Ricerca e Sviluppo, ecco come la Sicilia resta indietro - QdS

Ricerca e Sviluppo, ecco come la Sicilia resta indietro

Serena Giovanna Grasso

Ricerca e Sviluppo, ecco come la Sicilia resta indietro

sabato 17 Gennaio 2015

L’innovazione è il punto debole dell’Italia. Il Paese ha ridimensionato la spesa all’1,53% del Pil rispetto al 3% dell’Europa. Confindustria: nel 2013 l’Isola la impiegato solo lo 0,80% del Pil in ricerca e sviluppo

PALERMO – Nel Mezzogiorno ed in particolare in Sicilia lamentiamo continuamente l’arretramento economico che da tempo immemore ci contraddistingue. Prendiamo come esempio il settore imprenditoriale: nel Mezzogiorno ed anche nell’Isola riescono ad attecchire con maggiore facilità le piccole imprese, quelle che contano non più di dieci addetti (rispettivamente 89,9% e 93,1%), oltre dieci punti percentuali rispetto alla media Centro-Settentrionale. Al contrario, al Nord troviamo una percentuale pressoché doppia di imprese di più ampie dimensioni, con tutto quel che poi ne deriverà certamente in termini economici per quel che attiene crescita, sviluppo e incremento delle opportunità.
Per non parlare poi del numero di imprese presenti nel Mezzogiorno che costituisce meno della metà rispetto a quelle settentrionali (in ordine 1.679.563 e 3.484.736). Certamente la crisi incide in maniera nient’affatto indifferente, ma d’altro canto le stesse imprese, tanto siciliane quanto meridionali, fanno ben poco per migliorarsi, per cercare di attrarre un maggior numero di clienti, in parole povere investono troppo poco in ricerca e sviluppo. È esattamente quanto si rileva dal rapporto “Check-up Mezzogiorno” pubblicato da Confindustria a fine dello scorso dicembre.
A dire il vero in quest’ambito è l’intero Paese a trovarsi in difficoltà rispetto al contesto europeo: a livello nazionale nel 2013 la spesa riservata alla ricerca e allo sviluppo ha costituito solo l’1,25% del Pil, in diminuzione rispetto all’anno precedente. L’Italia è talmente indietro che ha dovuto rivedere al ribasso il valore economico destinato al suddetto ambito rispetto al parametro adottato a livello europeo: infatti, mentre l’obiettivo che l’Unione si impegna a perseguire entro il 2020 è quello di arrivare ad investire il 3% del prodotto interno lordo, il Belpaese mira al ribasso, volendosi impegnare ad investire appena l’1,53%.
Ma se questa è la prospettiva generale a livello nazionale, come d’abitudine il Mezzogiorno riesce ancora una volta a fare di peggio. Infatti, è pari solo allo 0,84% del Pil l’importo destinato alla ricerca e allo sviluppo. Addirittura la Sicilia totalizza valori ancora una volta più bassi: solo lo 0,80% del prodotto interno lordo riservato alla crescita, il settimo valore più basso a livello nazionale. A questo punto non ci sarà certamente da stupirsi se nell’Isola qualsiasi forma di progresso è pari a zero, anzi al contrario si hanno molte più ragioni per parlare di regresso.
Naturalmente le regioni che si collocano più in basso per investimenti si trovano tutte nel Mezzogiorno. Con l’unica eccezione della Valle d’Aosta che si colloca in terz’ultima posizione e spende solo lo 0,47% del prodotto interno lordo in ricerca e sviluppo. Facendo sempre riferimento al contesto meridionale, è l’Abruzzo ad avere i risultati meno negativi: infatti, si colloca esattamente a metà classifica con un valore percentuale di spesa superiore rispetto alla media meridionale (0,93%).
A quanto detto aggiungiamo che in valori reali gli importi destinati dalla Sicilia alla ricerca sono ancora più bassi in considerazione del fatto che più basso è anche il prodotto interno lordo.
 

 
Nell’Isola il 93,2% delle imprese usa la banda larga
 
Altro importante indicatore di sviluppo è rappresentato dall’uso da parte delle imprese della connessione ad internet mediante la banda larga. Incredibili sono i miglioramenti rilevati nel 2013 rispetto a dieci anni prima. Secondo il rapporto di Confindustria, proprio nel 2003 solo un’impresa su quattro era nella possibilità di usare internet con l’ausilio della banda larga (25,2%); nel 2013 si parla di più di nove imprese su dieci (92,4%). Inaspettatamente la situazione a livello regionale spinge in cima alla classifica proprio la Sicilia, con un tasso di copertura pari al 93,2%, il più alto per il Mezzogiorno. A far brillare di maggior luce la nostra regione sono proprio i miglioramenti perseguiti nel corso di questi dieci anni: infatti, nel lontano 2013 beneficiava della seguente copertura appena il 26,1% delle imprese.
All’Isola segue immediatamente la Puglia con il 93,1%, regione il cui progresso è ancora più palpabile, si pensi che nel 2003 si parlava del 17,6%. Mentre è il Molise a far registrare i valori più contenuti per il Mezzogiorno (90,5%).

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