né Università le hanno loro fornite. Peggio, non hanno loro insegnato il metodo per imparare. Non parliamo dell’enorme sperpero di risorse della formazione regionale per cui la Giunta di governo ha fatto benissimo a tagliare in radice la spesa. Dovrebbe invitare i formatori, che non sono stati capaci di insegnare niente, a riqualificarsi per  andare sul mercato.
 
Ecco cosa deve fare la Regione. Deve dire chiaro e tondo che precari e disoccupati devono riqualificarsi per rendersi pronti alle chiamate, con competenza acquisita e con cambio di mentalità secondo cui: prima rendo e poi incasso.
Il Governo regionale dovrebbe investire qualche risorsa per far capire all’opinione pubblica questa inversione ad U del modo di pensare al lavoro, non al posto di lavoro o allo stipendio. Se da un canto consente agli investitori di ottenere autorizzazioni e concessioni in 30 giorni, i progetti verranno attuati in tempi brevi. Per esempio, lo ripetiamo da tempo, mettere all’asta internazionale il territorio della Fiat di Termini Imerese troverebbe gruppi internazionali pronti ad insediarvi attività turistiche con migliaia di occupati.
Precari e disoccupati devono anche capire che la competenza si acquisisce facendo esperienza, e l’esperienza si fa lavorando anche con bassi compensi, purché l’attività sia produttiva. Meglio tanti occupati anche se pagati poco che molti disoccupati pagati niente.
Ci rendiamo conto che quanto scriviamo può sembrare rivoluzionario, mentre è solo frutto di una proposta positiva di buon senso che è stata realizzata con successo in tante parti del mondo, per esempio nella Repubblica di Singapore, della quale abbiamo più volte scritto.

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