Tagliare ai burocrati potere legislativo - QdS

Tagliare ai burocrati potere legislativo

Carlo Alberto Tregua

Tagliare ai burocrati potere legislativo

sabato 14 Febbraio 2015

Far prevalere l’interesse generale

Una delle cause del coma socio-economico del nostro Paese riguarda le leggi, i regolamenti e le circolari che sono volutamente complicati, inutilmente farraginosi e spesso incompresibili. Ci sono cause di quanto scriviamo? Ci sono.
Una prima riguarda l’incompetenza generalizzata dei legislatori, la qualità professionale di chi approva leggi e regolamenti (Parlamento, Consigli regionali e comunali) è scesa e scende continuamente. Ciò perché gli eletti non devono possedere alcun requisito di istruzione o conoscenza, secondo il principio che chiunque abbia raggiunto la maggiore età è abilitato a candidarsi, a condizione che sia nel possesso dei diritti politici.
Tuttavia, questa democrazia senza limiti ha il grave difetto cui prima si accennava. Gente che approda nei consessi ove si fanno le leggi senza alcuna cognizione, senza competenze e, quindi, senza la capacità di comprendere che cosa approva.
Un’altra causa risiede in tutti quegli eletti che sono competenti, ma che non possiedono e non seguono i valori etici, fra cui il principio che la politica è un servizio (ai cittadini e non a se stessi).
 
Vi è poi una terza e più grave causa che si rivela con la seguente domanda: chi  elabora i disegni di legge? Sono i burocrati, cioè tutti quei soggetti che svolgono un’attività di supporto ai legislatori portando loro i testi su cui poi gli stessi dovrebbero esprimere la loro volontà. Tra i burocrati ve n’è una gran parte preparata e onesta, ma un’altra parte incapace e in malafede.
A seconda di chi prepara i testi, negli stessi vengono profusi principi morali, oppure interessi egoistici e corporativi. Purtroppo questi ultimi sono più numerosi, con la conseguenza che i testi approvati risentono dell’impostazione dei burocrati e, quindi, sono più un danno che un beneficio per la collettività.
È proprio questo il punto: legiferare nell’interesse generale, oppure in quello delle lobbies, che sono potenti, hanno collegamenti con mass media con cui possono influenzare l’opinione pubblica, e cinghie di trasmissione con i legislatori.
Cosicché, spesso, le leggi vengono fatte ad uso e consumo di interessi di parte.
 
La malafede dei burocrati e l’incompetenza dei legislatori (centrali, regionali e comunali) è dimostrata da un’anomalia tutta italiana: l’abitudine inveterata di approvare leggi e regolamenti che non sono immediatamente attuabili, perché demandano a successive norme (ministeriali o interministeriali) l’esecuzione degli  stessi.
Al 31 dicembre 2014 si dovevano emanare circa 500 decreti per eseguire leggi approvate due o tre anni prima. Con la conseguenza che esse rimangono nel limbo, come scatole vuote prive di conseguenze.
Lo stesso dicasi di leggi regionali che hanno l’ulteriore aggravio, spesso, di non essere correlate con le leggi nazionali, di guisa che si forma un guazzabuglio di norme tra loro incompatibili.
La riforma del Titolo V della Costituzione, che ha introdotto il principio delle competenze tra leggi nazionali e regionali, è la dimostrazione chiara della malafede con cui essa è stata approvata.

Vi sono rimedi alle gravi malattie denunciate dianzi? Certo! Per esempio, eliminare totalmente la pessima abitudine di demandare a successivi atti normativi l’applicazione delle leggi. Come avviene nel mondo anglosassone, in Francia e in Germania la legge approvata viene applicata dall’indomani.
Un secondo rimedio riguarda il taglio del potere che hanno i burocrati nella formulazione dei testi, i quali vanno elaborati da professionisti integgerrimi, che abbiano come stella polare l’interesse generale. Ovviamente, anche da quei burocrati onesti e capaci che hanno la stessa stella polare.
Ecco la discriminante che un ceto politico colto e onesto dovrebbe adottare: scegliere i burocrati onesti e capaci ed emarginare quelli pagati dalle lobbies per perseguire interessi privati a danno dei cittadini.
Semplice, ma non facile. Si può fare e si deve fare. Oppure la malattia peggiorerà. E con essa lo stato di salute dei cittadini.

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