Regione, un miliardo per azionarne 20 - QdS

Regione, un miliardo per azionarne 20

Carlo Alberto Tregua

Regione, un miliardo per azionarne 20

mercoledì 24 Dicembre 2014

Risorgimento Sicilia, ritorno alla Politica

C’è quasi da annoiarsi a ripetere le stesse cose da più di un decennio. Ma ora che la Sicilia è ridotta allo stremo, con un bilancio regionale pieno di buchi, con un centinaio di Comuni in dissesto o quasi, con quei fantasmi che sopravvivono, quali le Province, con partecipate pubbliche da 30 mila dipendenti e migliaia fra consiglieri di amministrazione, revisori dei conti e consulenti, non c’è più tempo e spazio per dilazionare le decisioni rigorose che devono mettere in moto l’economia.
Com’è noto a chi se ne intende, con un miliardo si azionano 20 miliardi di investimenti e si creano 8 mila posti di lavoro per miliardo, quindi fra 150 e 200 mila posti di lavoro. Ma le risorse indicate vanno spese subito e bene, per dare liquidità al sistema.
Peraltro, le risorse dell’Ue e quelle statali sono disponibili e accantonate, pronte per essere utilizzate. Basta che la Regione apposti fra le spese il miliardo richiamato e nel corso del 2015/2016 la macchina si metterà in moto quasi automaticamente.

C’è però una condizione essenziale e tassativa. I cantieri si possono attivare se la burocrazia regionale e quelle comunali cominciano a funzionare in modo professionale, se rilasciano autorizzazioni, concessioni e provvedimenti consimili in trenta giorni dalla richiesta, ovvero li negano. Dal che si deduce che i dirigenti debbono prendere decisioni tassative, assumendosene la responsabilità. Insomma, devono ribaltare l’attuale loro comportamento secondo il quale chi non fa non sbaglia.
Ovviamente, fra i dirigenti regionali e quelli comunali vi è una parte di incapaci, di mascalzoni e di corrotti, ma è altrettanto vero che vi è un’altra parte, forse maggioritaria, di dipendenti capaci e onesti, in condizione di ribaltare gli attuali comportamenti deleteri.
Naturalmente, è indispensabile che gli assessori preposti ai diversi rami amministrativi della Regione e dei Comuni abbiano adeguata preparazione, in modo da comprendere le questioni prospettate dai dirigenti. Se gli assessori sono ignoranti in senso lato o ignoranti della materia che trattano, saranno sicuramente abbindolati dai dirigenti disonesti e non potranno capire, e quindi sostenere, gli altri dirigenti onesti.
 

Tutto si gioca sulla competenza. Non è più possibile che Pinco Pallino diventi assessore, in quanto la banale scusa che il politico non debba avere competenze è una pura idiozia. In nessuna parte del mondo avanzato vi sono vertici politici nel cui ruolo si siede un incapace, salvo le eccezioni.
Qui da noi, invece, l’eccezione è l’assessore capace e onesto, mentre di norma gli altri sono quantomeno inconcludenti.
Questa considerazione non è frutto di fantasia, ma nasce dalla capacità oggettiva di ciascun assessore, regionale o comunale, di raggiungere i risultati, la cui sintesi è misurata dall’incremento o dal decremento del Pil.
Ci dobbiamo abituare, infatti, a fissare Pil e occupazione nel momento dell’insediamento di un presidente di Regione o di un sindaco e come i due indici si muovono alla fine della legislatura regionale o della consiliatura comunale.
Pil e occupazione sono due giudici inflessibili, che misurano la capacità dei vertici, consistente anche nel far funzionare le amministrazioni in modo efficiente e professionale.

Certo, per invertire il comportamento, e quindi raggiungere risultati di crescita, occorrerebbe un’Assemblea regionale in cui i componenti rinunciassero ai privilegi. Consiglieri-deputati con un’indennità non superiore a 5 mila euro al mese, più i rimborsi delle spese vive per soggiorno; dirigenti e dipendenti pagati quanto i loro colleghi della Lombardia o del Friuli, anch’essa Regione a Statuto speciale; pensionati con assegno proporzionato esclusivamente ai contributi versati.
Purtroppo, i consiglieri-deputati attuali sono in gran parte portatori di interessi clientelari e tutta l’Assemblea regionale ci costerà, nel 2015, 158 milioni contro i 66 della Lombardia.
Il bravo presidente, Giovanni Ardizzone, si lamenta che noi scriviamo questi dati, ma il nostro mestiere con la schiena dritta non ci può esimere dal fotografare la situazione reale al di fuori di inutili e fumose obiezioni, che vogliono giustificare inutilmente sprechi e privilegi dei quali dobbiamo abituarci a farne a meno. Ora, non domani!

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