Mezzogiorno: brusca impennata disoccupazione e famiglie in crisi - QdS

Mezzogiorno: brusca impennata disoccupazione e famiglie in crisi

Oriana Sipala

Mezzogiorno: brusca impennata disoccupazione e famiglie in crisi

martedì 02 Dicembre 2014

Rapporto Italia lavoro 2014: nuclei familiari in difficoltà per perdita lavoro di uno o più componenti. L’Isola è tra le regioni più problematiche. Peggio Sardegna, Calabria e Puglia

CATANIA – Le congiuntura economica poco favorevole degli ultimi anni ha avuto significativi riflessi sullo stato occupazionale della popolazione. A dimostrare come la crisi abbia avuto delle conseguenze negative per le famiglie italiane è, tra gli altri, il Rapporto annuale 2014 “Famiglie e lavoro” realizzato da Italia lavoro e pubblicato lo scorso 24 novembre. Secondo i dati di tale Rapporto, sono sempre più numerosi quei nuclei che vivono in condizioni di sofferenza materiale per la perdita del lavoro da parte di uno o più componenti.
 
Un fenomeno, questo, particolarmente accentuato al Sud, laddove l’offerta occupazionale è sempre stata molto più contenuta rispetto a quella delle regioni settentrionali. Nella fattispecie, in Sicilia si attesta al 21% la quota di famiglie con almeno un componente che ha perso il lavoro nel 2013: un dato molto al di sopra della media nazionale, pari al 15,6% e superato solo dalla Sardegna (24%), dalla Calabria (23,3%) e dalla Puglia (22,2%). Percentuali molto alte si riscontrano in generale in tutte le regioni del Mezzogiorno, mentre al Nord la quota si aggira intorno al 13%.
La disoccupazione, insomma, ha conosciuto una brusca impennata nel Mezzogiorno, senza eccezione alcuna per la nostra Isola, che anzi è tra le realtà più problematiche. La Sicilia, infatti, detiene il primato del numero di famiglie prive di componenti che percepiscono reddito da lavoro o pensione: esse costituiscono il 37,9% sul totale delle famiglie, contro il 18,8% del Trentino Alto Adige (che registra la quota più bassa) e contro il 27% della media nazionale. Parallelamente è molto alto, nella nostra regione, il numero di famiglie con almeno un componente in cerca di lavoro: nel 2013 si parla del 14,5% del totale delle famiglie, un numero in forte aumento se si considera che nel 2007 esso era pari al 9,9% e nel 2012 al 13,4%.
 
In realtà, la crisi del mercato del lavoro, ha comportato una crescita di tale quota un po’ ovunque, ma in maniera molto più contenuta nelle regioni settentrionali: in Lombardia e Valle d’Aosta, per esempio, si è passati da cifre che si aggiravano intorno al 3,5% nel 2007 a cifre che nel 2013 sono aumentate fino al 7,5% circa. Superano abbondantemente il 10% tutte le regioni meridionali, con punte massime in Calabria, Campania e Puglia, dove si va oltre il 15%.
La situazione appare altrettanto drammatica se si considera la condizione dei padri, soprattutto laddove è ancora molto forte il modello tradizionale di famiglia, in cui a percepire il reddito, molto spesso, è appunto il genitore maschio, non sempre affiancato da donne che lavorano. In Sicilia i padri occupati si attestano al 62,5%, contro l’80% circa del Trentino e dell’Emilia Romagna, il 78% di Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto e Toscana, il 75% di Liguria e Piemonte. In compenso, la nostra Isola ha il primato dei padri disoccupati, che nel 2013 arrivano a toccare il 9,4%, percentuale superata solo dalla Calabria, dove il tasso si attesta al 9,7%. Inutile dire che, anche in questo caso, al Nord si registrano percentuali molto meno allarmanti: in Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia non si va oltre il 3%, mentre in regioni come la Liguria, la Toscana, l’Emilia Romagna, la Lombardia, ci si arresta al 3,5%.
 


Madri single. Nel 2013 solo il 62% ha un’occupazione
 
Il discorso sulle condizioni occupazionali dei membri di una famiglia non sarebbe completo se non ci soffermassimo a parlare anche delle madri. Tra le varie tipologie di famiglia che si riscontano nel Belpaese c’è anche quella delle madri monogenitore, che hanno uno o più figli a carico e che, pertanto, hanno bisogno di lavorare per garantire  a se stesse e alla prole una fonte di sostentamento. Queste, nel 2013, ammontano a 270 mila tra divorziate o separate, vedove e nubili. Il 62% delle madri monogenitore ha un’occupazione, l’8,5% è in cerca di lavoro e il 29,5% è in una situazione di inattività. Queste ultime due categorie sono certamente quelle più svantaggiate e, non a caso, sono più numerose al Sud. Regioni come la Campania, la Sicilia, la Basilicata, la Puglia e la Calabria presentano la quota più alta di madri monogenitore in cerca di un lavoro (oltre il 50% del totale delle madri monogenitore). Tassi più contenuti si registrano nelle regioni del Nord, dove non si supera il 35%.
Altrettanto drammatica è la situazione per quelle famiglie costituite dalla coppia e da uno o più figli, dove non lavora né il padre né la madre: in Sicilia si registra il valore più alto (54,8%), seguita dalla Campania (52,9%) e dalla Calabria (50,4%), contro una media nazionale pari al 39,7%. Il Veneto è la regione più virtuosa, con una percentuale del 19,1%, ma l’andamento è simile in quasi tutte le regioni settentrionali.

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