Paura nella Rete, oltre la metà dei ragazzi teme per la privacy - QdS

Paura nella Rete, oltre la metà dei ragazzi teme per la privacy

Paura nella Rete, oltre la metà dei ragazzi teme per la privacy

mercoledì 11 Febbraio 2015

Ernie Allen ha lanciato l’allarme: “l’1% della popolazione maschile è solleticata da tentazioni pedofile”. All’Università Bocconi importante incontro organizzato da Cergas, Miur e Telefono Azzurro

MILANO – Nel recente Men, Women e Children (2014), commedia di Jason Reitman incentrata sui rapporti di generazioni trasversali e nuove tecnologie, il personaggio interpretato da Jennifer Garner controlla in maniera compulsiva – mediante il ricorso a filtri informatici – l’attività della figlia adolescente su Facebook, Twitter e analoghi.
Che la rivoluzione digitale sia in atto, non è più un mistero per nessuno. Che internet ne costituisca regno condiviso, nemmeno. Sono diversi, invece, i dubbi e le preoccupazioni che emergono quando bambini e adolescenti – i cosiddetti nativi digitali – incappano nei rischi presentati dai contenuti del web.
In direzione di una sempre maggiore competenza riguardo a un tema così delicato, complesso e sfaccettato, l’Università Bocconi di Milano, lunedì 9 febbraio, ha aperto l’Aula magna di via Gobbi a “Libertà, responsabilità ed etica: nuove sfide per la tutela della web generation”, evento organizzato in collaborazione dall’Università Bocconi e il Cergas (Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale) insieme al ministero dell’Istruzione e a Telefono azzurro.
L’evento ha anticipato di un giorno il Safer Internet Day, giornata mondiale dedicata alla sicurezza in rete per i giovanissimi, istituita dalla Commissione Europea.  A riflettere sulla questione e sui fattori sociali e culturali che intervengono nelle relazioni tra quella che viene chiamata web generation e il web stesso, lungo l’arco dell’intera giornata del 9 febbraio, sono stati invitati diversi, importanti relatori che hanno strutturato i loro interventi per cercare di ragionare, in maniera sinergica, collaborativa e proiettata al futuro, sulla molteplicità di potenziale, rischi e vantaggi nei rapporti tra web e minori.
Dopo il saluto iniziale di Elio Borgonovi, docente ordinario di Economia e management delle amministrazioni pubbliche alla Bocconi, è arrivato anche quello – in forma scritta – del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che ha ribadito l’importanza di attori come scuola e istituzioni politiche in relazione alla comprensibile solitudine di una generazione che, nonostante l’indiscussa vocazione alla rete, si trova davanti un universo complesso di nome Internet.
Nel corso della giornata, strutturata in tre parti, spazio anche alle parole di Ernesto Caffo, presidente di SOS Telefono Azzurro Onlus e ordinario di Neuropsichiatria infantile all’Università di Modena e Reggio Emilia, che ha riportato dati importanti: da novembre 2012 a ottobre 2014 sono state 4.785 le segnalazioni ricevute in merito a contenuti web inappropriati. Caffo ha dichiarato anche che nel 13.3% dei casi i minori contattano Telefono Azzurro per segnalare casi di cyberbullismo, e all’11.7%, invece, per quanto riguarda le segnalazioni relative al cosiddetto sexting (condivisione di immagini sessualmente esplicite tramite mezzi informatici). Si sono inoltre susseguiti interventi di deputati, senatori, membri delle forze d’ordine: un nucleo competente di relatori “informati sui fatti” pronti a tracciare, evidenziare e re-impostare un nuovo profilo culturale per l’utilizzo di Internet da parte dei più giovani.
E se interessanti  sono state le considerazioni di Anna Maria Corazza Bildt (in video-collegamento) e di Sandro Castaldo, docente ordinario di Trade  Marketing alla Bocconi,  in relazione a studi e ricerche effettuate su fiducia, consapevolezza e “attaccamento” alla propria privacy (il 64% degli adolescenti teme per la salvaguardia della propria), di fondamentale pertinenza è stato l’apporto di un relatore come l’americano Ernie Allen,  former president e CEO del National Center for Missing & Exploited Children. Allen ha ricordato come i fenomeni di adescamento e pedopornografia siano in continuo aumento, lanciando diverse sfide ad altrettante questioni spinose legate alla rete e dichiarando che, a oggi, i siti pornografici ricevono più visite di tante piattaforme di contenuti “legali”  (come Amazon, Netflix e Twitter) messe insieme, con significative ricerche legate al teen porn. 
L’esperto ha riportato che, secondo uno studio del ricercatore canadese Michael Seto, l’1% della popolazione maschile è solleticata da tentazioni di pedofilie: una percentuale che “coprirebbe” 35 milioni di persone, creando così una comunità assolutamente perigliosa sul fronte della realtà in sé che su quello della virtualità.
“Il risultato è – conclude Allen – che il cervello dei bambini, in fase di sviluppo e formazione, viene raggiunto da immagini pornografiche estreme su Internet. […] L’esposizione a questo tipo di contenuti estremi in tenera età produce cambiamenti neurobiologici nel cervello […]. L’uso di Internet sta cambiando, le sfide sono nuove e crescenti, e i bambini di tutto il mondo sono più a rischio che in passato. Dobbiamo perciò lavorare insieme per trovare e adottare limiti appropriati. Dobbiamo passare all’azione!”
 

 
Sicilia, guardia alta. Quasi otto minori su dieci temono il bullismo
 
PALERMO – Bullismo, adescamento, pedopornografia. C’è poco da stare sereni in Sicilia, lo scriviamo spesso dalle colonne di questa pagina, in quanto i pericoli sono dietro l’angolo, anzi dietro il monitor. Non è un caso se i nostri ragazzi sono quelli che si sentono più minacciati nel Paese. Secondo l’indagine 2013 di Save the children e Ipsos, sono le zone meridionali e insulari a percepire più che nel resto d’Italia la pericolosità del bullismo (77% contro, per fare un esempio, il 63% del Nord-Est). Questo è probabilmente legato a doppio filo con una certa liberalità di comportamenti tra i giovani del Mezzogiorno: il 52% si scambia messaggi riferiti senza troppi giri di parole al sesso, il 38% ha rapporti intimi con qualcuno conosciuto sul web e il proprio corpo è spesso  lasciato alla mercé dell’etere. Doppia spunta su whatsapp. Il cyberbullismo, che per oltre la metà dei ragazzi intervistati può portare al suicidio, è un fenomeno sempre più diffuso. I minorenni meridionali sono aggrediti per le caratteristiche fisiche (56%), perché timidi (55%), per i gusti o le idee (55%), perché si è brutti o addirittura perché si ha “la colpa” di essere disabili (37%).
Che non sia affatto facile la vita per molti minori siciliani lo si era già appreso da tempo. Nel quinquennio 2008-2012 il Centro nazionale di ascolto del Telefono Azzurro, attraverso la linea gratuita 1.96.96 e quella istituzionale 199.15.15.15, è dovuto intervenire 1.305 volte in Sicilia, la terza regione per segnalazioni. Numeri allarmanti confermati anche recentemente. Chiara La Barbera, referente del settore educazione della Onlus, ha dichiarato che nell’anno scolastico 2013-2014 le richieste d’intervento pervenute dalle scuole palermitane sono aumentate del 70% rispetto ai dodici mesi precedenti. Guardia alta, dunque.

Antonio Leo

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