La famiglia siciliana cambia poco - QdS

La famiglia siciliana cambia poco

Chiara Borzi

La famiglia siciliana cambia poco

giovedì 12 Febbraio 2015

L’Isola in controtendenza rispetto al Nord Italia: in Lombardia c’è già il sorpasso delle celebrazioni laiche. Annuario 2014 dell’Istat: pochi i matrimoni misti, unioni cattoliche il triplo delle civili

ROMA – Le famiglie siciliane continuano a mutare forma, abbandonando la propria composizione tradizionale, seppur in modo più lento rispetto agli altri focolari d’Italia. A dimostrarlo sono le statistiche diffuse recentemente dall’Annuario statistico Istat 2014, dati attraverso cui saltano all’occhio le evoluzioni particolari che interessano anche i nuclei familiari dell’Isola. Resistono i matrimoni religiosi, le unioni civili prendono piede ma non sembrano ancora destinate a diventare l’immediata alternativa delle coppie siciliane.
I matrimoni misti sono ancora una rarità: rimangono predominanti quelli che interessano coniugi entrambi italiani.
Il quoziente di nuzialità siciliano è più alto rispetto la media nazionale ed è esattamente il terzo più alto d’Italia. Il matrimonio rimane evidentemente una prerogativa delle regioni del Sud, dove è più facile trovare (non solo in Sicilia) un tasso di nuzialità che supera quello medio calcolato per l’Italia.
In Sicilia, l’esistenza di un maggior numero di matrimoni tra coniugi italiani non è garanzia per una procreazione numerosa e che interessa una fascia giovane di donne. Si conferma in questo quadro l’importanza delle coppie straniere che, seppur minoritarie, dati Istat alla mano, garantiscono un futuro di crescita alla popolazione italiana: le donne straniere, infatti, hanno fatto registrare quasi un punto di fecondità in più rispetto le donne siciliane. Le prime, inoltre, partoriscono dai due ai tre anni prima rispetto alle seconde, ritrovandosi a essere sempre più spesso le uniche figure ad alimentare quella che è stata una tradizione sociale italiana di procreazione rinviata non oltre i trenta anni.
Durante l’ultimo anno utile censito da Istat nell’Annuario 2014, ovvero il 2012, sono stati 15.785 i matrimoni siciliani celebrati con rito religioso, 5.296 sono stati, invece, i matrimoni celebrati con rito civile.
I matrimoni religiosi siciliani sono stati inferiori a quelli celebrati in Campania (18.696) e nel confronto risultano inferiori anche le unioni di rito civile siciliane rispetto quelle campane (5.997). è significativo tener conto in questo ambito quel che è accaduto in Lombardia, unica regione italiana in cui è avvenuto lo storico sorpasso dei matrimoni civili su quelli religiosi su una quantità di unioni che supera le 10 mila unità: nel 2012 in regione sono stati celebrati 14.943 unioni civili e 13.457 matrimoni religiosi. Stessa inversione di tendenza è avvenuta anche in Emilia Romagna e in Toscana, territori dove ulteriore particolarità è poter contare poco più di 11 mila matrimoni solo grazie al calcolo complessivo delle unioni religiose con quelle civili. In Toscana sono stati celebrati 5.555 matrimoni religiosi contro i 7.524 civili, in Emilia-Romagna 5.451 matrimoni religiosi contro 7.175 civili. In queste stesse regioni i matrimoni misti hanno superato abbondantemente il milione, mentre in Sicilia il calcolo è fermo a 819 coppie.
 

 
Ma gli stranieri fanno più figli di noi e prima
 
ROMA – Secondo i dati forniti dalla banca dati Istat, il tasso di fecondità delle donne siciliane è inferiore rispetto quello registrato per le donne straniere residenti in Sicilia.
Su un tasso di fecondità siciliano dell’1,34, il tasso di fecondità delle donne straniere residenti in Sicilia è del 2,03. La maggiore fecondità, tra gli stranieri, si registra nella provincia di Ragusa (tasso di 2,54), mentre la più bassa a Messina (tasso di 1,68). Poco meno feconde delle donne straniere residenti a Ragusa sono le residente nel capoluogo Palermo (tasso di 2,27), poi quella di Siracusa (2,02). Tra le donne siciliane il tasso più alto interessa le residenti a Catania (1,45), mentre il tasso più basso caratterizza le residenti a Enna (1,16). Le donne residenti a Palermo e poi a Siracusa sono, al pari delle straniere, le successive per fecondità (tasso rispettivo dell’1,42 e 1,32).
Stesso discorso può essere fatto per l’età media al parto. Le donne straniere residenti in Sicilia sono decisamente più precoci nella gravidanza rispetto le donne siciliane. Questa caratteristica garantisce la nascita di figli in dote a madri più giovani, ma non compromette certamente la qualità della relazione affettiva tra madre e figlio. La donna siciliana partorisce a una media di 31 anni, mentre la madre straniera residente in Sicilia a 28 anni.

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