Nell’omicidio di Andrea Cottone coinvolto il boss Comparetto - QdS

Nell’omicidio di Andrea Cottone coinvolto il boss Comparetto

redazione

Nell’omicidio di Andrea Cottone coinvolto il boss Comparetto

venerdì 05 Dicembre 2014

L’imprenditore fu convocato con una scusa e brutalmente ucciso

PALERMO – Era stato convocato in un ristorante minigolf di Ficarazzi con una scusa, il 13 novembre 2002. Qui sarebbe stato strangolato e sciolto nell’acido in una fabbrica di marmi a Bagheria. Il giallo sulla sparizione con il metodo della lupara bianca dell’imprenditore Andrea Cottone avvenuta a Villabate era stato risolto dopo quasi dodici anni. Ma secondo i carabinieri, oltre a Ignazio Fontana, di 41 anni, Onofrio Morreale, di 48, e Michele Rubino, di 54, finiti in carcere lo scorso marzo, c’era un quarto uomo: Giuseppe Comparetto, 38 anni, detenuto dal 5 giugno scorso, nell’ambito dell’operazione “Reset”, poiché ritenuto il reggente della famiglia mafiosa di Ficarazzi.
I carabinieri sono riusciti a fare luce sull’omicidio grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia come Mario Cusimano, Stefano Lo Verso e Sergio Flamia. Il 13 novembre 2002 l’imprenditore venne accompagnato a bordo della propria auto al ristorante minigolf di Ficarazzi, apparentemente per discutere con Onofrio Morreale su alcuni furti ai danni dello stesso Cottone. Da quel giorno si persero le sue tracce.
Secondo il racconto dei pentiti ad attendere Cottone al minigolf c’era un commando. Per Cottone non ci fu scampo. Lo stesso pomeriggio nel mare di Aspra vennero buttati in mare anche alcuni oggetti dell’imprenditore. In quell’occasione il commando avrebbe dovuto eliminare anche la persona che aveva accompagnato il Cottone all’appuntamento,  che però si salvò solo perché uno dei killer si era accorto della presenza di un testimone. Il successivo 27 novembre 2002, a Termini Imerese, venne rinvenuta l’autovettura regolarmente parcheggiata. I pentiti hanno raccontato che nel giorno dell’omicidio addosso a Cottone erano stati trovati 4 mila € in contanti e un assegno da 7 mila €. Parte dei soldi (2 mila €) vennero usati per acquistare vestiti nel negozio “Giglio In”.

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