Indice di Green economy, la Sicilia è ancora l’ultima regione d’Italia - QdS

Indice di Green economy, la Sicilia è ancora l’ultima regione d’Italia

Rosario Battiato

Indice di Green economy, la Sicilia è ancora l’ultima regione d’Italia

mercoledì 04 Febbraio 2015

Risultati negativi per risparmio energetico certificato, qualità ambientale delle organizzazioni e raccolta differenziata. Terra immobile: le note positive sono le stesse dello scorso anno grazie all’agricoltura biologica

PALERMO – Anche quest’anno la classifica della Green economy stilata da Fondazione Impresa, e diffusa nei primi giorni di febbraio, ha dato i voti alle regioni italiane in materia di economia sostenibile. Il quadro generale è positivo e, finalmente, si può evitare di fare riferimento a un’Italia spezzata a metà tra Nord e Sud, anche se le differenze di valore tra le Regioni restano molto evidenti. Per la Sicilia c’è ancora un quadro nerissimo: l’Isola, assieme al Lazio, rientra di diritto nella black list e conferma l’ultimo posto ottenuto lo scorso anno.
L’indice di Green economy, attraverso cui è possibile stilare una “classifica” delle regioni italiane, è frutto dell’incrocio di 21 indicatori di performance afferenti ai principali settori interessati dalla Green economy: energia, imprese/edilizia/prodotti, agricoltura, turismo, trasporti/mobilità e rifiuti. Nei primi dieci posti della classifica si piazzano 4 regioni del Nord (Trentino Alto Adige 1°, Valle d’Aosta 3°, Veneto 9° ed Emilia Romagna 10°) 3 del Centro (Marche 2°, Toscana 5° e Umbria 7°) e 3 del Mezzogiorno (l’Abruzzo è 4° ad un passo dal podio della Green economy, la Basilicata è al 6° posto e la Calabria all’8°).
Non ci sono buone notizie per l’Isola. Come più volte sottolineato nelle nostre inchiesta, la rivoluzione verde non è ancora giunta al cuore di una Sicilia che si prende l’ultimo posto nazionale, battendo persino il Lazio. L’Isola ottiene l’ultima piazza in tre indicatori (risparmio energetico certificato, qualità ambientale delle organizzazioni e raccolta differenziata), tre penultimi posti in altri quattro (punti di vendita bio, densità di piste ciclabili, dotazione di parcheggi e rifiuti smaltiti in discarica) e tre terzultimi posti in tre (energia elettrica da fonti rinnovabili, carbon intensity e detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici).
Le uniche note positive, che più o meno restano le stesse dello scorso anno, si trovano nell’agricoltura biologica (2° posto per superficie agricola coltivata biologicamente, 2° posto per allevamenti biologici, 3° posto per operatori nel biologico) e sulle merci in uscita e in entrata su strada (2° posto). Sembra che ci sia posto soltanto per un rinnovamento nel nome della tradizione, in una terra che invece potrebbe offrire occasioni di grande sviluppo anche in altri campi.

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