Rifiuti, per evitare il tracollo si facciano gli impianti energetici - QdS

Rifiuti, per evitare il tracollo si facciano gli impianti energetici

Bartolomeo Buscema

Rifiuti, per evitare il tracollo si facciano gli impianti energetici

giovedì 15 Gennaio 2015

In Sicilia quasi il 90% dello smaltimento avviene in discariche, ormai in fase di saturazione. In Italia, in un anno, oltre 5.000 GWh di energia provengono dagli Rsu

CATANIA – Nel 2013, dai rifiuti urbani conferiti negli impianti d’incenerimento, sono stati prodotti 4.193 GWh di energia elettrica e 1.508 GWh di energia termica. Una quantità che può coprire il fabbisogno energetico di una città di circa un milione di abitanti. È un dato in continua crescita: nel 2003 si recuperavano 1.885 GWh di energia elettrica e 492 GWh di energia termica.
Questi i principali risultati che leggiamo nel recente Rapporto Ispra-Federambiente sul “Recupero energetico dai rifiuti urbani in Italia” che fotografa, a livello nazionale, il comparto della valorizzazione energetica dei rifiuti urbani. Un settore che, al primo dicembre 2013, registrava la presenza nel territorio nazionale di quarantacinque impianti d’incenerimento, tutti con recupero di energia termica, alimentati da 7,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani l’anno. Nel rapporto si legge anche che l’Italia è in linea con le altre nazioni europee più avanzate per il livello tecnologico dei propri impianti d’incenerimento che se ben gestiti sono a bassissimo impatto ambientale, come dimostrano le tante indagini eseguite. Comunque preferibili allo smaltimento in discarica.
Diamo, qui, alcuni dati concernenti la gestione dei rifiuti urbani nei ventotto Paesi dell’Unione europea: il 15% dei rifiuti è avviato a compostaggio, il 28% è riciclato, il 24% finisce negli impianti d’incenerimento, il 33% è ancora smaltito in discarica. Sono dati medi dai quali ovviamente si possono enucleare realtà nazionali diverse. Ad esempio, in Germania la percentuale dei rifiuti inceneriti è pari al 35%, nei Paesi Bassi raggiunge il 49%, mentre in Italia, nel 2013, sono stati inceneriti solo il 18,2% dei rifiuti urbani. Vogliamo, infine, ricordare che un impianto d’incenerimento produce residui di trattamento che vanno smaltiti in totale sicurezza per l’ambiente e in modo sostenibile. Nella nostra Penisola, sempre nel 2013, si è prodotta quasi un milione di tonnellate di cenere, alla quale si aggiungono oltre 389 mila tonnellate di materiale solido provenienti dal trattamento filtrante dei fumi.
A incentivare questo sistema di gestione del rifiuto che potrebbe sbloccare a livello nazionale contenuti energetici per a 1,2 miliardi di euro (stima Cassa depositi e prestiti), c’è l’articolo 35 dello Sblocca Italia (legge di conversione 11 novembre 2014) che prevede la realizzazione degli impianti con recupero energetico che vengono definiti come “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale” e “consentono di superare e prevenire ulteriori procedure di infrazione per mancata attuazione delle norme europee di settore e limitano il conferimento di rifiuti in discarica”. Una necessità non più rinviabile, perché l’attuale sistema isolano basato sulle discariche, che gestiscono il 90% dei rifiuti urbani prodotti, non è più sostenibile come testimoniano gli impianti in fase di saturazione e il surplus di rifiuti da 3mila tonnellate al giorno che la Regione dovrà gestire da marzo assieme alla sostanziale quota di rifiuti in esubero che non è ancora riuscita a smaltire in questi ultimi mesi.
 
Per evitare il caos la strada è segnata: la Regione dovrà munirsi dei suoi impianti attraverso project financing e implementare, finalmente, la gerarchia del rifiuti sancita dalla direttiva europea che prevede riduzione della produzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero di energia.

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