Mattarella usa il mattarellum - QdS

Mattarella usa il mattarellum

Carlo Alberto Tregua

Mattarella usa il mattarellum

mercoledì 04 Febbraio 2015

Discorso alla Nazione

Ho conosciuto Sergio Mattarella nel 1979. Successivamente, vent’anni dopo, quando era vicepresidente del Consiglio del governo D’Alema è venuto nella nostra sede di Palermo a fare il rituale Forum, che riportiamo nelle pagine interne, per sottolineare l’attualità dei nove argomenti trattati. Ci è sembrata una persona caratterizzata dalla chiarezza di idee, abituata a parlare poco, privilegiando il silenzio, e usando concetti più che concatenazioni di parole.
Nel suo precedente incarico di giudice costituzionale è stato relatore ed estensore delle sentenze della Consulta in varie occasioni. Ne ricordiamo una, ineccepibile sul piano giuridico e formale, ma che ha avuto negativi effetti per la Regione Siciliana.
Si è trattato della sentenza n. 255/14 con la quale la Corte costituzionale ha tolto ogni potere di controllo al Commissario dello Stato, che aveva la funzione di cane da guardia degli scassati conti del bilancio regionale. L’opera del prefetto Carmelo Aronica, in questi anni, è stata benemerita perché ha impedito alla Regione di continuare a scialacquare spendendo e spandendo soldi ai clientes, privando i siciliani delle infrastrutture indispensabili.

Il discorso di Sergio Mattarella al Parlamento e alla Nazione – la cui versione integrale è nelle pagine interne – è stato un elenco di punti importante con una forma asciutta ed efficace, interrotto da quarantadue  applausi (forse troppi).
Proviamo ad elencare alcuni di essi che ci sono sembrati più importanti.
Mattarella ha puntato il dito contro la Pubblica amministrazione, sottolineando la necessità che essa sia trasparente ed al servizio dei cittadini. Ha ricordato la sua funzione essenziale, se agisce con competenza.
Poi si è rivolto alle imprese, piccole, medie e grandi, evidenziando la necessità che esse agiscano in un ambiente nazionale ed internazionale competitivo. Perché questo accada è indispensabile la chiarezza delle regole che vanno osservate sempre.
La politica, ha detto il novello Presidente della Repubblica, non deve farsi soverchiare da polemiche e conflitti. Deve avere la voglia di cambiare e di innovare. I rappresentanti dell’intero popolo italiano devono essere al servizio del Paese.
 

La democrazia vera va alimentata continuamente, ripetendo che la politica deve intendersi come servizio al bene comune.
Fra le innovazioni indicate, vi è il completamento della riforma costituzionale che va ultimata rapidamente. Anche in questo campo il Capo dello Stato sarà arbitro fra le parti e garante della Costituzione, ma occorre che i giocatori lo aiutino con correttezza.
A questo punto ha elencato una serie di diritti, con implicito riferimento ai doveri. Il diritto allo studio ed al futuro, il diritto al lavoro e alla ricerca dell’eccellenza; l’amore per i tesori dell’ambiente ed artistici.
E poi, fra le riforme, ha indicato la lotta all’evasione, ricondurre la giustizia in tempi ragionevoli e il necessario compito dell’informazione, tutelata dalla Costituzione (articolo 21) come strumento per informare e far capire ai cittadini i fatti e i retroscena.
Mattarella ha usato toni duri, sottolineando la necessità di una lotta senza quartiere alla mafia ed alla corruzione.

La corruzione ha preso molte righe del discorso presidenziale perché si tratta di un cancro che inquina il rapporto fra cittadini e istituzioni, che falsa la competizione del sistema economico, che favorisce i corrotti ed emargina le persone perbene.
Perciò bisogna lottare le cattive abitudini degli uomini di buone maniere. E’ ritornato ancora sulla funzione della dirigenza politica e amministrativa che deve essere capace di compiere per intero il proprio dovere.
Mattarella è noto per l’invenzione che fece nel 1993, quando riuscì a mettere d’accordo i rissosi contendenti politici, fornendo la soluzione della legge elettorale chiamata appunto Mattarellum.
Nel discorso, però, ha usato il mattarellum non più figurativamente, ma come oggetto metaforicamente contundente, facendo intendere al Parlamento che la difesa della Costituzione non significa immobilismo.
Il settennato parte bene, ora attendiamo che le sue azioni siano coerenti con quanto ha elencato ieri alla Nazione.

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