Industria, in 10 anni il Mezzogiorno ha perso l’80% degli incentivi - QdS

Industria, in 10 anni il Mezzogiorno ha perso l’80% degli incentivi

Serena Giovanna Grasso

Industria, in 10 anni il Mezzogiorno ha perso l’80% degli incentivi

giovedì 27 Novembre 2014

Svimez: al Sud investiti 1,5 mld di € per interventi di riequilibrio, poco più del Nord. Gap dimenticato. Nel 2012 agevolazioni pari a 1,2 mld di € , nel 2002 si parlava di 6,4 mld

PALERMO – Che il Mezzogiorno non prosperasse ormai non è certamente una novità: dall’incombere della crisi, e forse ancora prima, è arcinoto il rischio di desertificazione industriale che contraddistingue le desolate aree meridionali, è vero come la Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) nel suo consueto rapporto annuale pubblicato alla fine dello scorso mese di ottobre ha stimato che tra il 2008 e il 2013 il settore abbia subìto una contrazione pari al 24,7%.
Ma beffa delle beffe appare la notizia diffusa dalla stessa Svimez secondo cui le agevolazioni concesse ed erogate si siano drasticamente ridotte proprio ai danni delle industrie meridionali: infatti, tra il 2001 e il 2012 le agevolazioni concesse hanno subìto un crollo pari all’80,5% passando dai 6,4 miliardi di euro annui del triennio 2001-2003 agli 1,2 del triennio 2010-2012.
 
Stiamo parlando della circoscrizione territoriale in cui sono presenti le maggiori difficoltà, peraltro già antecedenti al periodo critico e particolarmente accentuate in conseguenza di questo, macroarea geografica che anziché ricevere un concreto aiuto a risollevarsi continua ad essere affossata. Mentre il Settentrione, pur risentendo anch’esso della congiuntura negativa, ha subìto un’assai lieve riduzione delle agevolazioni concesse: negli stessi anni la contrazione si è attestata pari al 24,3%, passando dai 3,7 miliardi di euro annui del triennio 2001-2003 ai 2,8 del triennio 2010-2012.
La tendenza si conferma anche sul fronte delle agevolazioni effettivamente erogate. Nel medesimo periodo di riferimento, mentre nel Mezzogiorno si è assistiti ad una flessione pari al 67%, esattamente pari ad un terzo è quella che ha contraddistinto il Centro-Nord (-22,4%).
Traducendo i tassi percentuali in valori economici assoluti, rileviamo come nel periodo prettamente critico compreso tra il 2007 e il 2012 il Mezzogiorno ha ricevuto un miliardo di agevolazioni per anno in meno rispetto al Settentrione (rispettivamente 1 miliardo e 931 milioni di euro e 2 miliardi e 905 milioni di euro).
Mentre gli interventi per il riequilibrio territoriale sembrano dimenticare le differenze di sviluppo tra Nord e Sud: in termini di risorse le misure relative allo “sviluppo produttivo e territoriale”, in cui sono inseriti gli interventi per il riequilibrio territoriale delle zone arretrate, non fanno incredibilmente differenza tra le due aree: 1 miliardo e 78 milioni al Centro-Nord, 1 miliardo e 155 milioni al Sud.
Naturalmente tali tagli non permettono al Meridione di risorgere ed inevitabilmente le strettezze economiche sii moltiplicano a ritmi impressionanti. Tutto ciò si ripercuote sulla stessa natura dell’azienda: infatti, nell’Italia insulare e meridionale spadroneggiano le imprese con meno di dieci addetti che impiegano circa il 40% dell’universo totale degli occupati, contro il 24% del Centro-Nord. Quest’ultimo elemento caratteristico diventa una vera e propria falla ed è su questo che secondo la Svimez si deve intervenire. Un’idea proposta dall’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno consisterebbe nel prevedere una corsia preferenziale riservata alle imprese meridionali per quel che riguarda l’accesso al Fondo italiano per gli investimenti per le piccole e medie imprese.
Per quanto riguarda la politica regionale, invece, andrebbero inserite nei Por 2014-2020 (Programmi operativi regionali) di tutte le regioni meridionali misure aggiuntive a favore dei “Contratti di rete”; andrebbero anche rafforzati i fondi di private equity specifici per il Sud, poco diffusi nell’area; bisognerebbe altresì prolungare il Piano per il Sud 2013-2015 dell’Ice (Istituto nazionale per il commercio estero) per la promozione delle esportazioni, ed esteso anche alle regioni meridionali non dell’obiettivo convergenza.

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