La Sicilia dell’energia scopre la minaccia del terrorismo islamico - QdS

La Sicilia dell’energia scopre la minaccia del terrorismo islamico

Rosario Battiato

La Sicilia dell’energia scopre la minaccia del terrorismo islamico

venerdì 06 Febbraio 2015

Documenti dell’Isis, rischio infiltrazioni migranti, trivelle sotto scacco: tutte le mire di chi vuole la fine del mondo occidentale, partendo dalle terre di confine. L’Isola crocevia per gas e petrolio, ma anche per ulteriori canali con il Nordafrica

PALERMO – “The Islamic State 2015”, il dossier diffuso dall’Isis e ripreso dal portale d’intelligence wikilao.com, sposta l’asse della guerra direttamente in Europa. Che si tratti di un opuscolo propagandistico, o di un reale documento programmatico, la Sicilia resta un reale centro nevralgico nello scacchiere energetico del Mediterraneo, e la mappa a corredo delle circa cento pagine di documento, pur risultando amatoriale nella composizione (cartina di google lavorata con frecce e segnali), trova proprio nell’Isola uno dei punti di accesso nella guerra al cuore dell’Europa.
L’intelligence nazionale sarebbe già al lavoro sul documento, assai più “raffinato” e approfondito rispetto a del materiale simile diffuso l’anno scorso sempre dall’Isis, per valutarne l’effettivo grado di rischio. In attesa di approfondimenti sulla minaccia di attacco tramite un potenziale utilizzo di missile M-75 puntati sull’Italia da parte delle forze jihadiste alleate del califfato, le prime opinioni degli analisi fanno riferimento a un testo “di chiaro stampo propagandistico”, concepito prevalentemente “per popolare il sedicente Stato islamico di nuovi combattenti” ed infatti contiene, tra l’altro, “le istruzioni per raggiungere i campi di combattimento dello scacchiere siro-iracheno”.
L’Italia comunque si preoccupa. Nei giorni scorsi il ministro Gentiloni, titolare della Farnesina, è stato in visita in Algeria, ribadendo che per Roma e Algeri c’è una battaglia comune. Contro la piaga del terrorismo “abbiamo previsto l’attivazione di un meccanismo di consultazioni ad alto livello”. Anche Vincenzo Gibiino, membro del comitato di presidenza di Forza Italia e coordinatore azzurro in Sicilia, ha chiesto al governo di riferire in Parlamento.
Non è la prima volta che giungono segnali poco rassicuranti sul futuro della Sicilia. Già nel settembre dello scorso anno, Angelino Alfano aveva riferito alla Camera sulle minacce relative allo Stato islamico che per il ministro avrebbe potuto trovare proseliti anche negli sbarchi di migranti sulle coste isolane. Non ci sono state prove di attacchi terroristici imminenti, ma l’allerta delle autorità italiane è sempre stata alta. Proprio su questo punto indaga da tempo la Procura di Palermo che sta valutando delle segnalazioni dell’intelligence sulla possibilità delle infiltrazioni tra gli sbarchi degli immigrati provenienti dall’Africa (solo nel 2014 sono arrivati circa 200mila migranti).
L’Isola del resto è il cuore energetico dell’Italia – da qui passa (dati 2013, Dipartimento energia della Regione) il gas importato dalla Libia e dall’Algeria che costituisce rispettivamente il 9,2 % e il 20,1 % del totale nazionale importato – e potrebbe diventarlo anche dell’Europa visto che l’Eni ha in mente di costruire proprio nell’area Mediterranea “un corridoio Nord-Sud – ha dichiarato nei giorni scorsi l’ad Descalzi – che è un’alternativa a quello Est-Ovest e con il mare del Nord” suggerendo all’Europa, per recuperare il gap che si è creato con gli Stati Uniti, di connettersi attraverso “tutta la rete di trasporto e gli stoccaggi, basandosi su un quadro regolatorio comune”. Un piano difficile da sostenere se la situazione non verrà normalizzata.
E non c’è solo il gas. Al largo dell’Isola ci sono numerose piattaforme petrolifere, e presto potrebbero essercene anche altre grazie alle nuove regole dello Sblocca Italia, ma l’allerta è alta. A dare il polso della situazione ci ha pensato il comandante della Capitaneria di Gela Pietro Carosia al corrierediragusa.it, spiegando di aver ricevuto “un’ordinanza antiterrorismo ed antintrusione” anche se “esiste già un’ordinanza che obbliga alla distanza di mezzo miglio dalle piattaforme”.

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