Il complice silenzio della Classe dirigente - QdS

Il complice silenzio della Classe dirigente

Carlo Alberto Tregua

Il complice silenzio della Classe dirigente

martedì 27 Gennaio 2015

Grave farsi gli affari propri

Un cittadino è tale se ha la consapevolezza di essere una goccia nel mare, ma pur sempre una goccia. Come cittadino è un’individualità che ha il dovere, prima del diritto, di occuparsi della Cosa pubblica in tutti i suoi aspetti. Il cittadino non può chiudere occhi, orecchie e bocca di fronte alle circostanze inique che colpiscono tutti.
È anche vero che non tutti i cittadini hanno la stessa capacità e potenzialità, per cultura, per intelligenza e per carattere. Non tutti si rendono conto che la loro inazione ed il far finta di non vedere danneggiano gli altri e, alla fine, si ritorcono su se stessi.
Una collettività funziona nella misura in cui ognuno fa il proprio dovere sia per quanto riguarda la propria vita privata, ma e soprattutto, per quanto concerne quella pubblica.
Questi concetti sembrano ovvi, ma vanno ripetuti perché ognuno ci rifletta e li metta in pratica.

Fra i cittadini ve ne è una parte minore che ha, però, maggiore responsabilità: quella che compone la Classe dirigente. Essa, per sua funzione, ha il compito di portare al traino il resto della popolazione verso la civiltà, lo sviluppo e la crescita. Si tratta di un dovere imprescindibile al quale la Classe dirigente non deve venir meno.
Ma quando di fronte alle iniquità, all’evasione, alla disfunzione delle istituzioni, all’anarchia della burocrazia, alla criminalità organizzata ed alla corruzione fa orecchie da mercante quella classe non è più dirigente, ma trainata, cioè un peso per tutta la collettività.
Chi ha maggiori responsabilità non può nascondersi dietro l’anonimato, non può celarsi dietro i propri problemi. Deve occupare una parte del proprio tempo e delle proprie risorse per l’aiuto alle istituzioni, affinché esse funzionino adeguatamente.
Chi è riuscito a scalare una porzione dell’edificio sociale, ma anche chi ha ricevuto in eredità tale funzione, ha il compito di fare la propria parte senza tirare indietro la manina per evitare di bruciarsela.
Cosa dovrebbe fare la Classe dirigente per essere conforme ai propri compiti? Occuparsi del buon funzionamento delle istituzioni e della burocrazia, non preoccupandosi di eventuali ritorsioni.
 

Chi te lo fa fare? Si tratta di una domanda ricorrente di alcuni benpensanti quando vedono che qualcuno si comporta da vero cittadino. La risposta è semplice. I valori etici e morali cui appunto un cittadino deve ispirare la propria vita ed il proprio comportamento.
Aiutare il funzionamento delle istituzioni di ogni livello è un compito a cui la Classe dirigente non può sottrarsi. I cittadini non sono chiamati solo nel momento del voto. Essi debbono agire fra un voto e l’altro con una presenza costante nei consessi pubblici quali consigli comunali, assemblee regionali, tribune del parlamento riservate al pubblico.
La Classe dirigente ha il compito di smuovere le incrostazioni, di intervenire segnalando a Magistratura e Forze dell’ordine tutti i casi sospetti, di aprire i banchetti nelle piazze principali della propria comunità, insomma far sentire con ogni mezzo civile la propria presenza attiva e fattiva.

In questi giorni è uscito nelle librerie il libro n. 25 della mia collana dal titolo “AAA cercasi Classe dirigente”. Ho voluto ulteriormente evidenziare il compito di chi ha maggiore responsabilità nella società. Ho voluto anche evidenziare che il silenzio danneggia tutti, anche chi sta in silenzio.
In Sicilia, l’omertà generalizzata ha portato questo popolo in una condizione disastrosa. è ora che si elevi alta e forte la voce della Classe dirigente la quale è chiamata a raccolta dalla Campagna etica lanciata dal QdS e sintetizzata in due parole: Risorgimento Sicilia.
Chiarisco ancora che non si tratta della denominazione di un partito, ma un simbolo che deve servire da traino ad un’indispensabile ripresa, per uscire dal ghetto della rassegnazione e dell’incultura nella quale ci ha cacciato un ceto politico e burocratico di infimo ordine.
Rimbocchiamoci le maniche, tutti, nessuno escluso. Cè urgenza di un’azione corale, sinergica che faccia sistema, per affondare questi partitocrati e sostituirli con uomini e donne di prestigio che hanno dimostrato capacità ed onestà con cui far risorgere la Sicilia.

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