La Sicilia è ricca ma i siciliani sono poveri - QdS

La Sicilia è ricca ma i siciliani sono poveri

Carlo Alberto Tregua

La Sicilia è ricca ma i siciliani sono poveri

sabato 07 Febbraio 2015

No a clientelismi e favoritismi

Ricordate il ministro delle Finanze socialista, Rino Formica? Quando il Psi era corroso dalla corruzione, esclamò indignato: il convento è povero, ma i frati sono ricchi. Parafrasando e invertendo il senso, oggi potremmo esclamare: la Sicilia è ricca, ma i siciliani sono poveri.
Di che cosa è ricca la Sicilia? Di immensi tesori naturalistici, paesaggistici, archeologici, artistici, marini, culturali, nonché del miglior clima mediterraneo e di una posizione centrale che dovrebbe intercettare i traffici e i commerci di tutto il bacino del Mare Nostrum.
Con il matrimonio fra Etihad e Alitalia e lo sviluppo degli investimenti del Qatar in Sicilia (ex Perla Jonica e probabile acquisto dei gioielli alberghieri di Acqua Marcia), i traffici aerei tra aeroporto di Catania e l’Oriente dovrebbero intensificarsi. Condizione essenziale è però il prolungamento della pista per consentire ai giganti dell’aria di atterrare.
Le ricchezze della Sicilia sono anche nell’ambiente e nello sviluppo di attività economiche dell’energia.

L’ambiente degli oltre 25mila chilometri quadrati di territorio ha tutto: 1.600 chilometri di coste, molte delle quali martoriate dal cemento, 5 mila chilometri quadrati di boschi, pianure rigogliose, colline meravigliose.
Poi vi sono 829 borghi che racchiudono tesori di storia, di tradizioni e di cultura. Un programma d’infrastrutturazione degli stessi avrebbe due benefici effetti: mettere in moto migliaia di imprese, decine di migliaia di dipendenti e lavoratori autonomi, e attrazione di turisti di tutto il mondo in cerca di borghi affascinanti che, però, devono essere supportati da servizi pubblici efficienti.
I siciliani sono poveri, ma non tutti, perché hanno avuto l’abitudine di elemosinare il lavoro, facendo la fila nelle segreterie di partitocrati senzamestiere, anziché usare l’inventiva e la capacità per creare nuovo lavoro.
Cosicché, fino a quando Regione e Comuni hanno allargato le maglie degli organici, molti hanno trovato un’indennità o uno stipendio, ma non certo la soddisfazione che ci dev’essere quando si lavora bene.
Si sono formate schiere di precari di ogni genere, che oggi reclamano di essere stabilizzate in virtù delle raccomandazioni a suo tempo ricevute per entrare negli attuali posti di lavoro.
 

Se la Regione formulasse Piani di sviluppo dell’ambiente, dell’energia, della filiera del legno, delle infrastrutture, dell’attrazione per investimenti esteri, della congressistica, del risanamento idrogeologico del territorio, della messa in sicurezza antisismica di 1,3 milioni di immobili, utilizzando totalmente i fondi europei, i fondi statali per le aree sottosviluppate e il proprio co-finanziamento, se tutto ciò fosse fatto, anche i siciliani potrebbero diventare ricchi o quasi.
Se poi si intercettassero i traffici marini con l’istituzione vera e non formale delle zone franche, l’economia isolana riceverebbe un impulso che farebbe arricchire i siciliani.
Il presidente della Regione, i suoi assessori, i 390 sindaci, i 1.800 dirigenti regionali, gli oltre 1.000 dirigenti comunali, gli imprenditori, i professionisti, i bravi sindacalisti, i veri ambientalisti dovrebbero lavorare insieme in un grande Piano sinergico, che mettesse a profitto le ricchezze prima elencate.

Ecco di che si tratta. Occorrono un Piano generale, suddivviso in dodici sottopiani settoriali, per mettere insieme tutte le forze che abbiamo qui. Ovviamente, il Piano prevede l’emarginazione degli egoismi e la lotta acerrima contro la corruzione e la criminalità organizzata. Quest’ultima, ovviamente, si sta trasferendo nelle regioni ricche dell’Italia, perché è lì che può prosperare. In Sicilia c’è relativa povertà e, dunque, la mafia ha poco interesse a permanervi.
Nella nostra Isola vi è quasi un terzo della ricchezza in nero. Il dato deriva dal confronto fra i redditi dichiarati (circa 40 miliardi) e la ricchezza prodotta (circa 70 miliardi).
Gli evasori sono da condannare sempre e comunque. Tuttavia, quando vi è un milione di poveri, il nero aiuta. L’evasione si combatte anche facendo girare velocemente la corda dell’economia e creando centinaia di migliaia di  opportunità di lavoro.
Siamo stufi di continuare a sentire inutili parole pronunziate da teste vuote. è ora che ci si sbracci e che tutti i siciliani capaci e onesti, e per essi la Classe dirigente, emarginino i soggetti che li hanno rovinati. Così splenderà Risorgimento Sicilia.

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