Gas, l’Eni pensa all’Africa. L’Isola ancora più strategica - QdS

Gas, l’Eni pensa all’Africa. L’Isola ancora più strategica

Rosario Battiato

Gas, l’Eni pensa all’Africa. L’Isola ancora più strategica

giovedì 29 Gennaio 2015

Per Descalzi un corridoio Nord-sud potrebbe essere l’alternativa a quello Est-Ovest e con il mare del Nord. Dalla Sicilia passano i gasdotti da Libia e Algeria, con gli ingressi di Mazara e Gela

PALERMO – La grande sfida per l’approvvigionamento del gas passerà dall’Africa. Lo ha rivelato a dicembre, e ribadito nei giorni scorsi, Claudio Descalzi, ad dell’Eni, che ha fatto riferimento alla centralità dei contributi energetici che potranno arrivare dall’area mediterranea nell’ottica di una diversificazione dell’importazione. Per la Sicilia, che è già centrale nel trasporto di gas dall’area nordafricana, è un discorso molto interessante.
Tra le grandi sfide che l’Eni dovrà cominciare a risolvere in questo 2015, c’è l’ampliamento del portafoglio di contratti che comprende già Libia, Algeria, Norvegia, Olanda e Russia. Non è una necessità esclusivamente nazionale, ma dovrebbe diventare una strategia di tipo europeo da potenziare tramite l’interconnessione tra i vari Stati comunitari attraverso un maggiore contatto con il mediterraneo orientale e l’Africa. Questo concetto muove dal rispetto dei limiti alle emissioni che si è data l’Europa, e quindi da un necessario ricorso a fonti sostenibili a livello ambientale. 
In occasione dell’intervento all’incontro “L’energia del futuro. Nuove fonti e nuovi mercati per Stati Uniti ed Europa”, organizzato da Aspen Institute ed Eni, Descalzi ha fatto riferimento a “un corridoio Nord-Sud che è un’alternativa a quello Est-Ovest e con il mare del Nord”. Un suggerimento all’Europa per recuperare il gap che si è creato con gli Stati Uniti, e che dovrebbe “connettere tutta la rete di trasporto e gli stoccaggi, basandosi su un quadro regolatorio comune”.
Un altro passaggio riguarda la produzione domestica di gas che potrebbe essere raddoppiata con un investimento tra i 15 e i 18 miliardi. Le nuove regole, a cui ha fatto riferimento Descalzi, sono anche nello Sblocca Italia voluto dal governo e ormai legge nazionale, ma verosimilmente anche negli accordi del giugno scorso che hanno visto protagonisti Crocetta e Assomineraria.
L’amministratore delegato del cane a sei zampe non ha fatto riferimenti specifici al ruolo che le regioni nazionali potranno rivestire in questo progetto, ma di certo la Sicilia potrà costituire un tassello indispensabile nel risiko energetico che si profila all’orizzonte.
 
Attualmente dall’Isola passa (dati 2013, Dipartimento energia della Regione) il gas importato dalla Libia e dall’Algeria che costituisce rispettivamente il 9,2 % e il 20,1 % del totale nazionale importato. I punti di ingresso sono Mazara del Vallo (20,1%) e Gela (9,2%) che, seppur complessivamente in ribasso rispetto al 2012, hanno permesso il passaggio di 18.164,6 milioni di smc (standard metro cubo). Nel 2013 il gas naturale importato a livello nazionale, secondo i dati provvisori del Ministero dello Sviluppo Economico, è stato di circa 61.966 milioni di Smc, in diminuzione rispetto al 2012, anno in cui si era raggiunta quota 67.725 milioni di Smc.
Il vistoso calo (-39,6%) dell’Algeria “è da attribuire (fonte Relazione annuale AEEG 2014) principalmente agli effetti delle revisioni dei volumi pattuiti nei contratti di fornitura in essere con alcuni importatori italiani (Eni, Edison ed Enel), – hanno spiegato dal dipartimento Energia –  ed in parte anche all’instabilità del quadro socio-politico nei Paesi del Nord Africa, che ha causato numerose interruzioni dei flussi di gas (e di petrolio) verso l’Italia”. In Libia hanno inciso i blocchi del metanodotto Greenstream, al centro dei continui scontri tra il governo libico e i ribelli. Attendere la risoluzione di questi problemi di natura geopolitica, o trovare delle alternative plausibili nello stesso continente, anche per compensare il ruolo della Russia che nel 2013 è diventato il primo paese importatore con la quota del 38%, superando proprio l’Algeria.

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