Il Made in Sicily conquista gli Usa, spopolano tessile e alimentare - QdS

Il Made in Sicily conquista gli Usa, spopolano tessile e alimentare

Liliana Rosano

Il Made in Sicily conquista gli Usa, spopolano tessile e alimentare

mercoledì 11 Febbraio 2015

Secondo gli ultimi dati dell’Ice, l’Istituto per il commercio estero, nel periodo che va da gennaio a settembre 2014, l’abbigliamento ha fatto registrare +200% rispetto al 2013, mentre i sapori della nostra terra +73,7%

NEW YOYK – Tiene il mercato dell’export in Sicilia con qualche settore che chiude con il segno “più” e qualche altro che si ferma ad un “meno”.
Sono gli ultimi dati dell’Ice, l’Istituto per il commercio estero, che riguardano l’export della Sicilia verso gli Stati Uniti, nel periodo che va da Gennaio a Settembre 2014.
Crescono i prodotti alimentari, con una variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno passato che è pari al 73,7 per cento. Aumentano timidamente, del 2,8 per cento, i prodotti da forno e farinacei. Bene anche il comparto frutta, che la Sicilia esporta negli Stati Uniti con una crescita del 50 per cento nel 2014.
Il segno meno piú consistente è quello dei medicinali e altri prodotti farmaceutici, con un calo dell’89,7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013. Un calo del 50 per cento anche per altri prodotti chimici.
In testa l’esportazione dell’abbigliamento, con un aumento del 200 per cento nel mercato americano.
Regge bene l’export delle macchine per l’agricoltura, con un segno +, anche in questo caso del 50 per cento.
Dall’Ice, fanno sapere che il 2014 è stato un buon anno per l’export italiano verso gli Stati Uniti.
Il settore agroalimentare ha riportato un aumento del 7 per cento rispetto allo scorso anno chiudendo il bilancio import a quota 4 miliardi. A registrare un grande successo, le bollicine italiane, che gli americani stanno imparando ad apprezzare e ad amare. Quel +32 per cento sul vino prosecco rappresenta la crescita di una tradizione che migliora sempre di più e che conquista un mercato aperto, curioso e amante del Made in Italy.
Una bottiglia su tre di vino da tavola è italiana. Parliamo di vino che va dagli 8 ai 10 euro ma anche gli altri vanno bene e sono in crescita. Gli americani non si sono fermati solo ai grandi classici come il Chianti e il Barolo, ma si sono dimostrati curiosi e apprezzano vini del Sud: siciliani, pugliesi e campani. Al mondo del vino del Sud è stata dedicata la  manifestazione organizzata dall’ICE a New York dall’1 al 5 febbraio che ha messo in mostra, con una serie di workshop e incontri, oltre 1.000 etichette del Sud Italia. Dall’America non hanno dubbi: il Made in Italy è vincente.
Ora l’attesa è tutta sul trattato TTIP sugli investimenti che dovrebbe, si spera, perfezionarsi entro il 2016 e che avvantaggerebbe le imprese italiane perché mira ad abbattere le tariffe doganali, ridurre barriere tariffarie e la certificazione doppia.
Cosa deve fare un’impresa italiana per essere vincente nel mercato americano? Secondo Pier Paolo Celeste, direttore Ice di New York, “Innanzitutto conoscere il mercato americano, le sue esigenze, i suoi cambiamenti. Non si può improvvisare. Adattare i prodotti alle esigenze del mercato nel packaging e shelf life e poi soprattutto essere pronti a un investimento. Oggi le aziende non possono pensare di affidare le loro produzioni a un agente ma hanno bisogno di un brand ambassador che sposi in toto la filosofia dell’azienda e la storia”.
A proposito di Italian sounding, la contraffazione del cibo italiano all’estero, Celeste afferma: “La nostra battaglia all’ICE, continua Celeste, mira ogni giorno a difendere e tutelare un patrimonio millenario che ha fatto la storia del made in Italy. Per questo abbiamo lanciato delle campagne di sensibilizzazione e informazione che tutelano il consumatore e lo informano sulla qualità del prodotto. Insieme a questo, da qualche anno, abbiamo attivato un desk a servizio delle aziende che supporta le pratiche legali e la documentazione”.

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