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Messina – Corsi d’Oro, il secondo capitolo. Procura chiede rinvio a giudizio

Francesco Torre

Messina – Corsi d’Oro, il secondo capitolo. Procura chiede rinvio a giudizio

venerdì 31 Ottobre 2014

Lo scandalo sugli enti di formazione che avrebbero usato impropriamente i fondi pubblici. Sono 24 i soggetti e 8 le società coinvolte. Ridimensionato il sequestro

Messina – Corsi d’Oro atto secondo. Il pool della Procura che sta coordinando le indagini sulla gestione di alcuni enti di formazione professionale messinesi, al capo del quale vi è l’aggiunto Sebastiano Ardita, ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio per 24 persone e 8 società nell’ambito del secondo filone dell’inchiesta.
 
L’udienza preliminare si svolgerà il prossimo 3 novembre davanti al Gup Monica Marino. Tra i “rinviati” ovviamente il deputato Francantonio Genovese, attualmente ristretto agli arresti domiciliari, ma anche la moglie Chiara Schirò, l’altro deputato (Ars) Franco Rinaldi, la moglie Elena Schirò con la sorella Giovanna, e poi altri personaggi già noti per le vicende sopraelencate come Salvatore Lamacchia, Roberto Giunta, Domenico Fazio, Elio Sauta, Stefano Galletti, Giuseppina Pozzi, Liliana Imbesi, Concetta Cannavò, Natale Lo Presti, Graziana Feliciotto, Carmelo e Natale Capone, Orazio De Gregorio, Paola Piraino, Francesco Buda, Salvatore Napoli, Antonino Di Lorenzo, Carmelo Gavazzo e Roberta Saglimbeni. Gli otto enti di formazione indagati sono invece Sicilia Service srl, Napi Service srl, Calaservice srl, Centro Servizi 2000 srl, Lumen onlus, Enfap, Ancol, El.Fi. Immobiliare srl.
A tutti i rinviati a giudizio, come è noto, viene contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi. 42 mln € il totale delle contribuzioni pubbliche contestato dagli inquirenti.
Quanto al maxi-sequestro di 5 mln € “per equivalenza” ordinato nel settembre scorso, invece, va registrato un parziale ridimensionamento. I giudici del Tribunale del Riesame, infatti, hanno accolto i ricorsi dei legali di alcuni tra gli imputati, restituendone i relativi beni. Sono così tornati nella piena disponibilità di Francantonio Genovese la villa di Ganzirri nella quale è ristretto da 5 mesi (intestata alla moglie), così come i beni della Calaservice, della Centro Servizi e della Napi Service. I giudici hanno poi annullato il decreto di sequestro nei confronti di Giuseppina Pozzi e Natale Lo Presti, accogliendo il ricorso avanzato dai legali Bonny Candido ed Elena Florio.
L’ex deputato del Pd, infine, è ancora in attesa del pronunciamento della Corte di Cassazione, alla quale i suoi avvocati si sono rivolti dopo che il 30 agosto scorso il Riesame ha dato ragione ai pm stabilendo che la misura dei domiciliari non è sufficiente e che il politico dovrebbe tornare in carcere.
A tutti i destinatari delle misure cautelari, invece, viene contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi.

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