Catania - La strage delle imprese artigiane - QdS

Catania – La strage delle imprese artigiane

Melania Tanteri

Catania – La strage delle imprese artigiane

mercoledì 10 Dicembre 2014

Investimenti in scuole e università, infrastrutture e fisco i settori su cui bisognerebbe intervenire. Sconfortanti i dati dell’Osservatorio artigiano: la crisi ha falcidiato 2.567 aziende

CATANIA – È crisi nera a Catania, anche per le piccole e medie imprese e per quelle artigiane.
Il report presentato la scorsa settimana non lascia adito a interpretazioni, consegnando la fotografia di una realtà in cui le saracinesche abbassate sono superiori a quelle aperte. Un trend che, nonostante sia tale da anni, non si riesce a invertire.
Come spiega Salvatore Bonura che ha presentato alla città i dati raccolti dell’Osservatorio regionale sull’artigianato e la piccola impresa che ha anche svolto un’accurata indagine su un campione di 120 imprese (operanti a Catania (60%) e nel resto della regione (40%)) interrogandone i titolari sugli effetti della crisi e sui comportamenti degli imprenditori. “Il motore dell’economia italiana, nonostante qualche timido segnale di ripresa – ha sottolineato – continua a perdere giri e stenta a uscire da una recessione davvero profonda. Un dato emerge in tutta la sua drammaticità: la crisi italiana è la crisi del Mezzogiorno”.
I dati presi in esame nascono dal confronto tra i primi tre trimestri del 2013 e del 2014. Uscire dalla recessione è un’impresa non semplice per un’economia che perde terreno e che vede, tra i settori in ginocchio, emergere quello manifatturiero, i servizi, l’artigianato e il turismo.
All’interno di un quadro sicuramente poco incoraggiante, la situazione della Sicilia appare decisamente preoccupante e Catania non fa certo eccezione: dall’inizio della crisi al 30 settembre 2014 hanno abbassato le saracinesche in Italia 107.743 imprese artigiane, in Sicilia 8.791, a Catania 2.567.
Secondo il report, “L’andamento dei settori nell’artigianato in provincia di Catania registra saldi negativi in tutti i macrosettori, ad eccezione dei servizi alle imprese che chiudono i tre trimestri con un saldo attivo pari a + 5 imprese”. Sulla città continuerebbero a gravare i problemi occupazionali e la sfiducia da parte dei cittadini e l’andamento dei settori nell’artigianato in provincia registra saldi negativi in tutti i macrosettori, ad eccezione dei servizi alle imprese.
Il risultato complessivo che emerge dai dati presi in esame è un dualismo territoriale tra il nord e il sud del paese difficilmente sanabile. “Ne consegue – si legge nel report – che, per affrontare l’emergenza che si fa sempre più grave, occorre che, in un Paese duale come il nostro, un intervento nazionale non abbia lo stesso effetto in una regione come il Veneto o la Lombardia o in un’altra quale la Sicilia o la Calabria”. Tra le proposte di intervento per sanare le disparità ci sono investimenti massicci nelle scuole e nelle Università meridionali e nelle infrastrutture e nella logistica e incentivi per semplificare e ridurre gli adempimenti e l’incidenza del fisco. A livello regionale, invece, la strada maestra indicata dall’Osservatorio è quella di sottrarre risorse alla spesa improduttiva da reindirizzare verso attività produttive che creano occupazione intercettando fondi europei.

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