Bravo Baccei tagliare i privilegi - QdS

Bravo Baccei tagliare i privilegi

Carlo Alberto Tregua

Bravo Baccei tagliare i privilegi

giovedì 29 Gennaio 2015

Dipendenti, pensionati, partecipate

Il commissario-assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei, ha avuto il mandato dal Governo centrale per rimettere ordine nello scassato bilancio regionale, ultimo di una serie cominciata molti anni fa dal detenuto-presidente, Salvatore Cuffaro e dal condannato in primo grado-presidente, Raffaele Lombardo.
L’attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta, non ha le colpe penali dei suoi predecessori, ma la colpa gravissima di non aver capito la situazione economico-sociale in stato di coma della nostra Isola, fin dal giorno del suo insediamento (10 novembre 2012).
Baccei ha già annunciato che intende tagliare immediatamente i privilegi che hanno causato la povertà di tutti i siciliani, che non sono appesi alle mammelle della Regione. Li elenchiamo per titoli.

I dipendenti regionali percepiscono stipendi e ammennicoli aggiuntivi, superiori a quelli degli statali del 30%. I pensionati regionali, anche quelli che sono andati in pensione giovani o molto giovani, percepiscono un assegno superiore del 30% a quello degli altri colleghi statali e delle altre Regioni. I dipendenti dell’Assemblea regionale percepiscono mediamente il doppio degli stipendi dei loro colleghi delle altre regioni. I consiglieri-deputati regionali percepiscono compensi omnicomprensivi molto superiori a quelli dei loro colleghi delle altre regioni.
E ancora, i dipendenti delle partecipate regionali che perdono come dei colabrodo, sono superpagati, pur senza conseguire risultati. I dipendenti di tutti gli Enti pubblici che sono in Sicilia percepiscono molto di più degli omologhi al di là dello Stretto. I consiglieri e gli assessori comunali hanno indennità, gettoni e annessi da favola e sono in numero superiore a un terzo di quelli dei Comuni d’Italia.
Nella sanità gli sprechi sono all’ordine del giorno. Medicine per 350 milioni oltre la media nazionale, negli ospedali c’è il marasma, nei presidi ospedalieri gestiti dalle Asp i privilegiati e i raccomandati vessano la maggior parte di medici e infermieri che lavorano duramente. Gli amministrativi sono in numero nettamente superiore al fabbisogno e guadagnano di più dei loro colleghi italiani.

 
Da qualunque parte si giri, la somma di tutti i privilegi è inaccettabile e fa bene Baccei a tentare di eliminarli, trovando una forte resistenza, però, nei vecchi partitocrati, abituati a sopravvivere con la cultura del clientelismo, che porta voti, e del favoritismo che fa andare avanti i più cretini rispetto a bravi e meritevoli.
Il nodo della grave malattia che ha colpito la nostra Sicilia è proprio qua: l’inefficienza e irresponsabilità generalizzata della Regione e di molti sindaci.
Milleottocento dirigenti regionali che non rispondono a nessuno, ma che tuttavia percepiscono premi, straordinari (non si sa per che cosa), rimborsi spese, indennità di trasferta e altro.
Fra essi, però, ve ne sono molte decine di bravissimi e qualche centinaio di bravi. Se il presidente della Regione, chiunque fosse, decidesse di mettere ordine in una macchina scassata, basterebbe che ne scegliesse duecento (e ci sono) ai quali affidare il compito di guidare i dipartimenti e i circa 2000 uffici che servono soltanto a fare circolare le carte.

Questo è il male oscuro, ma non tanto, che ha colpito la Regione: dirigenti e dipendenti hanno cura solamente di tenere le carte in regola, non di raggiungere i risultati ed evadere con tempestività, quasi in tempo reale, tutte le istanze che provengono dalle imprese, dai cittadini, dai Comuni e dagli altri Enti pubblici che devono continuamente fare i viaggi della speranza a Palermo. Solo così possono sollecitare l’iter dei fascicoli che, diversamente, rimangono inchiodati per tempo immemorabile sui tavoli di corrotti, dipendenti e funzionari.
Corrotti perché aspettano la visita o la telefonata, magari del politicante di vecchio stampo, in modo da accreditarsi di un favore che poi mettono all’incasso alla prima occasione.
Da questo quadro ne deriva che bisogna mandare a casa questo ceto politico e risolvere il contratto con la maggior parte dei dirigenti. Eleggere un nuovo presidente della Regione e settanta consiglieri-deputati che capiscano, una volta per tutte, come la Sicilia abbia urgente bisogno di fare le riforme, possibilmente innestando il turbo.

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