Sud e Isole: il 55,1% delle famiglie non può sostenere spese impreviste di 800 euro - QdS

Sud e Isole: il 55,1% delle famiglie non può sostenere spese impreviste di 800 euro

Rossana Indelicato

Sud e Isole: il 55,1% delle famiglie non può sostenere spese impreviste di 800 euro

martedì 04 Novembre 2014

Rapporto Istat "Reddito e condizioni di vita", indagine su un campione di 18.487 famiglie italiane sulla base dei redditi 2012. Reddito netto delle famiglie italiane pari in media a 29.426 euro ma in Sicilia è poco sopra i 20 mila

PALERMO – Nel 2013, il 28,4% degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale. È il quadro preoccupante diagnosticato dal rapporto dell’Istat “Reddito e condizioni di vita”. Dall’indagine, condotta su un campione di 18.487 famiglie e prendendo in esame i redditi del 2012, si evince che rispetto all’anno precedente le diminuzioni del rischio più accentuate si attestano al Nord e al Centro, dove le condizioni di vita delle famiglie sono migliarate, mentre restano elevate le percentuali di rischio povertà al Sud. Ancora una volta, dunque, siamo costretti a fotografare una Sicilia lontana anni luce dai risultati delle regioni settentrionali.
Sul piano squisitamente pratico, messe a confronto le ripartizioni geografiche e gli anni 2012/2013, al Sud e nelle Isole non riesce a sostenere spese impreviste di 800 euro il 55,1% (56,5% nel 2012); al Centro il 37,8% (47,2%) e al Nord il 30,4% (29,8%). Le percentuali di coloro che non possono permettersi una settimana di ferie si attestano al Centro e al Nord al 45,9% e al 37,5% per raggiungere il picco del 71,9% al Sud (valore in aumento rispetto al 2012).
Mutuo, affitto, bollette sono insostenibili per il 19,6% dei contribuenti del Meridione. Sconfortante anche il quadro che attesta quanti non possono permettersi un pasto adeguato e non riescono a riscaldare adeguatamente la propria abitazione. Le incidenze più alte ancora una volta a Sud dello Stivale con il 21,9% e 34,5% (24,9% e il 36,4% nel 2012). Scandagliando le varie aree geografiche, i livelli osservati nella nostra regione sono – anche se in lieve diminuzione – i più elevati: si passa da 57,8 a 55,3 per rischio povertà o esclusione sociale; da 42,3 a 41,1 per rischio di povertà; da 36,2 a 28,6 per grave deprivazione materiale e da 19,0 a 24,7 per bassa intensità lavorativa. Si aggiungono alla classifica delle peggiori la Basilicata (49,2%), la Campania (49%) e la Calabria (44,9%).
Diminuzione più incisiva si attesta invece al Nord e in particolare in Piemonte (da 21,0 a 16,8), nella provincia autonoma di Trento (da 19,6 a 15,4), in Friuli Venezia Giulia (da 21,2 a 16,7) e in Toscana (da 22,4 a 18,3). Situazione non più rosea si riscontra sui redditi. Complessivamente nel 2012 le famiglie italiane hanno conseguito un reddito netto pari in media a 29.426 euro, vale a dire 2.452 euro al mese. Tuttavia la maggior parte delle famiglie ha percepito un reddito inferiore all’importo medio. Più nel dettaglio, nel Sud e nelle Isole il valore mediano (ovvero il livello di reddito che separa le famiglie in due metà uguali) è due terzi di quello del Nord.
Anche includendo gli affitti imputati (ovvero il costo dell’affitto di un’abitazione con le stesse caratteristiche di quella in cui si vive) si determinano aumenti più consistenti nel Centro-Nord rispetto al Mezzogiorno. Con o senza affitti imputati – si legge nel rapporto – “il reddito familiare è inferiore al dato nazionale in tutte le regioni meridionali e insulari: i redditi medi più elevati si registrano nelle province autonome di Trento e di Bolzano, in Lombardia, Emilia Romagna e Lazio; i redditi più bassi in Sicilia, Basilicata, Molise e Campania”.
Dati alla mano, per il reddito familiare al netto dei affitti imputati – relativi all’anno 2012 – si individuano i valori peggiori in Sicilia, dove si superano di poco i 20.000 euro, mentre si raggiungono i dati più significativi a Bolzano con più di 35.000 euro. Se si considera il reddito equivalente – che divide il reddito in più parametri – comprensivo degli affitti imputati, è possibile classificare le famiglie dal reddito più basso a quello più alto in cinque gruppi (quinti). Differenze significative, in questo senso, si registrano ancora una volta rispetto alla ripartizione geografica: il 37,1% delle famiglie residenti nel Sud e nelle Isole appartiene al quinto dei redditi più bassi, rispetto al 13,5% di quelle che vivono nel Centro e all’11,5% delle famiglie del Nord.

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