Maurizio Croce: "Mappatura sismica 5,5 mln dallo Stato" - QdS

Maurizio Croce: “Mappatura sismica 5,5 mln dallo Stato”

Francesco Sanfilippo

Maurizio Croce: “Mappatura sismica 5,5 mln dallo Stato”

martedì 10 Febbraio 2015

Forum con Maurizio Croce, assessore regionale Territorio e Ambiente

Quali sono i principali problemi che impediscono lo sviluppo del territorio siciliano?
“Scontiamo un problema originario che riguarda l’infrastrutturazione pessima. A questa si affianca la mancanza di fondi e, gli unici che abbiamo, sono quelli che vengono dall’Unione europea che vanno cofinanziati con fondi nostri. Poiché la Sicilia è una regione ‘obiettivo uno’, inevitabilmente, una buona parte dei 14 miliardi di fondi della programmazione 2014/2020 è dedicata alle infrastrutture. Ciò però comporta che gli altri settori avranno risorse irrisorie rispetto ad altre necessità. Un altro problema concerne il polo petrolchimico che era il terzo d’Europa e che le imprese stanno abbandonando”.
Le competenze del vostro assessorato riguardano il dissesto idrogeologico, l’attività sismica e la Protezione civile. Che cosa può dirci sul dissesto idrogeologico?
“Per completare i piani, occorre la micro zonazione sismica che ancora manca. Ci sono tre ordinanze di protezione civile che prevedono dei fondi per 5,5 milioni di euro messi a disposizione dello Stato per procedere con la mappatura. Questi fondi si attivano quando avviene un co-finanziamento da parte della Regione con 2,5 milioni di euro. Finora, stiamo lavorando per trovare questo co-finanziamento per dare esecuzione alle tre ordinanze. Una volta fatto questo, partirà la zonazione sismica e si attiveranno tutti i processi. Prima, le somme erano destinate dallo Stato e dall’Ue ai commissari di Governo per affrontare il dissesto, poi, questo ruolo è passato ai presidenti delle Regioni con una nuova norma e questo sistema è stato esteso alla programmazione 2014-2020. Perciò, quest’aspetto sarà gestito dall’ufficio del Presidente che si avvarrà di un soggetto attuatore. Nel prossimo settennato, sono stati stanziati circa 10 miliardi di euro, per la maggior parte fondi di sviluppo e coesione. Per loro designazione, l’85% di questi fondi va al Sud e il resto al Nord, perciò avremo un miliardo e mezzo di euro da impiegare contro il dissesto idrogeologico”.
Non è possibile prevenire i dissesti causati dall’esondazione dei torrenti e dei fiumi in Sicilia?
“Finora, siamo intervenuti dopo i disastri, come a Giampilieri, e mai come prevenzione. La maggior parte delle esondazioni di fiumi e torrenti, avviene perché i fondi e gli argini non sono tenuti in manutenzione. Su questo tema ci sono due questioni, che impediscono di fare manutenzione ai fiumi e ai torrenti. Il primo problema riguarda l’abusivismo che impedisce di fare le manutenzioni, anche se il fenomeno è minore in Sicilia. L’altro è che finora non si è investito in manutenzione”.
Il suo assessorato ha ipotizzato un piano per far fronte a tali problematiche? Per esempio realizzare i lavori coinvolgendo altri enti?
“La Regione ha circa 20 mila forestali e un ente come l’Esa che possiede i trattori e i trattoristi. La mia proposta, apprezzata dal presidente Crocetta, è quella di impiegare parte del miliardo e mezzo dei fondi che ci spettano per il dissesto idrogeologico, ipotizzando una manutenzione straordinaria dei fiumi e dei torrenti con i forestali e l’Esa stessa”.
Che cosa otterreste da quest’operazione?
“In questo modo, si sgraverebbe il bilancio regionale di una parte delle spese sostenute per l’Esa e per i forestali. Così, questo piano consentirebbe di fare interventi di autentica prevenzione dei rischi e non di gestione delle emergenze, anche se una parte resterebbe sempre per interventi successivi agli eventuali disastri. Il piano è già inserito nella Finanziaria”.
Esistono dei tavoli tecnici che si stanno occupando di questa questione?
“Esiste un tavolo aperto con l’unità tecnica di missione contro il dissesto geologico di Palazzo Chigi per affrontare questo tema. Il piano potrebbe essere effettivo da giugno, perché partirà la nuova programmazione ufficialmente”.
 
I comuni dell’Isola hanno preparato i loro Piani di emergenza in caso di disastri? I comuni non dovrebbero fare delle simulazioni?
“Circa l’80% dei comuni si è dotata di piani di emergenza come Protezione civile. Entrando nel merito, non tutti i piani sono stati realizzati a regola d’arte, ma si possono correggere. Per quanto riguarda le simulazioni, alcuni comuni le fanno, come accade nel messinese”.
La prevenzione degli incendi è uno dei compiti del vostro assessorato? E i parchi sono sempre di vostra competenza?
“Una parte delle competenze spetta al Corpo forestale, l’altra è di competenza dell’assessorato Agricoltura. L’anno scorso si è arrivati in ritardo nella stesura dei piani anti-incendio, perciò quest’anno l’assessorato ha già iniziato a lavorarci da alcuni mesi. Così, è in preparazione il piano anti incendio 2015, per cui si pensa di fare manutenzione nei boschi fin da adesso. I parchi sono di competenza del dipartimento ambiente, mentre le riserve naturali, spettano al Corpo forestale. Tuttavia, la gestione di alcune riserve può essere affidata ad altri enti come Legambiente, per cui la loro gestione non è diretta dall’assessorato”.
La suddivisione delle competenze per così tanti soggetti non crea disfunzioni nella gestione?
“Occorre creare delle linee di demarcazione nette tra gli assessorati, poiché esistono delle commistioni che andrebbero eliminate. Ad esempio, un impianto che brucia rifiuti, richiede due autorizzazioni di cui una spetta al nostro assessorato e l’altro all’Energia. È sicuramente necessaria una semplificazione”.

Che cosa può dirci sulla vicenda delle trivellazioni?
“Quando è stato approvato l’articolo 38 del decreto ‘Sblocca-Italia’, nella conversione in legge, c’è stato un ordine del giorno approvato dalla commissione Ambiente del Senato che imporrebbe al Governo nazionale la sospensione per la concessione di nuove trivellazioni, revocando le precedenti autorizzazioni. Ciò è stato fatto perché la Sicilia è riconosciuta ad alto rischio sismico e non esiste uno studio che dimostri l’impossibilità di eventi dannosi a seguito delle trivellazioni. Si tratta di obiezioni corrette, ma non si possono revocare le autorizzazioni già date, poiché si aprirebbero contenziosi con i privati che lo Stato perderebbe senza dubbi. Mettendo un punto fermo a nuove trivellazioni, si è proposto di fare un serio studio di settore con i mezzi e le risorse a disposizione. In base ai risultati ottenuti, si deciderà se procedere con nuove trivellazioni o rinunciarvi. I fondi per la micro zonazione sismica potrebbero anche essere usati per finanziare questo studio. I fondi potrebbero essere recuperati in un mese e mezzo, mentre s’impiegherebbe un anno per la realizzazione dello studio”.
Quali novità ci sono per i Pac, i Piani di azione e coesione?
“Alcuni Pac sono ancora oggetto di discussione, poiché, ad oggi, c’è una trattativa con lo Stato da parte delle Regioni riguardante il loro utilizzo. Poi ci sono i Pac di salvaguardia e quelli concernenti nuove azioni, per cui i primi non sarebbero toccati, mentre sui secondi non è chiaro quali modifiche subirebbero. Attendiamo di concludere questa fase di interlocuzione con il Governo centrale”.

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