Centrimpiego, stipendifici che non impiegano nessuno - QdS

Centrimpiego, stipendifici che non impiegano nessuno

Carlo Alberto Tregua

Centrimpiego, stipendifici che non impiegano nessuno

mercoledì 21 Gennaio 2015

Pagare i dipendenti in base ai risultati

Lo scellerato comportamento della Regione, che paga puntualmente i propri dipendenti senza che il loro lavoro sia produttivo di risultati, deve cessare. Con i soldi dei contribuenti non si può scialare. Assessori e dirigenti regionali hanno l’obbligo, legale ed etico, di spendere lo stretto necessario per la produzione di servizi efficienti ed efficaci, che raggiungano gli obiettivi preposti.
Fino a quando continuerà questo laissez-faire, fino a quando continuerà questo lassismo, fino a quando l’irresponsabilità generalizzata non sanzionerà i dirigenti regionali che non fanno il loro dovere, economia ed occupazione siciliane continueranno a retrocedere.
La Regione è stata (ed è) la casa degli arrivisti, dei mangioni, dei corrotti e dei corruttori. Una casa in cui si sono spese decine di miliardi per foraggiare parassiti, clienti, portavoti e tanti altri maneggioni che hanno vissuto dei soldi dei cittadini.

Il lavoro è un diritto. Ciò significa che la Regione deve creare le opportunità di lavoro in modo che tutti i siciliani, e non solo i privilegiati (fra i quali i precari), possano accedervi a parità di condizione. Al lavoro si deve arrivare in base alle proprie competenze e conoscenze, in base alle proprie capacità. I più bravi, i migliori, quelli disposti a fare sacrifici devono essere premiati. Tutti gli altri vanno esclusi dal mondo del lavoro, che vuole sempre di più persone dotate di passione, entusiasmo e voglia di fare e di fare bene.
Nei Cpi (Centrimpiego) la Regione ha circa 1.800 dipendenti che lavorano (si fa per dire). La loro funzione dovrebbe essere quella di analizzare i curricula dei siciliani e non che vi si iscrivono, di interpellare, anche attraverso i siti, le aziende che hanno bisogno di dipendenti e cercare di mettere insieme domanda e offerta di lavoro.
Non ci risulta che in questi ultimi dieci anni i Centri per l’impiego abbiano assolto a questo compito, con la conseguenza che dirigenti e dipendenti dei Cpi sono diventati una palla al piede per il bilancio regionale, perché costano senza produrre, contrariamente al principio etico secondo cui chiunque venga pagato con denaro pubblico deve corrispondere in termini di risultati allo stipendio che ha ricevuto.
 

Non è solo il caso dei Cpi che vogliamo portare all’attenzione dell’opinione pubblica: Consorzi, Iacp, partecipate regionali e locali, Enti pubblici regionali e altri sono dei mangiasoldi senza produrre alcuna utilità. Vi è un parassitismo diffuso di tanta gente che vive sulle nostre spalle. Sulle spalle di quei siciliani cha fanno enormi sacrifici per sbarcare il lunario, che svolgono le proprie attività professionali e imprenditoriali con impegno, che fanno i bravi sindacalisti, che tentano con scarso successo di far capire ai propri associati come possano andare avanti solo se lo meritano.
In questo clima di irresponsabilità, hanno una loro parte le associazioni ambientaliste, le associazioni dei consumatori e i club service, che usano parlare e parlare, ma fanno poco per contribuire al Risorgimento Sicilia.

Ecco perché nasce questo movimento dei cittadini, appunto Risorgimento Sicilia, con lo scopo di mettere insieme tutti i siciliani perbene che hanno voglia di ribaltare questo stato comatoso.
Occorre risvegliare l’orgoglio degli isolani e la loro indignazione contro tutti coloro che hanno affossato e continuano ad affossare l’Isola. La nostra è una delle regioni più belle e più ricche dell’intera Europa e tutti i siciliani perbene hanno il diritto di fare in modo che essa lo diventi anche sul piano della produzione di ricchezza (Pil) e dell’occupazione, che sarebbe alta qualora l’amministrazione regionale e quelle comunali funzionassero con un livello di qualità europeo.
Siamo partiti dai Centri per l’impiego, che dovrebbero essere il cuore dell’occupazione ma non lo sono, per arrivare inesorabilmente allo scenario generale. Non è un divagare, ma un modo per mettere insieme tutti i segmenti di un’impietosa fotografia, premessa per un piano di crescita e occupazione.
Ci sarebbe da ridere, ma viene da piangere constatando che in Sicilia vi sono ben 12.160 opportunità di lavoro cui i siciliani non hanno risposto. Tutte pubblicate sul QdS.
Dirigenti dei Cpi, leggetele e datevi da fare per collocare i siciliani che chiedono un lavoro. Oppure andatevene a casa.

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