Dispositivi medici, prezzo opinabile - QdS

Dispositivi medici, prezzo opinabile

Maria Francesca Fisichella

Dispositivi medici, prezzo opinabile

sabato 17 Ottobre 2009

Sanità. Differenziati i costi delle forniture ospedaliere.
Definizione di dispositivi medici. Pace maker, protesi, defribillatori, circa 800 mila apparecchi, strumenti o impianti per prevenzione, controllo, terapia o attenuazione malattie.
Defribillatori impiantabili. L’unico dispositivo classificato sul sito della Sanità regionale dall’Osservatorio prezzi. Un elenco di una ventina di modelli diversi e solo per alcuni il prezzo

PALERMO – La disomogeneità delle informazioni si è rivelata uno degli aspetti più critici per i conti della spesa sanitaria regionale. Ne ha riferito anche la Corte dei conti, sezioni riunite, nella Relazione al Rendiconto della Regione Sicilia per l’esercizio finanziario 2008. La tabella pubblicata in pagina, ripresa dal Piano di rientro 2007-2009 fa vedere la disomogeneità dei dati tra tre sole aziende: mentre l’azienda ospedaliera Cervello di Palermo nel 2005 spendeva 339 euro di farmaci per ricovero, l’Umberto primo di Siracusa ne spendeva solo 77, il Papardo di Messina 176 €.
Mettere ordine al caos risulterebbe determinante per sostenere la stima di risparmio, prevista dal Piano di rientro per il triennio 2007-2009.
Un esempio per tutti è la variabilità dei costi delle forniture di dispositivi medici, come si può vedere sempre nella tabella in pagina. La questione non è nuova, ma dal 2007 la si sta affrontando solo adesso, in cui si vive una fase di grande transizione.
Gli strumenti di controllo, però, sono già previsti sia a livello nazionale che a livello regionale. Nel primo caso con la Commissione unica sui dispositivi medici, istituita dalla legge 27 dicembre 2002, n. 289 (art. 57) che ha cominciato ad operare alla fine del 2003; nel secondo caso con l’Osservatorio Regionale prezzi per dispositivi medici, specialità medicinali, servizi, lavori e altre forniture di beni diversi, istituito con D.A. n. 32 del 18.01.2007, quale strumento operativo/gestionale per acquisire efficienza ed economicità nell’approvvigionamento di beni e servizi.
Claudio De Giuli, capo del Dipartimento della qualità del ministero della Salute, già direttore generale dei Farmaci e dei Dispositivi medici, vicepresidente della Commissione, ha chiarito che: “La legge istitutiva affidò alla Cud il compito di definire e aggiornare il repertorio dei dispositivi medici e di classificare tutti i prodotti in classi e sottoclassi specifiche, “con l’indicazione del prezzo di riferimento”. Il primo compito affrontato dalla Cud, in quanto prioritario sotto il profilo logico, perché diretto a mettere ordine in una materia caotica, fu quello dell’elaborazione della Classificazione. Essa fu messa a punto nell’estate 2005 e approvata con decreto ministeriale nel settembre dello stesso anno. Si tratta di una classificazione basata sulla destinazione d’uso dei dispositivi e/o sulle loro caratteristiche sotto il profilo anatomico-funzionale. Dopo che la legge finanziaria 2006 ebbe indicato uno specifico percorso procedurale per rendere ufficiale e vincolante l’impianto classificatorio anche nei confronti delle Regioni, la classificazione (denominata “Classificazione nazionale dei dispositivi medici”) fu definitivamente approvata con D.M. 20 febbraio 2007. Con D.M.13 marzo 2008 è stato approvato il primo aggiornamento della Classificazione”.
A livello regionale, avrebbe dovuto essere l’Osservatorio regionale prezzi ad avvalersi della classificazione nazionale (Cnd), predisposta dalla Commissione unica dei dispositivi (Cud), per la individuazione dei singoli dispositivi medici, insieme alle specialità medicinali, da sottoporre a monitoraggio, come spiegato nel “Piano di contenimento e di riqualificazione del Servizio sanitario regionale 2007/2009”, dove – fra l’altro – è previsto che “verranno, altresì, verificate anche le informazioni acquisibili attraverso le rilevazioni aziendali effettuate per adempiere al disposto dell’art. 57 comma 5 della L. n. 289 del 27.12.2002”. Ma c’è ancora tanto lavoro da fare.

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