“Il primo segnale importante è stato dato dalla legge 19 del 2008, con la quale il Governo ha dato un forte impulso alla modernizzazione della macchina amministrativa regionale. Questa legge ha individuato dei punti fonadamentali che possono dare un supporto alla crescita del Pil siciliano. Il Governo ha individuato come strategica la necessità di mettere sotto la sua regia due delle più rilevanti questioni che affliggono la regione, ovvero le infrastrutture e mobilità, e le attività produttive. Per esempio, le infrastrutture saranno messe sotto un’unica regia, rivoluzionando il sistema vigente dal 1947, e la mobilità farà parte dello stesso assessorato, che diventerà Infrastrutture e Mobilità. Al contempo, l’assessorato alle Attività produttive raccoglierà e coordinerà tutte le politiche di sviluppo e sostegno in Sicilia dal 1° gennaio 2010”.
“Ci sono state più fasi, per cui i dipartimenti sono passati dai 37 iniziali ai 32 attuali, mentre a gennaio saranno ridotti a 28. C’è stata una razionalizzazione finalizzata alla concentrazione per materie omogenee. Così si affrontano i ritardi accumulati in questi decenni nelle infrastrutture che gravano le imprese siciliane di costi eccessivi. Costi che rendono i nostri prodotti poco competitivi. Accanto a questa riorganizzazione, c’è una rivisitazione degli strumenti finanziari come i fondi Fas e si è ottenuta una dotazione economica che è stata recuperata dalla Sicilia dopo la presentazione di un piano di sviluppo ambizioso. In questo piano sono individuati dei settori strategici che saranno adeguatamente finanziati. A tutto questo si aggiunge l’azione che si potrà esercitare grazie ai fondi strutturali che ammontano a sette miliardi di euro. La legge sugli aiuti alle imprese è un esempio della politica seguita dal governo. La legge è stata approvata il 21 luglio 2009, il 31 luglio l’assessore alla Cooperazione ha indetto una riunione, durante la quale sono stati presentati gli schemi di direttive per sette dei dieci regimi di aiuto di competenza dell’assessorato alla Cooperazione, che sono pronti per l’attuazione, mentre gli altri tre sono in corso di valutazione. L’assessore ha il diritto di approfondire atti che andranno a confronto nelle commissioni parlamentari e che condizioneranno il successivo triennio, per cui è responsabile di ciò che si propone all’Assemblea. C’è stato un problema d’interlocuzione con il Parlamento, ma si aspetta a giorni il parere obbligatorio della commissione di merito sulle direttive. Se questa solleverà obiezioni di sostanza, non si potrà non tenerne conto, però, è logico che andrà fatta un’azione forte da parte del governo per impedire che il testo sia stravolto. Nella migliore delle ipotesi, tenuto conto dei vari passaggi, si spera di poter terminare questo processo entro il 31 dicembre 2009, facendo partire i bandi dei regimi. Ci sono 16 linee d’intervento di cui dieci sono regimi d’aiuto di cui due particolarmente innovativi, mentre gli altri sei sono azioni pubbliche. Di queste ultime, tre sono legate all’infrastrutturazione degli insediamenti produttivi di cui già sono stati pubblicati i decreti di finanziamento per novanta milioni di euro affinché siano completate o realizzate nuove aree produttive. In collaborazione con i Comuni che sono interessati dalla diffusione della banda larga, si sta strutturando un programma per poter fornire alle imprese e agli operatori un aggiornamento costante sulle caratteristiche, sulle offerte e sui servizi delle aree produttive già realizzate o che si realizzeranno. Inoltre, sono previsti criteri di premialità per le imprese e per gli artigiani che decideranno di operare in queste aree”.
“Esiste un fondo di 50 milioni di euro che può offrire aiuto agli artigiani in questo periodo di crisi. Con questo si vuole dare agli artigiani una possibilità per affrontare alcuni piccoli interventi in grado di sostenere il settore. L’elemento fondante di quest’azione è legata alle tre linee d’intervento per i distretti produttivi. Infatti, la politica dell’assessorato alla Cooperazione è fortemente orientata verso il tentativo di sostenere quelle produzioni particolarmente qualificate attraverso l’istituzione di questi distretti produttivi che nulla hanno a che fare con la burocratizzazione. Si vuole favorire la concentrazione delle imprese per creare una massa critica in grado di competere sui mercati internazionali. Così si tenta di ridurre i costi, di lavorare a processi d’innovazione e di omologazione che creino prodotti competitivi, e di realizzare una politica di marketing coordinata in modo efficace. Per finanziare questi processi, sono disponibili 121 milioni di euro suddivisi per tre aree d’intervento molto articolate e si spera di ottenere una risposta positiva dal territorio”.
“Oltre a questi provvedimenti, non si trascurano alcune azioni ambientali quali la riqualificazione delle modalità di approvvigionamento energetico e di smaltimento dei rifiuti del sistema distrettuale, piuttosto delle singole imprese”.