Migrazione, bilancio di un anno 207.000 sbarchi, 3.400 morti - QdS

Migrazione, bilancio di un anno 207.000 sbarchi, 3.400 morti

Roberto Quartarone

Migrazione, bilancio di un anno 207.000 sbarchi, 3.400 morti

giovedì 18 Dicembre 2014

Tra le proposte al Parlamento europeo quella di favorire i flussi legali, senza aprire le frontiere. Con Mare nostrum meno vittime in proporzione, ma per gli scafisti è stato un’affare

PALERMO – “Sono più di 207.000 le persone che hanno attraversato il Mediterraneo dall’inizio di gennaio – quasi tre volte in più rispetto al precedente picco di circa 70.000 persone nel 2011”. Bastino questi due dati per apostrofare il 2014 come anno di boom per le migrazioni da Africa e Asia verso l’Europa passando per il mar Mediterraneo. È l’Unhcr, l’agenzia dei rifugiati dell’Onu, che il 10 dicembre ha pubblicato questo monitoraggio e lancia l’allarme sulle vittime: sono state 3.419 quest’anno.
L’aumento degli sbarchi è coinciso con l’istituzione dell’operazione Mare nostrum, che ha reso meno pericolosa la traversata (diminuendo proporzionalmente il numero delle vittime), ma dall’altro ha incentivato il lavoro degli scafisti. “Non si può fare ricorso a misure deterrenti per fermare una persona che è in fuga per salvarsi la vita, senza che questo comporti un ulteriore incremento dei pericoli in cui incorre”, ha affermato l’alto commissario per i rifugiati António Guterres.
A fine agosto, un giudizio controverso sull’operazione era arrivato anche dall’ex direttore esecutivo dell’agenzia europea Frontex,  Gil Arias Fernández: “I traghettatori hanno approfittato di ‘Mare nostrum’ mettendo più gente in mare e per loro è diventato un business più economico: mettono meno benzina, meno cibo, meno acqua, dunque ci sono più rischi per i migranti”. Intanto, l’operazione guidata dal Governo italiano ha salvato 150.810 individui in 421 operazioni tra il 18 ottobre 2013 al 17 ottobre 2014 (dati della Marina militare), salvando così un alto numero di vite.
Il presente è rappresentato dall’operazione Tritone, che è chiara negli obiettivi (il controllo della frontiera marittima meridionale dell’Ue, ma prestando anche aiuto ai migranti, con la suddivisione dei costi e dei compiti tra 21 dei 28 Stati membri) ma che non ha un futuro così certo.
Questa settimana a Strasburgo, infatti, la plenaria del Parlamento europeo discuterà su una risoluzione che mira a stabilire i prossimi passi dell’approccio del Vecchio Continente nei confronti della migrazione.
“Non è chiaro come gli Stati membri contribuiranno in futuro”, ha scritto il relatore Claude Moraes, eurodeputato laburista britannico. Il testo approvato dalla commissione Libertà civili contiene un’esortazione alle istituzioni europee per uniformare le linee guida e affrontare insieme il problema. Tra l’altro, si richiede una “suddivisione corretta delle responsabilità e della solidarietà verso gli Stati membri che ricevono il numero più alto di rifugiati e richiedenti asilo”, dunque l’Italia e gli altri Paesi del Sud.
C’è anche la proposta di trovare altre strade per favorire la migrazione legale: non è specificata alcuna misura nella risoluzione, ma non si vogliono comunque aprire le frontiere. Rimane infatti ferma la volontà di rimandare ai propri territori d’origine chi non ha i requisiti per chiedere asilo e protezione in Ue, “utilizzando meglio le risorse per chi invece ne ha bisogno”.
L’ultimo problema preso in considerazione dalla risoluzione è legato alla lotta contro gli scafisti e i trafficanti di esseri umani. Moraes e la commissione Libertà civili chiedono un inasprimento delle pene contro i criminali e, questa la novità, “anche contro individui o gruppi che sfruttano i migranti vulnerabili nell’Ue”. I recenti fatti di cronaca in Italia, con l’inchiesta “mafia capitale”, sembrano giungere a pennello.
 

 
Processo di Khartoum. Cooperazione tra gli Stati membri e i Paesi africani
 
STRASBURGO (Francia) – Altra questione che il Parlamento europeo affronta in plenaria è il “Processo di Khartoum”. Si punta a mettere attorno a un tavolo i 28 Paesi dell’Ue con alcuni Stati africani, in modo da discutere e cercare soluzioni su come contrastare la migrazione irregolare e la tratta degli esseri umani. L’azione è stata avviata il 28 novembre dall’alto rappresentante per gli Affari esteri, Federica Mogherini, a Roma, riunendo attraverso una conferenza ministeriale i rappresentanti europei e i 10 principali Stati africani da cui provengono o attraverso cui passano i migranti (Egitto, Eritrea, Etiopia, Gibuti, Kenia, Libia, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Tunisia).
Si cercherà, durante questo processo che prende il nome dalla capitale sudanese, di far sviluppare progetti di “rafforzamento delle capacità istituzionali dei Paesi di origine e transito dei flussi”, come recita un comunicato del Parlamento. I progetti di cooperazione che ne nasceranno (finanziati dai fondi Ue) serviranno a contrastare le cause strutturali del problema. È solo un primo seme: il processo sarà molto più lungo di quanto si possa prevedere.

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