Senza gli impianti disastro rifiuti - QdS

Senza gli impianti disastro rifiuti

Carlo Alberto Tregua

Senza gli impianti disastro rifiuti

martedì 16 Dicembre 2014

Industrie Rsu per l’energia

Crocetta è disperato e chiede aiuto (non si sa a chi), perché a marzo tutte le discariche della Sicilia saranno intasate e il percolato di risulta avrà continuato a fare danni irreparabili.
Non si capisce chi dovrebbe dargli aiuto, dal momento che si tratta di trovare nuovi spazi per fare nuove discariche. Continuando su questa strada dissennata, la Sicilia diventerà un’immensa pattumiera all’aperto, perché nei prossimi decenni qualunque spazio sarà saturo.
Frattanto, la Corte dell’Unione europea ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia relativa alle discariche, stabilendo una multa forfettaria di 40 milioni, più una di 42,8 mln a semestre. Si tratta di una procedura che nel 2007 registrò una prima sentenza e sulla quale i governi hanno fatto orecchie da mercante.
Ora i nodi sono arrivati al pettine, per cui Governo e Regioni devono adottare soluzioni innovative, non più consentire l’ammassarsi di pestilenziali Rsu che ammorbano l’ambiente e rendono precaria, questo sì, la vita degli abitanti.

La situazione è disperata nelle otto regioni del Sud, preda di mafie e organizzazioni criminali, che delle discariche a cielo aperto hanno fatto uno dei loro business principali. Infatti, quando arriva l’emergenza, che diventa abituale, tutto agisce con somma urgenza, per cui gli appalti dei relativi servizi vengono pagati tre o quattro volte di più: una pacchia, per la criminalità organizzata.
La situazione in Sicilia è insostenibile. Se Crocetta avesse lungimiranza non dovrebbe fare altro che copiare come il gravissimo problema sia stato risolto in Europa e nel mondo civile: costruendo impianti Rsu per la produzione di energia e biocarburanti.
Non si capisce a che serva l’appello a Renzi, quando autonomamente Crocetta potrebbe pubblicare i bandi di evidenza pubblica, anche sulla Gazzetta europea, per la costruzione di dieci impianti di ultima generazione, atti a consumare i 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani della Sicilia, ogni anno, con i quali produrre energia da fonti rinnovabili e biocarburanti.
Non a tutti è noto, infatti, che energia e biocarburanti derivati dagli Rsu si considerano come da fonti rinnovabili e pertanto sui prezzi finali di vendita non gravano le accise, almeno fino ad oggi.

 
Certo, sappiamo che il famelico Governo, incapace di tagliare la spesa pubblica clientelare dei privilegiati, se appena vedesse un prodotto privo di imposte, provvederebbe immediatamente ad istituirle. Ma questo è un discorso del futuro.
Tornando alla Sicilia, abbiamo più volte scritto e documentato che le dieci industrie Rsu per la produzione di energia e biocarburante potrebbero trovare collocazione a costo zero nelle 11 decotte aree industriali.
Darebbero lavoro per la loro costruzione a duemila persone e ad altrettante per l’ordinaria gestione. Si tenga conto che ognuno di questi impianti, secondo conti economici standard europei, produrrebbe redditi tra i due e i tre milioni di euro e conseguenti imposte per circa la metà.
Le obiezioni dei falsi ambientalisti sull’ipotetico inquinamento sono del tutto destituite di fondamento. Infatti gli impianti di ultima generazione hanno un impatto ambientale prossimo allo zero.

Ma quanti vantaggi ne deriverebbero? Il primo riguarda le discariche, che potrebbero essere totalmente bonificate dopo avere consumato nei predetti impianti le migliaia di tonnellate in esse accumulate. Per i primi anni, i dieci impianti indicati potrebbero lavorare 24 ore al giorno, producendo molta energia e molto biocarburante, e raddoppiando in tal modo i posti di lavoro.
Il secondo vantaggio riguarderebbe la diminuzione della raffinazione che appesta i tre poli siciliani, esigendo da un canto il dimezzamento della produzione, ovvero l’incasso delle accise a compensazione degli enormi danni all’ambiente che tali impianti di raffinazione hanno provocato alla Sicilia in questi sessant’anni.
Il terzo vantaggio sarebbe di tipo sociale, perché finalmente, affrancata dalle puzzolenti ed inquinanti discariche, la Sicilia salirebbe molti gradini, nella classifica della qualità dell’ambiente, avvicinandosi alle più civili regioni dell’Europa dei 28.
Da qualunque parte si giri, la soluzione che prospettiamo è la più ovvia. Né Cuffaro, né Lombardo l’hanno voluta capire. Ce la farà Crocetta a capirla, o confermerà che è duro di comprendonio?

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