Il denaro pubblico è sacro, ora basta - QdS

Il denaro pubblico è sacro, ora basta

Carlo Alberto Tregua

Il denaro pubblico è sacro, ora basta

sabato 03 Gennaio 2015

Cessino corruzione, sprechi, evasione

Undicimila partecipate, 1 milione di dipendenti, 38 mila poltrone, tra consigli di amministrazione e collegi dei revisori, 26 miliardi di perdite l’anno. Questo è il quadro sintetico portato da numeri incontrovertibili di uno dei più grandi sprechi del denaro pubblico.
Fatte poche eccezioni, se le undicimila partecipate fossero cancellate con un frego di matita, di botto si troverebbero le risorse per fare investimenti e si toglierebbe una delle cause principali dell’estesa corruzione che c’è in codeste partecipate.
Spesso la tangente serve per fare qualcosa; se è in limiti minimi può anche essere sopportata, ma non può essere ammessa. Il danno maggiore c’è quando si ha corruzione per non fare nulla, come dimostrano centinaia di manufatti non completati in decine di anni.
Non servono pene esemplari per punire i corrotti, serve che la pena sia immediata, accompagnata dall’esclusione dai pubblici uffici.

Il denaro pubblico è sacro, è ora di dire basta al suo utilizzo per interessi privati. è ora di dire basta a tanti funzionari pubblici e politicanti senzamestiere che si fanno coinvolgere da imprenditori disonesti, per percepire una mazzetta che dovrebbe schifare qualunque persona onesta.
Le porcherie, che si sono verificate in questi vent’anni, sono enormi e conseguenti di un’inefficienza generalizzata della Pubblica amministrazione, i cui dirigenti e dipendenti hanno dimenticato il loro giuramento prescritto dall’articolo 54 della Costituzione.
Quanto precede è anche una conseguenza dell’ingresso nelle strutture pubbliche di cittadini che non hanno superato alcuna selezione concorsuale, come prescrive l’articolo 97 della Costituzione.
L’inserimento di tanta gente incapace ha provocato lo sfascio dei servizi pubblici ed aumentato la forbice fra i tributi pagati dai cittadini e i pessimi servizi che essi ricevono, poco e male, quando li ricevono.
In questo quadro non ci stanchiamo di sottolineare la responsabilità oggettiva di tutta la Classe dirigente, non politica e non burocratica, che con il suo connivente silenzio ha alimentato sia l’inefficienza che la corruzione.
 

Soldipubblici.gov.it è il sito che provvidamente il Governo ha attivato. In esso sono finalmente comparsi i comportamenti irresponsabili dei vertici delle istituzioni meridionali in confronto a quelli dei loro colleghi delle regioni settentrionali.
Qui, il menefreghismo, l’interesse clientelare, il voto di scambio, la cultura del favore hanno portato otto regioni del Sud, eccezion fatta la Puglia e la Basilicata, in condizioni disastrose.
Fra esse la Sicilia primeggia come maglia nera, seppur in buona compagnia di Calabria e Campania. Alcuni bravi giornalisti siciliani, dopo aver letto il sito, hanno scoperto l’acqua calda. Hanno scoperto, cioè, tutti i dati che noi pubblichiamo continuamente da dieci anni.
Il nostro gruppo di redattori ha affinato la vera tecnica giornalistica, basata sulle inchieste, nelle quali vengono individuati date e dati. Questo è fare giornalismo che interessa i cittadini-lettori, non le notizie Ansa (che rispettiamo) o la cronaca spicciola che non da mai il quadro d’assieme dell’andamento degli eventi.

Quanto precede non è per imbrodarci, bensì per indicare il servizio che siamo abituati a fare alla collettività: far capire come sono le cose e, soprattutto, cosa fare per risolvere i problemi strutturali e giornalieri.
Questo manca in Sicilia: il metodo. Consigliamo di leggere Discours de la méthode scritto da René Descartes  (1596-1650) nel 1637.
Corruzione, sprechi ed evasione inquinano la democrazia, quella ben descritta da Alexis de Tocqueville (1805-1859) Democrazia in America (1835) e ripresa, parafrasando, da Mario Monti e Sylvie Goulard in Democrazia in Europa.
La democrazia è una cosa seria: funziona solo se prevale nei comportamenti dei cittadini ed in quelli dei loro rappresentanti istituzionali, sempre e comunque, l’interesse generale.
Perché la democrazia si consolidi occorre una grande cultura, che viene portata dalla lettura e dal confronto delle idee, in modo civile e costruttivo, con passione e fiducia.

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