“Se offendi mia mamma aspettati un pugno” - QdS

“Se offendi mia mamma aspettati un pugno”

Carlo Alberto Tregua

“Se offendi mia mamma aspettati un pugno”

giovedì 22 Gennaio 2015
L’iniziativa di Greta e Vanessa, le due cittadine, pellegrine, che sono andate in Siria per volontariato, non appartenendo ad alcuna organizzazione uminitaria di servizio, seppur lodevole sul piano teorico, ha creato non pochi problemi allo Stato italiano.
Ogni cittadino è libero di fare ciò che vuole, ma non può poi pretendere che la Comunità nazionale intervenga quando mette inopinatamente a rischio la propria vita. Tra l’altro, non si sa quale azione di volontariato abbiano svolto le due giovani, ma è passata l’informazione che si sia trattato di una generica attività umantaria.
Chi hanno soccorso? Chi hanno aiutato? Quali riscontri obiettivi vi sono delle loro versioni dei fatti? Non è pensabile che quando si prendono iniziative di questo tipo, le conseguenze debbano ricadere sui cittadini.
Se è vero, come ha affermato il presidente del Copasir, il leghista Giacomo Stucchi, che è stato pagato un riscatto, ci troveremo sempre sotto ricatto dei terroristi (che usano le cifre per acquistare armi), per effetto di azioni individuali, legittime, ma non tutelabili sul piano sociale.

“Se offendi mia mamma aspettati un pugno”. La frase del Papa sull’aereo di Manila è stata una freschezza e una novità. Finalmente si mette a fuoco che il comportamento offensivo e denigratorio di persone umane (islamici estremisti) nei confronti di altre Comunità, deve essere considerato una grave offesa, suscettibile di reazione anche cruenta.
Non dimentichiamo che il Papa, oltre ad essere il capo di una Comunità religiosa che raggruppa circa 1,2 miliardi di persone, è anche il monarca assoluto di uno Stato e, quindi, agisce anche come capo dello stesso.
La sua frase va letta anche secondo una logica temporale, la quale certifica un sistema di convivenza fra popolazioni che non può essere basato sul terrorismo e sulla violenza.
Occhio per occhio, dente per dente recita la Bibbia (Levitico 24, 20), che è l’esatto contrario del Perdonare settanta volte sette (Matteo 18, 22). Come si fa a perdonare chi adopera come sistema di vita il ricatto, il crimine contro persone umane, le quali,  quando sono deboli (ma anche quando non lo sono) subiscono angherie e vessazioni?
 

Le questioni prospettate si tengono tra loro, nel senso che sono aspetti della stessa medaglia. Aiutare il prossimo è un dovere, perché va amato come noi stessi, ma l’aiuto deve essere dato col buon senso e, soprattutto, con efficacia. Non si può andare in territori ove non esistano leggi, neanche naturali, ove nessuno rispetta nessuno, ove la prevaricazione sistematica è un costume, anche in nome di Hallah.
Ma Hallah o Dio o Yahweh condanna la violenza e inspira fra gli uomini comprensione e aiuto. I terroristi vanno combattuti con il loro sistema, perché le parole nei loro confronti non hanno alcun effetto.
Avere tollerato per decenni le guerre tribali in Africa, per esempio in Somalia ed Eritrea, il terrorismo che nella Nigeria del Nord ha provocato anche il sequestro di ben duecento ragazze che avevano il difetto di volere studiare, ha aiutato l’espandersi dei movimenti terroristici, dall’Afghanistan all’Iraq. 

Mare monstrum è diventato il cimitero per migliaia di migranti. La cosiddetta azione umanitaria del Governo italiano, che ne ha salvati duecentomila, ha creato aspettative da parte di altrettanti poveretti.
Dalle maglie larghe delle coste libiche, le partenze non si fermano, mentre sarebbe stato più logico sistemare su quelle coste dei filtri che, peraltro, non potevano essere contrastati dalle tribù che in questo momento lottano tra loro in Libia, senza riuscire ad esprimere Parlamento, Governo e Istituzioni di un Paese.
Quei sei milioni di libici si stanno autodistruggendo e non riescono a crescere, nonostante le immense ricchezze che possiedono. Forse stavano meglio ai tempi di Re Idris o, perfino, di Mu’ammar Gheddafi.
L’esclamazione del Papa, lo scriteriato comportamento delle due italiane e quello del Governo, sono gli aspetti di una situazione drammatica che sta colpendo l’Umanità, forse in modo ancora più grave che nei secoli precedenti.
Dovremmo riflettere su come affrontare questo nuovo mondo e queste vicende che mettono a rischio molte nazioni, anche approfittando delle infiltrazioni di terroristi fra i migranti.

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